(Adnkronos) – Restano solamente 600 coppie di fratino lungo gli 8.300 km di coste italiane, habitat ideale per la riproduzione della specie. Un declino imputabile ad alcuni fattori quali la forte urbanizzazione delle coste, un diffuso e intensivo turismo balneare con attività connesse, la pulizia meccanica delle spiagge che spesso distrugge i nidi, la presenza di moto, fuoristrada e cani non gestiti dai proprietari e liberi di predare i pulcini.
A stilare il bilancio è la Lipu, a conclusione del censimento effettuato dai volontari in Calabria, tra marzo e agosto, in coordinamento con il Comitato Nazionale per la conservazione del Fratino (Cncf) a livello nazionale. La Lipu assegna il ‘semaforo rosso’ al fratino, che significa cattivo stato di conservazione, mentre la Lista rossa, nel 2019, ha confermato, rispetto alla precedente edizione del 2012, la collocazione di questa specie nella categoria ‘minacciata’, la seconda categoria più grave per il rischio di estinzione di una specie.
Il lavoro svolto dai volontari in Calabria ha visto quest’anno all’opera 32 volontari che hanno percorso 58 km per cercare la presenza del fratino e metterne in sicurezza i nidi. Nelle 32 aree controllate, divise tra il Tirreno e lo Ionio, per un totale di 642 ore impegnate e 183 uscite effettuate, sono stati rinvenuti quattro nidi, oltre a 3 coppie, qualche individuo singolo e un gruppo di 12 fratini che ha stazionato sulla spiaggia di Catanzaro lido tra febbraio e metà marzo.
“La scarsità di nidi trovati – affermano i volontari Lipu- ci fa capire la rarità di questa specie e nel contempo, lo status di conservazione non ottimale delle nostre spiagge. Il fratino è infatti anche un indicatore ecologico dello stato di salute dell’ambiente costiero e la sua assenza è indice di una spiaggia priva di elementi di naturalità, dove le attività umane intervengono alterando l’equilibrio di un ecosistema complesso”.
L’attività di monitoraggio in Calabria è stata anche affiancata da un’opera di sensibilizzazione, diretta alle amministrazioni locali e alla società civile, utile a informare sui pericoli e sulle minacce che stanno conducendo questa specie sull’orlo dell’estinzione. “Facciamo appello alle istituzioni preposte e a tutti i cittadini che vogliano partecipare a questa attività di ricerca e di salvaguardia del nostro territorio costiero di unirsi a noi – spiegano ancora i volontari Lipu – abbiamo bisogno di fare rete, in un’ottica di citizen science, che possa monitorare, proteggere questa straordinaria specie.
“La conoscenza e la consapevolezza all’interno di una rete ampia di persone – concludono i 32 volontari impegnati in questa attività – può essere un’arma efficace contro le deturpazioni, le opere inutili, gli eventi dannosi, gli illeciti ambientali e gli interessi economici di pochi”.