(Adnkronos) –
E’ stato siglato oggi a Roma un accordo di cooperazione sanitaria tra l’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) Lazzaro Spallanzani di Roma e l’ospedale di Sighetu Marmației, in Ucraina, per “un intervento sanitario di potenziamento della diagnosi e cura delle malattie infettive, con particolare riguardo alle popolazioni migranti e coinvolte in situazioni di conflitto nell’ospedale di Sighetu Marmației (Mitu)”.
L’intento dell’accordo – si legge in una nota – nasce dalla delicata situazione internazionale delineatasi nell’Europa orientale e alla luce dei contatti preliminari intercorsi nel marzo 2022 tra l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, il direttore generale dell’Inmi Spallanzani Francesco Vaia e l’ospedale della città di Sighetu Marmației, posto al confine con l’Ucraina. Nelle giornate del 28 e 30 giugno, si sono susseguite diverse attività presso l’Istituto, che hanno visto impegnate le istituzioni italiane e la delegazione rumena guidata dal sindaco della città di Sighetu Marmației Vasile Moldovan e dal manager ospedaliero Daniel Dunca.
Significative ai fini della stesura e sigla dell’accordo sono state le proposte nate al tavolo dei lavori a cui hanno preso parte delegati del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dell’Unità per gli interventi internazionali di emergenza umanitaria della Farnesina e della Regione Lazio. L’esigenza di una simile cooperazione – prosegue la nota – nasce dalla tragedia del conflitto bellico in Ucraina, che spinge un Istituto dalla vocazione internazionale quale lo Spallanzani ad intervenire per la diagnosi e cura delle malattie infettive anche oltre i propri confini, con particolare riguardo alle popolazioni migranti e coinvolte nel conflitto con i propri operatori altamente specializzati.
A tale scopo, durante la giornata del 28 giugno è stato presentato un importante progetto di telemedicina, in collaborazione con Takeda Italia e ADiLife, società all’avanguardia per tecnologie di assistenza a distanza. Il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, in veste di coordinatore del progetto pilota spiega che grazie a questo progetto “sarà possibile dare ai pazienti di altri Paesi, che al momento non sono in grado di sostenere l’urto della tragica emergenza umanitaria, la possibilità di essere seguiti a distanza, in totale sicurezza. Siamo fermamente convinti che grazie alla telemedicina possiamo rivoluzionare la medicina, garantendo i più elevati standard di assistenza e cura.”
“Il termine telemedicina è entrato prepotentemente nel nostro linguaggio da quando la pandemia ha evidenziato la fragilità del nostro sistema sanitario e la necessità di un’assistenza integrata come parte di un più ampio sistema di welfare che tenga conto delle necessità urgenti dei pazienti e dell’impatto sulla qualità di vita soprattutto di coloro che sono più vulnerabili”, commenta Luca Gentile, Public Affairs, Patient Advocacy & Communication Director di Takeda Italia.
“Questo progetto è un segno tangibile dell’impegno che Takeda ha preso ormai da anni – prosegue – mettendo in campo vari progetti pilota per garantire assistenza a distanza e continuità di cure ai pazienti che non possono accedere a strutture di eccellenza. Un impegno che passa necessariamente da partnership di valore pubblico-privato, che come in questo caso, favoriscono lo scambio di conoscenze e la concretizzazione di un nuovo modello che possa ispirare la sanità del futuro”.
“Il progetto rientra tra le azioni che stiamo mettendo in piedi per implementare la medicina del futuro, con l’obiettivo primario di contrastare la diffusione delle malattie infettive che durante i conflitti hanno una maggiore possibilità di diffondersi”, aggiunge Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio. “Grazie alla tecnologia ed alla partnership tra due strutture ospedaliere, una parte di profughi affetti da Covid-19 sarà costantemente monitorata a distanza, sfruttando il collegamento a distanza tra due ospedali ubicati in due Paesi diversi. Il processo di digitalizzazione dei nuovi processi di caring e healthcare cambierà certamente il rapporto dei cittadini con la propria salute e con il proprio stile di vita e sarà in grado di assicurare il passaggio ad una medicina partecipativa, preventiva e personalizzata”.
“Sono onorato di questa straordinaria partnership con Takeda Italia, l’Istituto Spallanzani e la Regione Lazio – dichiara Martino Politi, presidente di ADiLife – e del fatto che la nostra esperienza circa i servizi offerti nell’ambito del tele-monitoraggio e la tele-assistenza, potranno essere l’elemento tecnologico fondante, alla base del gemellaggio fra le due strutture ospedaliere. La piattaforma MyHospitalHubPRO, cuore tecnologico della cooperazione fra i 2 ospedali italiano e rumeno, rafforzerà il gemellaggio ed eviterà di far trasferire pazienti rifugiati dalla Romania a Roma”, conclude.