Che cosa viene in mente quando pensiamo ai funghi? Di sicuro un piatto di porcini ed altre varietà da tavola, poi magari qualche specie velenosa, con il cappello rosso puntinato di bianco, e perfino i funghetti allucinogeni citati dal principe Harry nel suo libro-confessione Spare (sì, quelli che lo hanno portato a dialogare con un wc). Per il resto la maggior parte di noi probabilmente non sa che sulla Terra esiste un trilione di specie microbiche, che fanno parte del complesso equilibro della natura. Peccato, ma non è ancora troppo tardi per scoprirlo, anzi: saranno proprio loro uno dei nostri maggiori alleati nella guerra al cambiamento climatico.
Innanzitutto, i miceti hanno reso – e tuttora rendono – possibile la vita sul nostro pianeta: oltre a rilasciare sostanze nutritive necessarie per la vita vegetale, il tappeto di microscopici funghi che si stende sotto i nostri piedi cattura il carbonio nell’aria e lo immagazzina nel terreno, scomponendolo in forme stabili a lungo termine, fino a centinaia o migliaia di anni, tanto che il metro superiore del suolo mondiale contiene tre volte più carbonio dell’intera atmosfera.
Clima, così i funghi catturano la CO2
Proprio questa caratteristica è al centro di numerosi studi da parte degli scienziati, perché non basta ridurre le future emissioni di CO2: per affrontare il cambiamento climatico, dobbiamo trovare un modo per diminuire anche la quantità già presente.
Per questo la Society for the Protection of Underground Networks (SPUN) sta mappando le enormi reti sotterranee di funghi del mondo, raccogliendo 10.000 campioni ed utilizzano l’AI per scoprire in cui gli ecosistemi naturali vengono protetti al meglio.
Di questa sfida si sta occupando anche l’Italia, in particolare il team di Barbara Mazzolai, Direttore Associato per la Robotica e Direttore del Bioinspired Soft Robotics Laboratory presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), con il progetto iWood. “Le piante sono collegate tra loro da una rete sotterranea di funghi, che forniscono loro sostanze nutritive, aiutano a condividere le risorse ed estendono le loro capacità di percezione. Questa rete micorrizica, nota come Wood Wide Web, svolge un ruolo cruciale nel mantenere sani gli ecosistemi naturali e nel limitare il riscaldamento globale”. Danneggiare questi equilibri è pericoloso per l’ambiente, perché sono fondamentali per fissare la CO2 in eccesso, riducendone il rilascio nell’aria, mentre piantare nuovi alberi è utile a ridurre l’inquinamento e produrre ossigeno.
Un’idea a cui sta lavorando la startup americana Loam Bio è quella di sviluppare rivestimenti microbici per i semi utilizzati in agricoltura, che possano migliorare il sequestro del carbonio nelle colture. “Abbiamo già isolato migliaia di funghi da tutta l’Australia e dal Nord America, molti dei quali nuovi per la scienza”, scrive Guy Hudson, cofounder e CEO di Loam Bio, su Wired.co.uk. “Il nostro team ha utilizzato il sequenziamento genetico e i più recenti strumenti bioinformatici per comprendere meglio il funzionamento interno di questi organismi, il modo in cui interagiscono con le piante ed influenzano lo stoccaggio del carbonio nel suolo”. Dopo anni di ricerca in laboratorio, in serra e sul campo, nel 2023 gli agricoltori australiani, a cui seguiranno quelli americani, inizieranno a utilizzare questi funghi benefici, che cresceranno nelle radici delle piante dopo la germinazione. “Se questa innovazione fosse applicata a tutte le coltivazioni di soia in America, compenserebbe l’equivalente delle emissioni dell’intera industria aeronautica statunitense, su base annua”.
Dalla moda alla tavola: la versatilità dei funghi
I funghi stanno facendo breccia ovunque. Il micelio fungino è arrivato sul mercato fashion come sostituto vegano della pelle: viene coltivato in un ambiente controllato e poi trasformato in fogli di un materiale con cui si possono fare borse e sneakers, come quelle proposte da Stella McCartney e Adidas, che hanno presentato prodotti “mylo”.
Dalle passerelle alla tavola, la startup MyForest Foods ha annunciato l’apertura di una fattoria verticale vicino ad Albany, New York, dove prevede di coltivare circa 3 milioni di chili di micelio all’anno, sufficienti per un milione di chili di imitazione del bacon.
Ci sono poi aziende che hanno anche utilizzato il micelio come agente legante per tenere insieme le particelle di legno per pannelli e per creare imballaggi resistenti, ignifughi e leggeri. Per arrivare a Living Cocoon, una bara che trasforma i corpi in funghi capaci di decomporre gli inquinanti nel suolo e convertirli in nutrienti, ideata da un giovane bio-designer dell’Università di Delft, Bob Hendrikx, che ha avuto l’idea di far crescere il micelio attorno ad un telaio a forma di cassa da morto.
Insomma, funghi alla riscossa: diamo loro l’attenzione che meritano.