(Adnkronos) – Troppo smartphone e rischio di overdose tecnologica nemica della pagella. Un uso dello smartphone intensivo e precoce – prima dei 12 anni – non favorisce l’apprendimento dei bambini, anzi può ridurre le performance scolastiche di quelli che fin da piccoli sono stati più esposti agli schermi di televisione e videogame. L’allarme, mentre riaprono le scuole e si torna in aula, scatta con uno studio dell’università di Milano-Bicocca e della Supsi (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana), condotto analizzando dati Invalsi (Istituto nazionale di valutazione del sistema istruzione) e pubblicato su ‘Social Science Research’.
Tiziano Gerosa, ricercatore Supsi, e Marco Gui, direttore del Centro Benessere digitale – Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’ateneo Bicocca, hanno testato le principali ipotesi sul ruolo dello smartphone nei processi di apprendimento: sia quelle che ipotizzano benefici sia quelle che si attendono impatti negativi. Il lavoro si è concentrato sui ragazzini dai 10 ai 14 anni, confrontando chi riceve il telefonino prima dei 12 anni, quindi a 10 e 11 anni, nel passaggio tra scuola primaria e secondaria di primo grado, con chi comincia a utilizzarlo solo successivamente, cioè a 12, 13 e 14 anni. Il campione totale era composto da 1.672 studenti delle scuole secondarie di primo grado.
“I risultati – riferiscono dalla Bicocca – non mostrano benefici al termine della scuola secondaria di primo grado per coloro che sono entrati in possesso precocemente dello smartphone, neppure per gli studenti più motivati allo studio. Tuttavia, i partecipanti che avevano abitudini intense di utilizzo dei media prima di possedere uno smartphone (più di 2 ore al giorno tra Tv e videogiochi) sperimentano un impatto negativo e significativo sull’apprendimento in italiano. Al momento della rilevazione dei dati gli studenti con uso intensivo degli schermi, e quindi soggetti al possibile effetto negativo dello smartphone, erano il 23,5% della popolazione studentesca italiana”. Più di uno su 5. “Questo risultato – commenta Gui – conferma un’ipotesi che sta emergendo nella letteratura internazionale: l’uso autonomo dei ‘media mobili’ durante l’infanzia può nuocere in particolare a coloro che presentano fragilità preesistenti, in questo caso una ridotta capacità di limitare l’uso degli schermi, legata al contesto familiare o a specifiche caratteristiche psicologiche”.
Da tempo – ricorda una nota dell’università di Milano-Bicocca – è in corso un grande dibattito sull’impatto dell’uso dei media digitali sulla crescita dei minori. La letteratura già ha individuato una relazione negativa tra precocità e quantità d’uso dello smartphone e risultati scolastici, ma spesso si lamenta l’assenza di evidenze scientifiche più solide delle semplici correlazioni.
“Questo studio – rimarca Gerosa – è il primo in Italia che va alla ricerca dell’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate. Si tratta infatti di uno studio quasi-sperimentale che utilizza dati longitudinali Invalsi su bambini e preadolescenti nel passaggio dalla primaria alla secondaria di primo grado. Questa metodologia permette di avvicinarsi, pur con alcuni assunti, ad una interpretazione causale dei risultati”.
Altre ricerche sul tema sono in corso da parte del Centro Benessere digitale della Bicocca. In particolare, il progetto Eyes Up finanziato da Fondazione Cariplo analizzerà l’impatto di un insieme di dispositivi ed esperienze online precoci sui livelli di apprendimento nel corso della carriera scolastica degli studenti dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado.