(Adnkronos) – “La nutrizione e le diete tradizionali hanno effetti di rilievo su diversi aspetti della nostra vita”, a cominciare dalla salute. “La letteratura scientifica dimostra chiaramente che la dieta mediterranea, che io chiamo italiana, così come le altre diete tradizionali, ha un impatto positivo sulla salute umana e promuove il cosiddetto ‘successful ageing’ riducendo la mortalità totale, prevenendo lo sviluppo di malattie cardio-vascolari, del diabete di tipo 2, di numerosi tipi di neoplasie e delle malattie neuro-degenerative”. E’ quanto ha voluto sottolineare il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo a chiusura della sessione ‘Healthy Diets, Cultures and Tradition: Lessons from the Mediterranean Diet’, prevista nell’ambito del vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite.
Fra le ricerche, Schillaci ricorda “i risultati del Seven Country Study, il primo studio condotto a livello internazionale dal medico americano Ancel Keys che proprio in occasione di un soggiorno in Cilento, nel Sud Italia aveva intuito i benefici della dieta mediterranea sulla popolazione”. Keys dimostrò “che le persone che non aderiscono alla dieta mediterranea, con abitudini sedentarie, hanno un’aspettativa di vita inferiore a 4,8 anni in 20 anni e di 10,7 anni in 40 anni, rispetto a coloro che adottano tale tipo di dieta. Questi risultati confermano che una stretta aderenza alla dieta mediterranea è associata alla riduzione della mortalità complessiva (-9%), della mortalità per patologia cardiovascolare (-9%), per tumore (-6%), malattie di Parkinson (-13%) e Alzheimer (-13%)”.
Si parla, puntualizza il ministro, anche di una ‘eredità’ importante per le generazioni future. Perché, se “ormai è ampiamente dimostrato che i nutrienti che compongono le diete tradizionali salutari interagiscono con il Dna aumentando l’espressione dei geni protettivi nei confronti delle malattie legate all’alimentazione e riducendo quella dei geni correlati con lo sviluppo di queste, è anche appurato scientificamente che le modifiche del genoma indotte dalle diete tradizionali si trasmettono di generazione in generazione, amplificando così il loro effetto benefico”. Da qui l’appello a “recuperare queste diete” tradizionali salutari, che sono anche “sostenibili sul piano ambientale”.
Parole chiave di questo impatto benefico sull’ambiente sono il “rispetto dei cicli della natura”, una ridotta impronta ambientale, ma anche “la riduzione degli sprechi alimentari”, sia “a livello di produzione primaria e di trasformazione industriale (food loss) che a livello di preparazione e consumo domestico (food waste)”. Un altro vantaggio delle diete tradizionali, aggiunge Schillaci, “è quello economico. La promozione del successful ageing e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili correlate a questi modelli dietetici si riflettono in un’importante riduzione della spesa sanitaria per la cura e le terapie di queste condizioni e della disabilità che spesso ne deriva. Si tratta di considerazione di particolare rilievo, con riferimento alla sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari. Inoltre, gli alimenti stagionali e locali sono più economici rispetto a quelli fuori stagione e a quelli provenienti da filiere lunghe”.
C’è infine “lo sviluppo della convivialità, la trasmissione e la pratica dei gesti legati alla preparazione dei piatti e della tavola”, che “sono un esempio del benefico impatto delle diete tradizionali sugli aspetti sociali. A questi sono strettamente connessi la consapevolezza alimentare (empowerment) e il rafforzamento del legame tra la collettività e il suo modello alimentare di riferimento”.