(Adnkronos) –
Nuovo capo d’accusa per l’inquinamento atmosferico. Le donne che vivono e lavorano in luoghi con livelli più elevati di polveri sottili sono più a rischio di tumore del seno rispetto a quelle che vivono e lavorano in aree meno inquinate. Un rischio aumentato di quasi il 30%. Questi i risultati del primo studio che tiene conto degli effetti dell’esposizione sia residenziale che professionale all’inquinamento atmosferico sul rischio di cancro al seno, presentati al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), in corso a Madrid, Spagna.
“I nostri dati hanno mostrato un’associazione statisticamente significativa tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da polveri sottili, a casa e al lavoro, e il rischio di cancro al seno – commenta Béatrice Fervers, responsabile del Dipartimento di prevenzione oncologica del Comprehensive Cancer Centre Léon Bérard, in Francia -. Ciò contrasta con la ricerca precedente che esaminava solo l’esposizione alle particelle sottili nelle abitazioni e mostrava effetti piccoli o nulli sul rischio di tumore del seno”.
Nello studio, l’esposizione all’inquinamento domestico e lavorativo di 2.419 donne con cancro al seno è stata confrontata con quella di 2.984 donne non malate di tumore nel periodo 1990-2011. I risultati mostrano che il rischio di cancro al seno aumenta del 28% quando l’esposizione all’inquinamento atmosferico da particelle fini (Pm2.5) cresceva di 10 µg/m3 – approssimativamente equivalente alla differenza della concentrazione di Pm2.5 tipicamente osservata nelle aree rurali d’Europa rispetto a quelle urbane. Aumenti minori del rischio di questo tumore sono stati registrati anche nelle donne esposte a livelli elevati di inquinamento atmosferico da particelle più grandi (Pm10 e biossido di azoto). I ricercatori intendono ora studiare gli effetti dell’esposizione all’inquinamento durante il pendolarismo per ottenere un quadro completo degli effetti sul rischio di cancro al seno.
Risultati molto importanti, secondo il professor Charles Swanton, del Francis Crick Institute di Londra, Regno Unito, autore di una ricerca che suggerisce come le particelle Pm2.5 possono scatenare il cancro ai polmoni nei non fumatori, presentata all’Esmo dello scorso anno. “Queste polveri sottili possono penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno da dove vengono assorbite nel seno e in altri tessuti – spiega – Esistono già prove che gli inquinanti atmosferici possono modificare l’architettura del seno, sarà importante verificare ora se rendono in grado le cellule del tessuto mammario con mutazioni preesistenti di espandersi e favorire l’insorgenza del tumore possibilmente attraverso processi infiammatori, in modo simile alle nostre osservazioni nei non fumatori con cancro ai polmoni”.
“Ci sono ormai forti prove epidemiologiche e biologiche del legame tra l’esposizione alle particelle Pm2.5 e il cancro, e ci sono buone ragioni cliniche ed economiche per ridurre l’inquinamento, proprio per prevenire i tumori”, ha sottolineato il professor Jean-Yves Blay, direttore delle politiche pubbliche dell’Esmo.