(Adnkronos) – Cosa c’è dietro l’aumento dei casi di West Nile che si osserva quest’anno in alcune zone d’Italia, come Padova e il Veneto? Gli occhi della sorveglianza sono sempre puntati sulle zanzare a bordo delle quali viaggia il virus, nel timore che possano arrivare nuovi vettori. Sarà così? Al momento è scagionata (fino a prova contraria) la zanzara coreana. Temuta per la sua capacità di resistere al freddo, l’avevano avvistata per la prima volta nel 2011 in provincia di Belluno, poi l’hanno intercettata anche altrove, per esempio in Trentino, e non è nuova neanche nella vicina Svizzera. A fine 2021 un team di scienziati dell’università Statale di Milano ha raccolto abbondanti prove della sua presenza in Lombardia, dove sembra stia rapidamente prendendo dimora in particolare nell’area pedemontana della provincia di Bergamo (tanto che fra le ipotesi si pensò che vi fosse arrivata in aereo ‘via Orio al Serio’).
Ma stavolta non è lei ‘l’imputata’, nel caso West Nile. “In Italia – spiega all’Adnkronos Salute Sergio Zanzani, ricercatore della Statale di Milano, esperto di parassitologia veterinaria del Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali – è dato abbastanza per assodato che la trasmissione di West Nile avviene grazie a un vettore autoctono, la zanzara che da sempre esiste in Italia e che punge l’uomo: la ‘Culex pipiens’, un complesso di specie. E’ quella zanzarina che abbiamo sempre avuto, prima dell’arrivo delle zanzare tigre, e che punge in orario serale e notturno”. Mentre per quanto riguarda la coreana, “per ora i dati di campo di chi ha visto la Aedes koreicus in zone West Nile sembrano attribuire uno scarso significato a questa nuova specie. Le evidenze di circolazione di West Nile virus in zone dove c’è la koreicus non sembrano supportare una sua grossa capacità vettoriale”, afferma.
E poi la zanzara amica del freddo, su cui si è acceso un faro da un po’, avrebbe anche un ‘alibi’. L’insetto ronzante coreano “è andato via via espandendosi nel nostro Paese ma la sua sembra più una diffusione a livello prealpino, da zanzara che viene da climi più freddi e si è adattata – argomenta Zanzani – Invece la localizzazione della casistica di West Nile è anche quest’anno proprio di Bassa Padana”. In altre parole, la coreana sarebbe di stanza altrove. Sono le ‘colleghe’ autoctone che continuano a “trasmettere la West Nile sul territorio italiano”, quest’anno di più. “Le Culex pipiens sono un vettore competente, per cui su questo fronte non c’è niente di nuovo. L’Aedes albopictus, il vero nome della zanzara tigre, “che ha stabilmente e ampiamente colonizzato l’Italia, “sembra non essere un buon vettore in grado di trasmettere questo virus. E anche le più recenti osservazioni non paiono avere a che fare con West Nile”.
Queste nuove zanzare, continua l’esperto, “hanno riguardato principalmente il Nord-Est: Aedes koreicus, che è arrivata a stabilirsi prima in provincia di Genova, ormai copre come arco Canton Ticino, provincia di Como, provincia di Sondrio, e quest’anno ha raggiunto la provincia di Bergamo e si è congiunta con la provincia di Trento e le province del Triveneto. Ma la distribuzione della zanzara coreana con quella della West Nile non si incastra benissimo. Quindi si deve guardare alla zanzara autoctona. Del resto – sorride – le zanzare sono un prodotto tipico in Pianura Padana”.
E’ possibile che altre diventino vettori di questo virus? “Al momento questo non si può dire con sicurezza – avverte Zanzani – Avevano fatto dei lavori scientificamente molto rigorosi su questo in Svizzera. In particolare si erano concentrati su Aedes japonicus”, la zanzara giapponese “che ha iniziato ad arrivare dalla Slovenia e dall’Austria, nella zona del Friuli e probabilmente sarà via via in espansione anche quella verso Ovest. Quando in Svizzera l’hanno vista approdare sul loro territorio, non sapendo se fosse competente come vettore si sono messi a fare delle prove sperimentali, provando a infettare queste zanzare, vedendo se erano in grado di trasmettere il patogeno. E hanno visto che sì, questa zanzara potrebbe essere un vettore competente. Quindi ora sanno che, in caso di comparsa di West Nile sul territorio svizzero, loro potrebbero avere un vettore competente e a livello di sorveglianza questo ha fatto sì che ci fosse una certa preoccupazione”.
Sulla koreicus “un lavoro di questo tipo non è ancora stato fatto. Ora è arrivata anche in Svizzera, tra l’altro credo che adesso si sia andata allargando dal Canton Ticino in altri cantoni, in zone più centrali del Paese. Può essere dunque – conclude il ricercatore – che le stesse prove per verificare la competenza vettoriale le facciano anche su questa nuova specie invadente. E questo ci darebbe il dato scientifico oggettivo” sulle sue capacità.