(Adnkronos) – La telemedicina esiste come concetto, ma non come servizio unitario. A dover essere creati sono singoli processi per singole prestazioni: tecnologie, competenze ed integrazioni con le piattaforme nazionali (Fse, Nsis, Ana ed Istat); il rapporto con le grandi aziende It e fornitrici di devices; l’utilizzo di sistemi verticali aziendali per la scienza dei dati (Cce, Cdr, Fse2.0 e altri); la necessità dell’interoperabilità dei dati e il ruolo delle grandi istituzioni di previdenza nella data governance. Sono questi, in sintesi, i contenuti condivisi dagli esperti presenti alla tavola rotonda dedicata a sanità digitale (e-Health), telemedicina e Pnrr ospitata al Welfair, il nuovo format che Fiera Roma ha organizzato per riunire tutti gli attori del mondo della salute.
Sono “due i punti più interessanti emersi dall’incontro – afferma Andrea Gallo, direttore responsabile Fasi e Mediapartner di Welfair 2023 – Il passaggio da diritto alla privacy a protezione del dato. Quando soddisfatte le condizioni di protezione, l’attuale Gdpr consente” infatti “di far circolare i dati fra gli attori del sistema sanitario. In merito al Pnrr, probabilmente sono stati troppi i finanziamenti e gli investimenti finanziati di qualità non sempre eccellente, mettendo in secondo piano come poi le strutture dovranno effettivamente funzionare nel 2026. Infine, lo spinoso tema della formazione agli operatori sanitari coinvolti nel processo della sanità digitale”.
Al dibattito sono intervenuti Pietro Giurdanella, consigliere Fnopi – Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche; Antonio Gaddi, presidente Società italiana telemedicina (Sit); Francesco Gabbrielli, responsabile Telemedicina Iss; Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali; Maurizio Rizzetto, membro comitato Ict, Associazione italiana ingegneri clinici; Maria Immacolata Cammarota, direttore Assinter Italia – Associazione delle società per l’innovazione tecnologica nelle regioni.
“Oltre a una sua archiviazione presso strutture centralizzate – sottolineae Cammarota – il dato sanitario deve stare presso l’azienda sanitaria di riferimento che l’ha prodotto e deve poter essere poi visualizzato, usato, elaborato in tempi ragionevoli da chi, a valle, sia in grado di aiutare il percorso di cura del cittadino. In altre parole, se io eseguo un esame radiologico presso la struttura sanitaria d’appartenenza, oggi, grazie alla nuova architettura digitale messa in campo dal nuovo Fascicolo sanitario elettronico, sono previsti dei filtri aziendali (gateway) che ‘puliscano’, codifichino e validino il dato o documento sanitario così da poter essere trasferito correttamente ad altri medici, altre strutture ospedaliere, altre Regioni. Le aziende sanitarie devono essere quindi in grado, nel quadro della prossima sanità digitale, di produrre il dato, validarlo e renderlo disponibile a chi, per le dovute finalità lo possa utilizzare, anche in Regioni diverse”.
Sul dialogo costante tra strutture centrali e regionali, è intervenuto Gaddi. “Le postazioni di telemedicina – evidenzia – non potranno essere vincolate in un punto dello spazio, ma dovranno essere disseminate per seguire il cittadino nel suo diritto di spostarsi. Per questo la tutela del dato si accompagna alla sua mobilità. Per questo il tema della telemedicina è, prima di tutto, un tema di infrastruttura: efficace e protetta. E’ un percorso di anni -che dipende dall’azione di molti soggetti istituzionali, ma serve – conclude – l’apporto di co-produzione di tutte le imprese coinvolte”.