(Adnkronos) – Da pochi giorni abbiamo superato il traguardo di metà percorso fissato dall’Agenda 2030, dunque è tempo di fare un bilancio di quello che è stato fatto e focalizzarsi sulle prospettive per la seconda parte del tragitto. Ricordiamo che l’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 da 193 paesi membri delle Nazioni Unite, prevede 17 obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica da raggiungere entro l’anno 2030. Ad oggi i numeri comunicati dal Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite non sono molto incoraggianti: solo il 15% dei target è in linea con le tempistiche di realizzazione, il 48% degli avanzamenti risulta debole o del tutto insufficiente, il 37% è in una fase di stallo o addirittura ha subito un’inversione di tendenza.
Secondo un recente studio di Global Compact delle Nazioni Unite e Accenture, che ha coinvolto 2.800 leader di aziende di tutto il mondo, le imprese chiedono indicazioni più chiare sulle priorità su cui concentrare i propri sforzi, oltre che su criteri di misurazione certi e standardizzati per misurare l’impatto delle attività aziendali. Su questo tema il 76% dei leader aziendali segnala la necessità di normative coerenti sulla rendicontazione e sulla comunicazione a livello nazionale e globale. Inoltre, i manager interpellati riferiscono che uno dei principali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 è la scarsa chiarezza e la complessità delle normative. Infatti, il 44% delle imprese oggetto dello studio richiede ai governi l’attuazione di politiche di sostegno per integrare gli SDGs nelle strategie aziendali, così da poter avere le medesime condizioni per tutte le imprese. Una prima risposta in questo senso è stata data da UN Global Compact che ha annunciato il lancio della piattaforma globale Forward Faster, che ha l’obiettivo di aiutare i vertici aziendali nell’individuazione degli indicatori chiave di performance da utilizzare nei processi di reporting su temi ESG, in modo da implementare trasparenza e credibilità delle imprese. A commento dell’iniziativa Forward Faster, Daniela Bernacchi, Executive Director dell’UN Global Compact Network Italia, rete locale del Global Compact delle Nazioni Unite, ha dichiarato: “Mancano solo sette anni al 2030, le sfide e le priorità sono tante sia dal punto di vista ambientale che sociale. In questo scenario complesso, investimenti e innovazione che le aziende private possono portare sono essenziali, ma occorre che i governi abbiano un ruolo propulsivo sempre più forte. La call to action di Forward Faster è un appello a innalzare le ambizioni e i risultati”.
Proseguendo l’analisi dei dati dello studio sopra citato, emerge una diminuzione dell’attenzione delle aziende sugli SDGs dell’Agenda 2030 e parallelamente aumenta il pessimismo circa la possibilità di raggiungere gli obiettivi. Se da un lato, infatti, il 94% dei manager aziendali è convinto dell’utilità degli obiettivi di sviluppo sostenibile, dall’altro solo il 49% crede che saranno raggiunti entro il 2030. Dunque, stante la sfiducia in aumento e il tanto lavoro ancora da fare, appare sempre più evidente la necessità di uno sforzo congiunto tra pubblico e privato in un piano d’azione chiaro che permetta di sfruttare meglio il potenziale delle imprese nella transizione verso un sistema economico più equo e sostenibile. In questa direzione rientra ad esempio a livello italiano, la recente approvazione della Nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile da parte del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica che indica con chiarezza 72 obiettivi strategici correlati ai 17 goals dell’Agenda 2030 e individua le leve abilitanti per integrare la sostenibilità in tutte le politiche pubbliche.