(Adnkronos) – “Le priorità socio-sanitarie riguardano la denatalità e le diseguaglianze sociali, la necessità della riforma del sistema delle cure pediatriche, l’integrazione, evidenziata nel periodo pandemico, territorio-ospedale e una nuova formazione del pediatra del futuro”. Così Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) e ordinaria di pediatria all’Università Federico II di Napoli, nel suo intervento agli Stati Generali della pediatria, convocati oggi al ministero della Salute.
A tale proposito “la Sip – continua la presidente – propone il riconoscimento sul piano normativo delle sub specialità pediatriche per l’assistenza dei pazienti che più ne hanno bisogno: 1 bambino ricoverato su 4 è in reparti di adulti. Per questo serve un ampliamento delle reti formative delle scuole di specializzazione, per curare in modo adeguato bambini con malattie croniche e disabilità che richiedono cure multidisciplinari, territoriali e anche frequenti accessi ospedalieri”.
Le cronicità sono in aumento. “Su 10 milioni di soggetti in età evolutiva, il 18% ha almeno una malattia cronica – ricorda Staiano – Sono 1,8 milioni i bambini fragili che richiedono una assistenza specialistica multiprofessionale. Le malattie croniche nel bambino hanno caratteristiche diverse da quelle dell’adulto. Non possiamo permettere che gli specialisti dell’adulto si prendano cura dei piccoli per peculiarità fisiche e funzionali completamente diverse. Abbiamo bisogno di creare percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali e gestire le terapie innovative, che cambiano da bambino a bambino. Purtroppo questi bisogni assistenziali non sono garantiti”.
La riorganizzazione delle cure pediatriche “non può prescindere dal concetto delle specificità delle competenze del pediatra – ricorda Staiano – I nuovi scenari demografici e socio-economici comportano una modifica dei bisogni formativi del medico del futuro dove sub specialisti, ben formati, sono in grado di gestire i pazienti complessi con malattie croniche, le cure palliative, la sanità digitale e la telemedicina, abusi e maltrattamento, bambini stranieri e migranti, oltre alle emergenze sanitarie”.
“La formazione – ribadisce la presidente Sip – riveste un ruolo centrale nell’ambito dei processi di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria che non è più rinviabile, ma deve portare all’integrazione delle cure primarie secondarie e specialistiche per garantire il diritto del bambino ad essere curato da personale con competenze specialistiche. Purtroppo – sottolinea – questo diritto, oggi, non è garantito. Al numero significativo di ricoveri in età pediatrica in reparti dell’adulto si aggiunge una qualità dell’assistenza sanitaria che dipende dalla regione in cui si ha la fortuna, o sfortuna, di nascere e vivere. I dati Istat 2017 mostrano che, rispetto a un bambino residente al Centro-Nord, quello nel Mezzogiorno ha un rischio del 50% maggiore di morire entro il primo anno di vita, soprattutto se nato da genitori stranieri”.
Purtroppo, “le riforme dei corsi formativi non ci vengono in aiuto – riflette la presidente Sip – e la sopravvivenza delle strutture di pediatria è a rischio. Inoltre, c’è carenza di pediatri nel territorio. Gli ospedalieri sono in fuga a causa di turni massacranti, aggressioni, scarsa gratificazione. A questa situazione si sono trovate soluzioni estemporanee, come i medici a gettone, che fortunatamente il governo attuale sta cercando di combattere. Mancano specialisti – conclude Staiano – e anche sub specialisti. Questi non sono riconosciuti in Italia, è una delle poche realtà europee dove non sono riconosciuti, eppure sarebbero più adatti a far fronte ad adolescenti con malattie croniche e alla gestione della transizione all’età adulta”.