(Adnkronos) – Avviso ai patiti dell’abbronzatura che in questi giorni di ferie agostane si ‘rosolano’ al sole in spiaggia: l’esposizione ai raggi Uv favorirebbe uno squilibrio del microbiota cutaneo, un’alterazione cioè dei batteri ‘buoni’ che ricoprono naturalmente il nostro pelle. L’allerta arriva da uno studio britannico dell’Università di Manchester, appena pubblicato sulla rivista ‘Frontiers in aging’.
I ricercatori hanno studiato 21 persone: prima delle vacanze, 15 di loro avevano un dichiarato obiettivo ‘abbronzatura’ mentre i restanti 6 dichiaravano la loro intenzione di sfuggire al sole il più possibile. La composizione del microbiota cutaneo dei volontari è stata studiata prima della loro partenza per le vacanze, poi 24 giorni dopo il loro rientro e ancora 84 giorni dopo: gli scienziati si sono interessati (in particolare) alle 3 principali popolazioni batteriche della pelle, ovvero gli actinobatteri, i proteobatteri e i firmicutes. Il verdetto: dopo una settimana di vacanza, i ricercatori hanno osservato un drastico calo dei proteobatteri nei vacanzieri pro-abbronzatura.
“L’esposizione ai raggi Uv emessi dal sole sembra quindi essere dannosa per la diversità batterica del microbiota cutaneo”, commentano gli scienziati. È noto che questo squilibrio microbico favorisce l’insorgenza di malattie croniche della pelle, come ad esempio la dermatite atopica, l’eczema o la psoriasi. Ma ciò non deve creare panico: i ricercatori hanno infatti osservato una ricostituzione del microbiota cutaneo dopo 28 giorni dal rientro dalle vacanze.