(Adnkronos) – Con la prima campanella dell’anno, sta ripartendo anche il ‘servizio mensa’ nelle scuole, spesso fonte di preoccupazione per mamme e papà. “I nostri figli mangeranno cibi sani e di qualità? Questa è, tra le domande dispensatrici d’ansia, quella che i genitori più frequentemente si pongono con l’esordio del servizio di ristorazione scolastica. E allora, in questa fase così delicata di avvio di nuove esperienze soprattutto per i più piccoli e per le famiglie, può essere utile fare chiarezza su ciò che la mensa rappresenta e sulla tipologia di alimentazione che deve garantire”. Lo spiega all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata.
“La mensa nelle scuole non può, né debba essere intesa come semplice soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali – è il primo punto da chiarire, secondo Minelli – ma dovrebbe essere considerata, da genitori e insegnati oltre che dagli alunni, come fondamentale evento educativo. E’ quello, infatti, il momento in cui i bambini hanno la possibilità di imparare a stare a tavola e mangiare ciò che è presente nel loro piatto, apprezzando pietanze e sapori che magari sono per loro del tutto nuovi sottolinea – in quanto assenti sulle tavole casalinghe per abitudine interne alla famiglia o, talvolta, solo per mancanza di tempo”.
Di fronte a piatti sconosciuti il bimbo potrebbe inizialmente rifiutarsi di mangiare, ma questo non va considerato un ostacolo: “Con l’intervento persuasivo degli insegnanti e in considerazione del fatto che spesso il bambino è portato ad imitare i compagni, i no iniziali generalmente non tardano ad essere superati. In fondo, per i giovanissimi allievi, è questa la fase della vita più duttile e versatile, quella nella quale è ancora possibile modificare gli stili di vita e alimentari, qualità virtuose destinate inevitabilmente a perdersi con il progredire dell’età, man mano che abitudini e gusti si saranno sempre più consolidati al punto da risultare inamovibili e insostituibili”.
E allora, cosa mettere nel piatto degli studenti? “L’organizzazione dell’offerta nutrizionale dovrà anzitutto rispettare i principi della varietà e della stagionalità – prosegue Minelli – elementi cardine che permetteranno di raggiungere un adeguato introito di nutrienti, essenziali per lo sviluppo fisico e mentale dei bambini”. Come spuntino o a merenda “è importante che non siano proposti cibi industrializzati ad alta densità calorica, come snack salati e merendine, né bevande zuccherate come succhi o yogurt alla frutta. Decisamente meglio un frutto fresco e di stagione o una fetta di pane condita con vegetali di stagione”.
“A pranzo deve essere sempre garantito il pasto completo e quindi la presenza di carboidrati, grassi e proteine – raccomanda Minelli – Per quel che riguarda i cereali, è fondamentale che non siano rappresentati esclusivamente dalla comune pasta o da altri lievitati come pizze o focacce, ma che ci sia un’alternanza con differenti tipologie di cereali che variano per apporto di fibra e micronutrienti. Allo stesso modo le proteine, da assumere a rotazione, non dovranno essere rappresentate solo da carne, uova o latticini, ma è importante che nel menù siano inclusi pesce e legumi il cui consumo, nell’ordinaria alimentazione casalinga, non sempre è garantito con la frequenza che meriterebbe”.
Per condire le varie pietanze “fondamentale dovrà sempre essere il ricorso all’olio extravergine di oliva che, per i bambini e non solo per loro, rimane preziosissima fonte di vitamine A, D, E e K, essenziali per lo sviluppo del tessuto nervoso e per il complessivo accrescimento. E si potrebbe prendere in considerazione la buona abitudine, recentemente adottata da alcuni servizi di ristorazione scolastica, di introdurre nelle diete dei bambini erbe aromatiche come il basilico, il timo, la salvia, utili ad insaporire le pietanze arricchendole, oltre che di gusto, anche di minerali, di cui sono fonti preziose. Questo permette di ridurre o, ancor meglio, escludere l’aggiunta di sale nell’allestimento dei piatti”. “Tutte le scelte, ovviamente – chiosa Minelli – non potranno prescindere dall’eventuale presenza, nella scolaresca, di bambini e ragazzi celiaci, allergici o comunque con particolari sensibilità alimentari, per i quali saranno sempre previsti menù rigorosamente personalizzati”.