Adolescenti che escogitano routine antietà per paura delle rughe future, adulti che si indebitano per pungere e laserare i loro volti, over 60 che usano prodotti di bellezza e cosmetici come se fossero nel pieno dell’età lavorativa e sociale; pre-adolescenti, i cosiddetti “Sephora kids”, che fanno incetta di prodotti skincare. Nella nostra società c’è una corsa frenetica e intergenerazionale verso retinoidi, collagene, acidi esfolianti, cosmetici e tutto ciò che può rendere la nostra pelle più bella e luminosa.
Lo dimostra anche l’aumento esponenziale di tutorial beauty condivisi sui social network, in particolare su TikTok, dove si incontra facilmente tutta una serie di comportamenti ossessivi e discutibili, anche pericolosi (vedi face basting e face slugging, solo per fare due esempi). Una vera e propria dipendenza, come dimostra anche l’aumento esponenziale degli iscritti a un popolare thread Reddit dedicato alla “r/SkincareAddiction”.
Questo trend negli ultimi tempi ha anche trovato un nome specifico: “dermorexia” o “dermoressia”, come lo ha chiamato Jessica DeFino, autrice della newsletter The Review of Beauty oltre che editorialista del Guardian. Il fenomeno è molto sentito anche in Italia, dove i pori, la pigmentazione e il processo di invecchiamento sono ormai considerati solo inconvenienti da eliminare anziché caratteristiche umane fondamentali.
Cos’è la dermorexia: significato
La dermorexia indica “una serie di comportamenti ossessivi verso la skincare abilitati e incoraggiati dall’industria della cura della pelle”, di cui parla anche uno studio pubblicato dalla National Library of Medicine. Ma l’uso eccessivo, ripetuto e persistente di prodotti diversi per la cura del viso e del corpo comporta il rischio di provocare dermatiti e allergie da contatto, specie tra i giovanissimi che, trainati dai social media, sono sempre più alle prese con creme illuminanti, maschere e tonici. Non solo: molti di questi comportamenti influiscono negativamente anche sulla salute mentale, soprattutto tra i più giovani. “All’inizio ho esitato a suggerire una parola che codificasse una malattia, ma è utile avere categorie diagnostiche in modo che le persone possano ricevere assistenza medica”, scrive Jessica DeFino.
La dermorexia e le altre malattie biopsicosociali
“Dermoressia” nasce da “ortoressia”, parola che è entrata nel lessico diagnostico alla fine degli Anni 90 per descrivere l’ossessione per la salute, il benessere e l’esercizio fisico, cresciuta fino a definire la cultura americana negli anni 2010.
L’origine è socio-culturale, poi si evolve in allarme dal punto di vista medico. DeFino cita anche l’autrice Emmeline Clein, che in “Dead Weight: Essays on Hunger and Harm” sostiene che le fasi del capitalismo influenzano i disturbi alimentari. “Se la bulimia fosse il disturbo alimentare della Reaganomics, e l’anoressia fosse il disturbo alimentare dell’austerità degli Anni Settanta”, scrive, allora l’attuale classe di farmaci iniettabili per la perdita di peso “potrebbe favorire un disturbo alimentare per la nuova era di del tecnocapitalismo, in cui proviamo a riconsiderare la fame come un altro inconveniente che possiamo eliminare con un’app”.
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“I disturbi alimentari sono complicate malattie biopsicosociali, il risultato di un’interazione tra ambiente e genetica che deve essere analizzata da molti punti di vista”, scrive Clein. Sebbene alcuni esperti siano “ancora contrari a spiegazioni culturali centrate”, ci sono prove che l’inseguimento di un canone di perfezione ideale giochi un “ruolo fondamentale nella malattia”, come sta accadendo oggi nel campo della cura della pelle. Il desiderio di essere “belli per sempre” sta giocando un ruolo fondamentale nello sviluppo di quella che d’ora in poi verrà indicata come dermorexia.
L’ossessione per una bellezza ideale ed eterna
Con questi comportamenti si rischia invece di ottenere proprio l’effetto opposto. Un uso eccessivo di cosmetici può essere controproducente per la pelle, che ha un’innata capacità di autoripararsi e di ristabilire l’equilibrio. Se si esagera nella stratificazione dei prodotti non adatti alla propria tipologia di cute, si rischia di logorarne la capacità intrinseca di protezione, portando allo squilibrio del microbiota cutaneo e della barriera protettiva.
La conclusione? Stiamo confondendo i concetti di bellezza e salute. Inseguendo il desiderio di un incarnato esteticamente perfetto, luminoso e rimpolpato, rischiamo di ritrovarci con dermatiti, sensibilità cutanee ed acne in età adulta.