(Adnkronos) – Presente in 70 Paesi nel mondo e con oltre 30mila dipendenti di 130 diverse nazionalità, Saipem, società italiana di ingegneria nel settore dell’energia e delle infrastrutture, è dotata di una flotta di 42 navi, che si configurano come delle vere e proprie fabbriche galleggianti. Le navi di Saipem sono specializzate nelle operazioni offshore di perforazione per la ricerca di giacimenti petroliferi e di gas, idrocarburo che ci accompagnerà fino a quando potremo contare esclusivamente sulle fonti rinnovabili di energia, nella posa di tubi per la realizzazione di infrastrutture per il trasporto di gas e nell’installazione di campi sottomarini e di turbine eoliche per la produzione di energia pulita. Da numerosi anni Saipem gioca un ruolo centrale nella costruzione di gasdotti, infrastrutture particolarmente strategiche alla luce degli stravolgimenti politici ed economici che a partire dall’inizio del 2022 hanno pesantemente impattato sul mercato dell’energia. Tra le opere alla cui realizzazione Saipem ha partecipato troviamo infatti i gasdotti che partono dall’Algeria, dalla Libia e dall’Est Europa, tra cui il Greenstream.
Da sempre orientata all’innovazione tecnologica, Saipem è oggi impegnata al fianco dei suoi clienti nei processi di transizione energetica con mezzi, tecnologie e procedimenti sempre più digitali e orientati alla sostenibilità ambientale, come spiega Marco Toninelli, Chief Operating Officer della Business Line ‘Asset Based Services’ e responsabile dei mezzi di costruzione e perforazione offshore di Saipem: “Facendo tesoro dell’enorme complesso di competenze tecnologiche che abbiamo, siamo e saremo al servizio della transizione energetica, sia con la fornitura e messa disposizione del gas sia con l’installazione di impianti eolici in acque profonde e molto profonde”.
Un altro aspetto cruciale per la tutela dell’ambiente è l’altissimo livello di sicurezza ambientale delle operazioni di cui Saipem si occupa. “La mia primaria preoccupazione è la sicurezza – ha aggiunto Toninelli – sia delle persone che lavorano sulle nostre navi, sia dell’ambiente. Oltre ad utilizzare biocarburanti per alimentare la flotta, durante le nostre operazioni non sversiamo in mare alcuno scarto o materiale dannoso. Infine, anche la prevenzione di incidenti rappresenta un punto centrale del nostro approccio alla sicurezza”.
La Saipem Fds 2, impiegata nelle attività di sviluppo dei campi sottomarini, è stata costruita nel 2011 ed è dotata di un sofisticato sistema di posizionamento dinamico di classe 3, a 7 propulsori, che garantisce la navigazione e lo stazionamento anche in condizioni meteorologiche avverse. Ne ha parlato il capitano della Saipem Fds 2 Tommaso Gioja: “Fds sta per Field Development Ship ed è un’unità combinata che viene utilizzata nei campi offshore per l’installazione di strutture subsea e come posatubi”.
Progettata per gestire l’installazione di strutture di vario tipo, destinate allo sviluppo di giacimenti in acque profonde fino a 3.000 metri, la Fds 2 è lunga 183 m, con una larghezza massima di circa 32 m e può raggiungere una velocità di navigazione fino a 13 nodi (circa 24 km/h). A bordo possono vivere e lavorare fino a 325 persone, impiegate per le operazioni, ma anche per le attività di supporto al mezzo.
“Dal punto di vista operativo – ha concluso Gioja – i tubi vengono trasportati in offshore da dei pack carrier o da dei supply vessel, caricati e saldati a bordo e poi posati sul fondo del mare. Le strutture subsea invece vengono sollevate con la gru – la cui capacità di sollevamento arriva fino a 1.000 tonnellate – trasferite in acqua e tramite un cavo subsea vengono posate sul fondo del mare e scollegate tramite i nostri robot”. Nell’ambito della transizione energetica in Italia, i mezzi e le competenze di Saipem possono essere una risorsa preziosa per la riuscita di un processo indispensabile per la salute del pianeta.