(Adnkronos) – “Progetto eMemoryCare è importante per contrastare il declino cognitivo, soprattutto nelle fasi iniziali. Occorre fornire degli strumenti innovativi perché ancora oggi diciamo che il sistema non riesce a fare una diagnosi tempestiva e ad assicurare una presa in cura abbastanza precoce per le persone con patologie neurodegenerative”. Lo ha detto all’Adnkronos Salute Alessandro Padovani, presidente eletto della Sin Società italiana di neurologia e direttore della Clinica neurologica e della Scuola di specialità in Neurologia dell’Università di Brescia, dopo il suo intervento oggi alla conferenza stampa “Demenza e declino cognitivo: scatta l’emergenza anche in Italia” tenutasi oggi al ministero della Salute, durante la quale è stato presentato il progetto ‘salva-memoria’ e-MemoryCare, piattaforma digital pensata per ‘stimolare’ il cervello, non solo di chi ha una diagnosi di demenza conclamata.
“La demenza – ha aggiunto Padovani – è una malattia neurodegenerativa che può insorgere già tra i 40 e i 60 anni, ma senza dubbio interessa maggiormente la terza età. Compromette in modo più o meno grave l’attenzione, la memoria, il linguaggio, il pensiero, la percezione, le capacità esecutive, la velocità di elaborazione, il ragionamento e l’apprendimento. Il declino cognitivo è una condizione sempre più diffusa dal momento che cresce costantemente l’età media della popolazione”.
“Il progetto e-MemoryCare fornisce uno strumento di stimolazione cognitiva ed emotiva che ha degli effetti indubbi dal punto di vista sintomatico sia sulla sfera cognitiva memoria – assicura l’esperto – sia sulla sfera affettiva, quindi sulla depressione e disturbi correlati”. Inoltre, “permette, attraverso un sistema innovativo tablet, di seguire nel tempo un soggetto sin dalle prime fasi. Questo ci consentirà di vedere quali sono nel mondo reale le traiettorie delle persone, perché purtroppo in Italia non abbiamo registri attendibili che permettono di studiare e seguire questi pazienti e le persone che hanno un decadimento cognitivo nelle fasi tardive della propria vita”, conclude.