(Adnkronos) – “Il riuso degli imballaggi in legno in Italia è ormai una realtà consolidata” e “le novità che verranno introdotte dal nuovo regolamento europeo (pur con le auspicabili modifiche che tengano conto della specificità della materia legno) non ci devono fare paura. Abbiamo le capacità e le competenze per continuare a garantire l’eccellenza di un sistema di riuso e riciclo del legno che è riconosciuta a livello internazionale”. Così Nicola Semeraro, presidente Rilegno, in una nota.
“La proposta di regolamento europeo sugli imballaggi che sarà votata dal Parlamento europeo il prossimo 22 novembre ha alimentato in Italia un ampio dibattito su riuso o riciclo come se fossero alternative in competizione tra loro. In realtà nel nostro Paese fin dal 1997 il ‘decreto Ronchi’, che disciplinava la gestione dei rifiuti, ha stabilito 4 priorità da perseguire: prevenire, recuperare, riutilizzare e riciclare. Nella sfida della sostenibilità degli imballaggi una fase importante dunque è quella della rigenerazione e riutilizzo, durante la quale l’imballaggio viene verificato e riparato con l’obiettivo di immetterlo nuovamente sul mercato per essere riutilizzato, fase che viene prima del riciclo”, spiega.
Queste 4 priorità “rappresentano le linee guida che Rilegno, il Consorzio che si occupa della raccolta e del riciclo degli imballaggi in legno in Italia, che conta 1971 consorziati, 378 piattaforme di raccolta e 12 aziende riciclatrici, persegue tutti i giorni nel suo approccio fortemente rivolto alla realizzazione concreta dell’economia circolare e della sostenibilità così da consentire un infinito ritorno in vita del materiale. Proprio questo approccio ha permesso di sviluppare un sistema che ogni anno avvia a riciclo quasi 2 milioni di tonnellate di legno generando importanti vantaggi economici e ambientali”.
“Ma l’attenzione alle fasi della prevenzione e del riutilizzo ha permesso anche di far crescere una filiera della rigenerazione e del riuso che ha raggiunto numeri importanti – prosegue – Una recente ricerca del Politecnico di Milano ha analizzato e fotografato le ricadute del comparto. Nel 2022 complessivamente sono stati rigenerati 903.041 tonnellate di imballaggi usati, principalmente costituiti da pallet, pari a circa 70 milioni di unità. L’impatto della filiera della rigenerazione è stato valutato secondo la logica della ‘triple bottom line’, ovvero in termini di impatto economico (produzione nazionale in valore attivata dalla filiera); impatto sociale (occupazione generata dalla filiera in termini di Full Time Equivalent o unità di lavoro equivalenti); impatto ambientale (kg CO2 equivalenti ‘risparmiati’)”.
Questi effetti “sono stati stimati attraverso l’uso di dati puntuali relativi alle imprese del sistema Rilegno e di modelli di tipo economico-statistico. Complessivamente, l’analisi ha stimato un impatto economico sulla produzione nazionale delle attività della filiera pari a 1.310 milioni di euro. Il contributo maggiore è dato dall’indotto dei salari, come diretta conseguenza della natura labour intensive dell’attività di riparazione. Sono infatti 4.481 i posti di lavoro complessivamente sostenuti in Italia. Agli effetti di tipo economico e occupazionale, si aggiunge un impatto ambientale molto significativo, dal momento che la rigenerazione dei pallet ha consentito un ‘risparmio’ nel consumo di CO2 pari a 842.767 tonnellate, rispetto a uno scenario in cui questo legno venga utilizzato per produrre energia”.
“Possiamo dunque sostenere che il riuso degli imballaggi in legno in Italia è ormai una realtà consolidata e che le novità che verranno introdotte dal nuovo regolamento europeo (pur con le auspicabili modifiche che tengano conto della specificità della materia legno) non ci devono fare paura. Abbiamo le capacità e le competenze per continuare a garantire l’eccellenza di un sistema di riuso e riciclo del legno che è riconosciuta a livello internazionale”, conclude Semeraro.