(Adnkronos) – “Il bostrico è passato dagli alberi abbattuti alle piante vive nelle aree devastate dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018, quindi l’arco alpino, dalle zone delle valli in Lombardia fino al confine con Austria e Slovenia. In tutte le Regioni interessate ci sono allarmi per la moria di piante in piedi: decine e decine di migliaia di ettari attaccati dai coleotteri. Se Vaia ha fatto danni per 60mila ettari, possibile che ce ne siano almeno il triplo colpiti dal bostrico”. Così all’Adnkronos Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia, associazione senza fini di lucro organo di governo nazionale del sistema di certificazione Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes).
“Un danno enorme: ci sono intere montagne gialle perché l’insetto, facendo gallerie sotto corteccia, interrompe il flusso della linfa e la pianta muore in piedi, secca, perché non ha acqua. Il 95% dei tronchi abbattuti andava rimosso nell’immediato, invece è stato recuperato in media solo il 50-60%, con regioni più virtuose ed altre meno dove muoiono piante vive da una settimana all’altra”, spiega.
Una invasione ormai “fuori controllo perché non fai in tempo a tagliare le piante che stanno morendo prima che gli insetti vadano su quelle vive. Sono talmente tante le piante da tagliare che non faremmo in tempo, la fase epidemica doveva essere bloccata all’inizio eliminando i tronchi a terra che hanno fornito nutrimento al coleottero”.
Tronchi a terra, dunque, insieme a periodi caldi e siccitosi hanno aumentato l’infestazione. “Il bostrico è sempre stato endemico delle Alpi e ha rappresentato una delle varie minacce ai nostri boschi pur essendo sotto controllo. Con la tempesta Vaia si è passati da una situazione endemica ad una epidemica: l’evento ha creato, all’inizio, una proliferazione perché c’era tanto da mangiare. A questo si è aggiunta la situazione climatica: con temperature più elevate, primavera anticipata e autunno allungato il bostrico è passato da uno a tre cicli vitali, andando a colpire le piante già in sofferenza”.
Soluzioni? “Qualcosa si sta tentando – dice Brunori – con interventi di alleggerimento degli orli di aree già attaccate e abbattimento e scortecciatura di alberi con attacco di larve in corso, ma è come svuotare il mare con un cucchiaio”. Ad oggi “dobbiamo solo aspettare che arrivi il freddo”, spiega il segretario generale di Pefc che proprio all’indomani della tempesta aveva creato una filiera solidale per promuovere l’acquisto, a un prezzo equo, di legname proveniente dagli schianti causati dalla tempesta. E ora “il bostrico è l’emergenza numero uno”.
Danni ingenti anche nei Comuni della Carnia. Qui “Vaia ha portato a circa 1 mln di metri cubi di schianti”, spiega all’Adnkronos Erika Andenna, dottore forestale e direttore del Consorzio Boschi Carnici. “Dopo 4 anni la massa schiantata non è stata completamente rimossa e questo ha favorito la proliferazione dell’insetto. Oggi la situazione bostrico è molto grave in quanto la stagione estiva dell’anno scorso e soprattutto quella di quest’anno hanno reso molto vulnerabile l’abete rosso. Una condizione talmente seria che ci troviamo a tornare anche tre volte sulle stesse superfici schiantate e poi attaccate dal bostrico per ‘assegni suppletivi’, cioè per assegnare nuovi metri cubi da tagliare nell’ambito della riqualificazione ambientale forestale portata avanti dal Consorzio”, spiega. Facendo una stima dei danni, “nell’ultimo triennio siamo intorno ai 50mila metri cubi di massa lorda disseccata dall’insetto scolitide”. “Ora ci troviamo con superfici molto ampie completamente denudate dalla copertura arborea e temiamo, per il prossimo autunno-inverno, il verificarsi di fenomeni di dissesto idrogeologico”, conclude.