L’obiettivo finale è di un nuovo albero per abitante. 60 milioni di nuove piante, 4 milioni e mezzo nei prossimi cinque anni. Ma la Fondazione Alberitalia, appena costituitasi in quel di Forlì con il supporto della Società italiana di Selvicoltura e di Ecologia Forestale, Slow Food e altri enti, sa bene che piantare gli alberi non è tutto. Occorre poi seguirli, farli crescere e permettere loro di interagire nell’ecosistema in cui vengono messi. Ed è lì che viene il difficile.
Perché per piantare 60 milioni di alberi è ovvio che ci sia bisogno del supporto di tutti. Alberitalia, nata da un gruppo di studio composto da professori e ricercatori, punta quindi sulla formazione dei cittadini, che vengono chiamati a contribuire personalmente e a cui viene insegnato come farlo.
Gli alberi da soli non bastano
“Sessanta milioni di alberi sono un obiettivo difficile da raggiungere. Servono sessanta milioni di piantine, 60 mila ettari di terra disponibili”. Lo ha spiegato Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente in Gestione e Pianificazione Forestale alla Università Statale di Milano al Corriere della Sera. “Piantare rappresenta solo l’inizio di una sequenza di atti da compiere: bisogna trovare il terreno giusto, curare l’albero, metterlo al riparo dalle avversità climatiche.”
Non si parla solo di cattura del carbonio, però. Anzi, la Fondazione è piuttosto chiara quando dice che piantare alberi non ci salverà dalla CO2: per quello dobbiamo rivedere le nostre abitudini e, soprattutto, i nostri metodi produttivi. Gli alberi però sono preziosi per la biodiversità e la solidità dei terreni (specie in montagna), oltre che per creare ombra nei centri urbani, abbassando la temperatura.