(Adnkronos) – Stop alla vendita di auto a benzina e diesel nell’Ue dal 2035. Il Parlamento europeo ha approvato in plenaria a Strasburgo l’accordo raggiunto con il Consiglio sulla revisione delle norme sulle emissioni di anidride carbonica per le auto e i furgoni nuovi, con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti.
La nuova legislazione apre la strada alla neutralità carbonica per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri nel 2035: l’obiettivo riguarda l’intero parco veicoli dell’Ue e mira a ridurre del 100% le emissioni di Co2 delle autovetture e dei furgoni nuovi rispetto al 2021. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sono fissati al 55% per le auto e al 50% per i furgoni. Ora il testo dovrà essere approvato definitivamente dal Consiglio, prima di essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue.
SALVINI – “Decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?”. Così Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, su Instagram commenta la novità.
PICHETTO – “Il governo ha manifestato a più riprese le proprie perplessità sui tempi e i modi che ha stabilito l’Europa per il superamento dei motori a benzina e diesel. L’automotive italiana esprime da sempre talento ed eccellenza, rappresenta il 20% del Pil ed è un comparto strategico che dà lavoro a 250mila persone”. Così in una nota il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto.
“Ora – spiega Pichetto – dobbiamo procedere su due direttrici: da un lato promuovere una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli, dall’altro spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale impostazione del sistema produttivo dell’automotive”.
“Gli obiettivi ambientali – aggiunge – non sono in discussione: benzina e diesel sono inquinanti per le nostre città e incidono negativamente sull’effetto serra. Crediamo, però, che questa ‘exit strategy’ debba condurre a medio termine a un comparto riconvertito più forte, con salde prospettive di sviluppo che tutelino professionalità e posti di lavoro”.