Amazon controlla un supermercato enorme, globale: “The Everything Store”, come lo chiama Jeff Bezos sin dalla fondazione dell’azienda. Al suo interno, oltre a prodotti d’ogni marca e provenienza, ci sono anche i brand controllati da Amazon stessa. Da tempo ci sono sospetti sul conflitto di interessi tra produttore (Amazon) e venditore (ancora Amazon), e un recente leak sembra averli confermati.
Come si fa la concorrenza ad Amazon?
Secondo Reuters, infatti, il gigante avrebbe creato copie di prodotti di successo per poi metterli in vendita sulla piattaforma, favorendoli nel mercato indiano. Avete presente i box in cui Amazon vi consiglia prodotti secondo le vostre esigenze – o garantendo il miglior prezzo? Ecco, quelle raccomandazioni sono una miniera d’oro, contenendo prodotti che finiscono per essere preferiti dagli utenti al momento della scelta.
Il leak si riferisce all’India, come detto, paese che Amazon ritiene strategico e in cui ha avviato un’aggressiva campagna commerciale. Ma la prassi sembra consolidata ed è peraltro confermata da casi come quello di Allbirds, produttrice di scarpe di successo che fu di fatto copiata da un brand di Amazon. All’epoca il CEO di Allbirds rispose con una lettera aperta a Bezos stesso, in cui dava consigli su come rubare meglio e fare una scarpa migliore.
Dalle scarpe ai gadget elettronici: le label di Amazon coprono tutto
Nel caso in questione il marchio interessato fu 206 Collective, parte di una galassia di brand e nomi che riconducono sempre al colosso di Seattle. Il più noto è forse AmazonBasics, label che produce oggetti e gadget essenziali, a prezzo stracciato. L’inchiesta di Reuters ha sottolineato come proprio questo brand – insieme a un altro chiamato Solimo – abbiano ricevuto dei generosi “spinte” dal sito stesso. L’obiettivo? Fare in modo che i nuovi prodotti, appena lanciati, finissero sempre tra quelli consigliati.
Insomma, i risultati di ricerca vengono manipolati da Amazon per indirizzare i clienti verso i suoi stessi prodotti. Succede tramite “tecniche digitali” come il search seeding e il search sparkle, con cui “si dirigono i clienti verso certi prodotti”.
Ma non succede lo stesso al supermercato, quando una catena presenta i cosiddetti prodotti “MDD”, o private label? Parliamo dei prodotti a marchio Coop, Esselunga e affini che ormai valgono il 18,8% del mercato italiano, secondo il Fatto Alimentare. Le somiglianze ci sono, ovviamente, ma la differenza sostanziale è la natura digitale – e di piattaforma – del gigante.
Amazon, infatti, è anche Amazon Marketplace, un servizio con cui le aziende di qualunque dimensione possono accedere all’infrastruttura anche logistica del sito. Ma che succede se un prodotto di una piccola impresa diventa un successo su Amazon? Il rischio, a giudicare da quanto rivelato da Reuters, potrebbe essere che una label di Amazon ne approfitti per proporre la sua versione del prodotto, abbassandone il prezzo e spingendolo nei risultati di ricerca.
Il sistema funziona. “Entro pochi mesi dal lancio di AmazonBasics in India, nel 2015”, infatti, “quattro dei suoi prodotti era primi nella classifica della loro categoria”. Altro che i biscotti dell’Esselunga, quindi.