Ci sono minacce altamente probabili, ad altissimo impatto, eppure fortemente sottovalutate da leader, governi ed istituzioni. L’ultimo esempio è l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Una tragedia che non può essere addossata solo al destino, perché la politica nel suo complesso ha grandi responsabilità: in Italia il dissesto idrogeologico non è stato mai contrastato con efficacia.
Lo stesso discorso vale per i numerosi disastri naturali degli ultimi anni, per la crisi dei mutui subprime nel 2008 e per i diversi incidenti che si ripetono con le stesse dinamiche, negli stessi luoghi, persino per la pandemia da Coronavirus. Tutti fenomeni prevedibili, annunciati da una serie di indizi. Eppure, i segnali evidenti sono stati ignorati finché non è stato troppo tardi, quando le minacce imminenti si sono trasformate in una crisi incombente e ineluttabile.
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La teoria del rinoceronte grigio
Una dinamica che può essere ben rappresentata dalla metafora ideata nel 2016 dalla strategist, speaker ed autrice di saggi Michele Wucker nel suo libro Il rinoceronte grigio (la versione italiana è in libreria per ROI Edizioni), in cui spiega come riconoscere in tempo ed affrontare eventi potenzialmente catastrofici, guadagnando un vantaggio competitivo rispetto a chi non ha pensato né al pericolo né alle possibili soluzioni.
“Immaginiamo di partecipare a un Safari in Africa – scrive – e di essere talmente entusiasti ed impazienti di vedere un animale in via d’estinzione, come ad esempio un rinoceronte, da ignorare le istruzioni della guida per cercarlo, finché non lo vediamo proprio davanti a noi, un cucciolo, insieme alla mamma e al papà. Il nostro entusiasmo si tramuta immediatamente in panico: i rinoceronti, pronti a difendersi dal pericolo, partono alla carica. È una situazione prevedibile, eppure non sappiamo cosa fare”.
Rinoceronti grigi e cigni neri
A differenza dei cigni neri teorizzati dal matematico e filosofo libanese Nassim Nicholas Taleb, ovvero catastrofi con conseguenze disastrose così rare e inconcepibili impossibili da affrontare ed immaginare, i rinoceronti grigi sono minacce che dovremmo essere in grado di notare ma che spesso non vediamo, o che vediamo ma ignoriamo volontariamente. “Potremmo non essere in grado di prevederne i dettagli o le tempistiche, ma le caratteristiche generali sì: allora, quante crisi servono per introdurre nuovi cambiamenti atti a evitarle? E come mai la maggior parte dei leader ignora questi problemi finché non è troppo tardi?”, si chiede Wucker.
Dalla vita privata alla geopolitica
C’è un fil rouge che collega la vita privata di singoli cittadini agli eventi che guadano l’intera società: l’inerzia. Tutto è soggetto alla medesima propensione umana alla procrastinazione: dallo studente che scrive la tesina a ridosso della scadenza alla persona che aspetta fino all’ultimo per cambiare l’olio dell’auto o comprare l’inchiostro della stampante, fino alle sfide che incidono sul futuro di un’azienda, di un’organizzazione o di un Paese, risultato dell’impatto combinato ed amplificato di molti esseri umani.
Procrastiniamo, senza prendere precauzioni, e poi ci paralizziamo perché l’istinto di rimanere immobili è fortissimo: ci sono state famiglie che non hanno lasciato la loro casa prima dell’uragano, fumatori che non hanno voluto smettere, giocatori d’azzardo che si sono giocati tutto.
Dall’uragano Katrina alla pianificazione economica di Xi Jinping
Ripercorrendo la storia, scopriamo così che molte delle grandi crisi del passato erano iniziate sotto forma di minacce estremamente ovvie, che erano state ignorate, proprio come accade con le principali sfide odierne. In diverse occasioni avremmo dovuto reagire in modo più adeguato a delle minacce evidenti: oltre alla crisi finanziaria del 2008, l’uragano Katrina, il crollo del ponte del Minnesota, gli incendi boschivi, le carenze idriche, pure gli attacchi informatici.
“Quando l’uragano Sandy si abbatté sulla East Coast, nell’ottobre 2012, pensai ai sistemi di segnalazione delle tempeste che avevano offerto a New York diversi giorni per correre ai ripari” , racconta Wucker. “All’indomani della tempesta fu chiaro che, nonostante gli addetti alle operazioni di pronto intervento avessero imparato qualche lezione dalla disastrosa gestione di Katrina da parte del governo, c’erano stati molti esempi di persone, aziende, organizzazioni ed enti governativi che non si erano preparati alla tempesta. E dopo Sandy non fu affatto chiaro se le persone che avevano il potere di apportare le modifiche necessarie per proteggere New York lo avrebbero fatto in futuro”.
Altri casi? L’emergenza disoccupazione giovanile, le “fabbriche di sudore” in Bangladesh, dove si lavora in condizioni pericolose e con stipendi molto bassi, e perfino la scomparsa del volo 370 della Malaysia Airlines nel marzo 2014. “Quando si diffuse la notizia che due passeggeri con dei passaporti rubati erano saliti a bordo, i funzionari dell’Interpol dichiararono che solo tre Paesi accedevano regolarmente al suo database contenente oltre 40 milioni di passaporti smarriti e rubati. Eppure i Paesi membri erano stati avvisati più e più volte del pericolo rappresentato dai documenti di viaggio falsi. Anche se forse non sapremo mai se i passaporti rubati fossero in qualche modo collegati alla scomparsa dell’aereo, quella tragedia dovrebbe fungere da segnale di avvertimento per i numerosi Paesi e compagnie aeree che non utilizzano il database”.
Di “rinoceronte grigio” si è discusso molto in tutto il mondo, specialmente nel periodo della pandemia, quando questa teoria è finita sulla bocca dei più eminenti politici internazionali. Ma già nel gennaio 2019 il presidente della Cina Xi Jinping ne aveva parlato, dopo la pubblicazione del Pil che nel quarto trimestre del 2018 ha segnato la crescita più bassa dal 1980, per poi farne un elemento chiave per la pianificazione economica cinese.
Trasformare problemi in opportunità (smettendo di fare gli struzzi)
Insomma, evitare un rinoceronte grigio può significare molte cose. “Può̀ significare accettare una minaccia e trasformarla in un’opportunità, o ancora evitare i danni, o almeno ridurli al minimo”, conclude Wucker. “Intervenire a tempo debito può̀ migliorare una situazione in modo significativo. Può̀ anche impedire a una crisi di peggiorare, come i piani di stimolo che hanno fatto seguito alla crisi finanziaria del 2008”.
Spesso i danni sono così gravi che le cose non possono tornare alla normalità, ma se quei danni sono solo il minore di tanti esiti peggiori, si tratta pur sempre di un miglioramento significativo. “Raramente, se non quasi mai, evitare di essere sopraffatti significa far rimanere le cose come stanno”.