Perché mai un giochetto che avete scaricato quattro anni fa dovrebbe raccogliere informazioni sull’utilizzo del vostro telefono? È una domanda attorno alla quale è ruotato l’intero settore digitale negli ultimi dieci anni. Una domanda a cui Apple ha da poco dato una risposta chiara e decisa, con grandi ripercussioni per tutto il sistema.
Apple contro il tracciamento dei suoi utenti
A partire dalla pubblicazione del sistema operativo per iPhone iOS 14.5, infatti, gli utenti Apple hanno un grande potere: impedire alle app da loro scaricate di “tracciare” i loro comportamenti. La tecnologia si chiama App Tracking Transparency (ATT) e potrebbe mettere a repentaglio le fondamenta stesse della pubblicità online. Il business è infatti basato sull’accumulo e lo sfruttamento dei dati personali, oltre che sull’analisi dei comportamenti degli utenti, mentre passano di app in app.
Pensate a quante triangolazioni possono fare i giganti tecnologici. Il browser, le app aperte, le mail ricevute, la geolocalizzazione, persino alcuni dati “esterni”, comprati alla bisogna, riguardanti usi e consumi. Big data, lo chiamano, ed ecco perché: tali moli di informazioni dicono molto su di noi. E hanno permesso la fondazione di nuovi imperi.
Facebook (e non solo) corre ai ripari
Il pensiero, ovviamente, corre subito a Facebook. L’azienda si è sempre basata sull’IDFA, l’identifier for advertisers, un codice personale dato a ciascun dispositivo Apple. Immaginatelo come un documento d’identità con cui riconoscere gli utenti dovunque vadano online. Ecco, l’utente Apple ha oggi – potenzialmente – la possibilità di nascondere questo documento, chiudendo il rubinetto d’informazioni. E molti di loro lo stanno facendo.
La scelta di Apple fa parte di un ripensamento generale interno all’azienda. Cupertino ha da tempo fatto della privacy uno dei capisaldi del brand. E non sono solo parole: nessuno si aspettava che iOS permettesse tanta libertà di scelta agli utenti. Con un semplice tap, infatti, gli utenti iPhone possono chiudere la porta a un’intera industria, senza che la scelta abbia pesanti ripercussioni sulle loro vite. (A soffrire sono i pubblicitari e i social network, non Apple e i suoi utenti.)
Twitter “invita” i suoi utenti a fidarsi
È per questo che Facebook è tra le più colpite da questa novità, perché ha meno dati su cui basarsi per bersagliarci di pubblicità. Lo stesso vale per Twitter, che ha pubblicato un post in cui “invita” i suoi utenti a permettere alla sua app di tracciarli. La stessa azienda ha inoltre citato iOS 14.5 tra i fattori di “rischio” per la crescita nel 2021, insieme agli strascichi della pandemia.
Anche per questo, quindi, il social network sta correndo ai ripari. Se la cuccagna pubblicitaria sembra destinata a finire, ecco che Twitter si prepara a lanciare prodotti per consentire agli utenti di “monetizzare” il loro seguito. Ad esempio, la possibilità di scrivere tweet solo per abbonati e bottoni con cui sostenere economicamente i creators. Si cercano nuove entrate alternative alla normale pubblicità, insomma.
La privacy, nuovo terreno di scontro tra giganti
Persino realtà che si basano in buona parte sugli abbonamenti non dormono sonni tranquilli. Spotify, ad esempio, offre due servizi: quello free, con pubblicità, e quello a pagamento, senza. Dove c’è pubblicità, però, c’è sete di dati personali. L’azienda svedese è forse quella più protetta dalla burrasca scatenata da Apple, ma il cambiamento di sistema riguarda tutti. Proprio nelle ultime settimane Spotify ha annunciato l’aumento delle tariffe di abbonamento. Una coincidenza, forse, ma comunque un dato significativo.
Anche perché, in sottofondo, rimane un sospetto. Certo, la privacy, la difesa dell’utente: tutte cose importanti… Ma Apple ha cominciato a sua volta a investire sulla pubblicità, in quanto rivenditore di spazi all’interno del suo ecosistema. Secondo il Wall Street Journal, le pubblicità comprate attraverso Apple saranno trattate diversamente, ovvero meglio, di tutte le altre. Altro che privacy, quindi: è solo una nuova frontiera delle guerre tecnologiche.