(Adnkronos) – “Sono tra i 6 e i 7 milioni gli italiani colpiti da cefalea. La prevalenza è del 25% nell’età giovane-adulta e nel sesso femminile”, questo vuol dire che “nelle donne tra i 30 e i 45 anni quasi una su 4 soffre di emicrania che è la forma più comune di cefalea. Per questa patologia non esiste cura definitiva, ma farmaci gepanti e anticorpi monoclonali possono ridurre la gravità degli attacchi e la frequenza con cui si verificano”. Così Simona Sacco, professoressa di Neurologia dell’Università degli Studi dell’Aquila, della Società italiana di neurologia (Sin), nella nona puntata della rubrica mensile ‘Proteggi il tuo cervello, affidati al neurologo’, dedicata alle malattie neurologiche non più appannaggio dei Paesi occidentali. Il progetto, nato dalla collaborazione tra la Sin e l’Adnkronos, ha come obiettivo quello di aumentare la conoscenza sulle patologie neurologiche e sulla figura del neurologo, ma anche e soprattutto sensibilizzare la popolazione ad affidarsi alle cure di questo specialista nel momento in cui compaiono i primi sintomi.
“Cefalea ed emicrania non sono la stessa cosa – chiarisce Sacco, che è anche direttrice Uoc di Neurologia e Stroke Unit Avezzano Sulmona – Cefalea è infatti un temine generico che vuol dire mal di testa, mentre l’emicrania”, di cui soffre il 12% della popolazione, “rappresenta una tipologia specifica di cefalea. Esistono tante forme cefalea, di cui l’emicrania è una delle più comuni”. I sintomi principali dell’emicrania sono “la cefalea, quindi un dolore molto forte alla testa che può essere da moderato a forte, un dolore generalmente unilaterale, in alcuni casi anche bilaterale – sottolinea l’esperta – e generalmente al dolore si associa un fastidio per la luce, per i rumori, nausea, episodi di vomito profuso e durante gli attacchi di cefalea c’è anche un’intolleranza allo sforzo fisico”.
La cefalea, oltre a essere una patologia molto diffusa, in alcuni casi può causare conseguenze anche invalidanti, per questo motivo per chi ne soffre diventa difficile compiere le più semplici attività in casa, in famiglia come al lavoro. “Se si soffre di cefalea – evidenzia Sacco – il primo punto di riferimento è il medico di medicina generale che è in grado di fare diagnosi di emicrania e di gestire le forme meno complesse della patologia. Quando invece la patologia diviene più complessa da gestire, quindi invalidante, è bene rivolgersi a degli specialisti del settore che generalmente si trovano in una struttura ospedaliera dove sono presenti i centri cefalee”.
Grazie ai farmaci a disposizione, “come gli anticorpi monoclonali e i gepanti”, un gruppo di farmaci per il trattamento e la profilassi dell’emicrania che hanno fatto la loro comparsa in tempi relativamente recenti, “siamo in grado di ridurre la frequenza con cui gli attacchi si verificano e ridurre anche la gravità degli attacchi”, rimarca Sacco.
Non solo: “C’è poi l’ampliamento dell’utilizzo degli anticorpi monoclonali all’età dello sviluppo, sotto i 18 anni, per ragazzi giovani che soffrono della patologia e che potrebbero trarre grandi benefici da queste cure”, conclude la neurologa.