(Adnkronos) – Attaccati allo schermo del telefono o del Pc giorno e notte. Sono sempre di più gli italiani vittime di tecnostress: ben 8 su 10 contro i 5 su 10 del 2015. E la colpa è anche dell’abuso delle chat. A lanciare l’allarme e a fornire anche consigli sui possibili rimedi è, attraverso l’Adnkronos Salute, Enzo Di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus.
“Se nel 2015 una nostra ricerca su 2.000 lavoratori digitali ci indicava che il 50% era tecnostressato, oggi con il massiccio uso dei social e dell’Ia questa percentuale è probabilmente salita a livello della popolazione generale all’80%. Soprattutto perché – spiega Di Frenna – è aumentato l’utilizzo dei dispositivi tra i giovani e anche fra quei lavoratori che prima non erano esposti al rischio come gli agricoltori che oggi usano il drone o il Pc per gestire le aziende”.
Ma qual è l’identikit della persona tecnostressata? “E’ chi quando si alza dal letto la mattina per prima cosa controlla il cellulare – risponde – poi passa almeno 30 minuti a leggere notizie o altro, e solo dopo fa colazione. Ma soprattutto durante la giornata controlla il telefonino 200 volte, nel 2014 una ricerca americana aveva verificato come in media controlliamo il cellulare 150 volte al giorno. A fine giornata il tecnostressato si mette a letto a guardare sempre il dispositivo prima di addormentarsi. Insomma, non può fare a meno del cellulare o dell’Ipad”.
“La videodipendenza è una malattia e Netdipendenza Onlus – spiega Di Frenna – vuole aiutare queste persone a ‘staccarsi’. E’ come quando si mangia male e arriva l’obesità e malattie come il diabete, la stessa cosa accade con l’informazione, magari di pessima qualità, che fa diventare ‘obeso’ il cervello. Chi è tecnostressato ha mal di testa, soffre di insonnia, ha attacchi di ansia e può arrivare anche la depressione”.
Dal 2007 Netdipendenza Onlus promuove escursioni a contatto con la natura per prevenire la videodipendenza e il tecnostress, e tutti i rischi per la salute. “Nella natura si spegne il cellulare – avverte Di Frenna, uno dei massimi esperti italiani di tecnostress e digiuno digitale – io porto anche una custodia di Faraday dove metto il telefonino e anche se spento non emette più segnali. Nelle escursioni dobbiamo riconnetterci con la natura, tornare a vedere quello che c’è di bello intorno a noi e, per chi vuole, anche meditare nel silenzio”.
L’importante è imparare a sopravvivere all’overdose di informazioni, news, schermi, intelligenza artificiale, connessioni internet onnipresente e smart working. “Il digiuno digitale si può fare anche a casa, basta staccarsi dal telefonino e dal Pc, io aiuto le persone ad addestrarsi a non vivere attaccatti all’incantesimo degli schermi, come lo definisco”. Ma per chi preferisce evadere dai confini domestici, domenica 15 ottobre si terrà il trekking di digiuno digitale in varie zone d’Italia e sulle alpi albanesi intorno alla cittadina di Skutari. Sono previste escursioni spontanee di cittadini nei boschi dell’Emilia Romagna, della Toscana e del Lazio, ma anche una passeggiata tra i boschi delle alpi albanesi condotta da Davide Malinarich di ‘North Albania Alp’ che ha aderito all’iniziativa insieme a un gruppo di italiani che vivono intorno alla cittadina di Skutari.
Altra insidia arriva dalle chat che crescono e si moltiplicano sul cellulare: da quelle di famiglia, a quelle di classe fino ai colleghi di lavoro e al tempo libero. Tanto che si fa fatica a stare dietro ai messaggi, agli audio e agli allegati che girano e ‘impallano’ il telefono. Difficile tenere il passo in tutti i gruppi e rispondere in tempo reale.
“C’è un’abitudine a usare WhatsApp – rileva Di Frenna – che crea dipendenza, perché c’è bisogno di sentirsi in collegamento con gli altri e ognuno si crea una chat per ogni cosa. E’ chiaro che l’attenzione del nostro cervello non può reggere più di 10 chat o gruppi – avverte – perché producono giornalmente dai 10 ai 30 messaggi e a fine giornata si arrivano a contare centinaia di comunicazioni. . Per non parlare delle note vocali che diventano lunghissime mentre dovrebbero essere al massimo di 30 secondi”.