Le api, gli insetti più importanti del pianeta, esistono da 100 milioni di anni (l’uomo solo da 2 milioni e mezzo), ma da tempo sono protagoniste di un’estinzione silenziosa, che mette a rischio la biodiversità e la capacità di produrre cibo in maniera naturale. Oltre al 90% delle piante selvatiche, infatti, ben il 75% delle colture a scopo alimentare si affida all’impollinazione entomofila. Se le api non ci fossero più, non potremmo più mangiare gran parte degli alimenti che troviamo sulla tavola tutti i giorni, inclusa la carne e i prodotti derivati dal latte, che subirebbe un calo significativo, perché molte piante foraggere sono impollinate dalle api.
Pesticidi, malattie e cambiamenti climatici sono i grandi pericoli che minacciano la sopravvivenza di questi insetti. In 10 anni sono scomparsi oltre 10 milioni di alveari; in meno di 30 anni, dal 1980 al 2010, la popolazione mondiale di api e vespe si è ridotta del 40%. Secondo un rapporto del Global Assessment IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), il tasso di perdita di biodiversità e di ecosistemi è aumentato notevolmente negli ultimi decenni e le attività umane sono proprio una delle principali cause di questo fenomeno.
Osservare le api come bioindicatori
In questo scenario la biodiversità si può proteggere con la tecnologia, raccogliendo ed interpretando i dati sulla salute delle api e sulla loro connessione con gli ecosistemi attraverso sistemi proprietari innovativi: questa è l’idea da cui è nata 3Bee, la climate tech company che ora ha anche creato Element-E, piattaforma di environmental engineering. Una tecnologia di biomonitoraggio, che permette di calcolare il primo indice quantitativo di biodiversità analizzando in maniera oggettiva, chiara e trasparente lo stato di salute della biodiversità di un territorio.
Un’iniziativa rivolta alle aziende, che sono sempre più attente alla sostenibilità ambientale: nel 2021 l’80% di quelle inserite nella lista Fortune Global 500, che riunisce le realtà più importanti a livello globale sulla base del fatturato, ha pubblicato un report di sostenibilità, un aumento significativo rispetto al 72% del 2018 (rapporto GRI – Global Reporting Initiative).
Come funziona l’indice di biodiversità
Come funziona? Dopo aver individuato l’area di intervento dell’azienda, si installa la tecnologia 3Bee plug and play, che permette di raccogliere i dati di biodiversità locale in maniera automatica. Sulla base di queste informazioni, viene elaborato l’indice di biodiversità e viene redatto il relativo report annuale: in base al livello dell’indice, le aziende coinvolte possono ottenere la certificazione Element-E. Si ha così diritto ad apporre sui propri prodotti l’apposito marchio di sostenibilità, differenziandosi così dagli altri player, in particolare nei settori agroalimentare e vitivinicolo.
“Nel mercato c’è ancora troppa opacità e pochi strumenti per valorizzare l’impegno delle aziende nella tutela della biodiversità”, afferma Simone Mazzola, COO di 3Bee. “Con Element-E vogliamo offrire alle aziende una metodologia certificata basata sulla tecnologia per ottenere KPI (indicatori chiave di prestazione, ndr) chiari e quantificabili da includere nel bilancio di sostenibilità. Una modalità per valorizzare e certificare l’impegno delle aziende tramite la tecnologia, in maniera trasparente e con un’alta qualità di monitoraggio”.
Come avviene il calcolo della biodiversità
Per effettuare il calcolo della biodiversità, 3Bee mette in campo diverse tecnologie. Flora è un sistema basato su analisi di immagini satellitari multispettrali, sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA): un metodo quantitativo che, grazie all’AI, permette di definire in maniera precisa e continuativa i mutamenti di flora in un’area specifica, con uno storico fino a 4 anni prima dell’inizio del progetto. Ad oggi oltre un milione di ettari è già stato mappato.
Spectrum è invece la tecnologia 3Bee, che permette il monitoraggio della fauna – in particolare degli insetti impollinatori – di uno specifico territorio tramite sensori IoT. La valutazione si basa sulla variazione differenziale posizionale (terreni limitrofi) e temporale (scorrere delle stagioni): un’analisi quantitativa, che garantisce trasparenza e oggettività con la semplice installazione di una tecnologia non invasiva, che sostituisce i campionamenti effettuati sul campo. Ad oggi oltre 100 mila sample sonori sono stati raccolti e analizzati.
Dal 2017 ad oggi 3Bee ha sviluppato una rete di oltre 3.000 apicoltori, installato più di 4.000 sensori IoT e rigenerato oltre 40.000 ettari di territorio, collaborando con oltre 500 aziende in 10 Paesi, ma anche con centri di ricerca, scuole, agricoltori, coltivatori e cittadini per promuovere l’importanza della salvaguardia della biodiversità.