Nei giorni scorsi i Bitcoin e le altre criptovalute sono precipitate in un baratro, perdendo circa il 30% del valore. Un calo causato da tanti fattori, non ultimo le mosse in America di Elon Musk e Tesla nel settore. Ma a preoccupare gli investitori è stata anche la decisione del governo cinese di bloccare le operazioni di mining e trading di Bitcoin, colpendo giganti del settore quali HashCow e BTC.TOP. Una scelta preoccupante, visto che proprio in Cina avviene circa il 70% del mining di Bitcoin: l’idea è che il governo di Pechino abbia preso di mira il settore, considerato troppo speculativo. Risultato: a un certo punto, la scorsa settimana, la valuta aveva perso metà del suo valore rispetto il suo massimo storico.
Bitcoin, in America sono di destra
Se la Cina è ai ferri corti con le criptovalute, la politica statunitense non sta a guardare. Una parte di Repubblicani, infatti, sembra aver scelto questa causa come un nuovo terreno di scontro geopolitico con Pechino, salendo sul carro del crypto.
Tra i più agguerriti c’è sicuramente Kevin McCarthy, capo dei repubblicani alla Camera e voce forte dell’opposizione all’amministrazione Biden. Per tutto aprile, mentre le criptovalute volavano, McCarthy ha attaccato il governo USA, colpevole di “ignorare i Bitcoin”. “Quelli del governo faranno meglio a cominciare a capire cosa vuol dire per il futuro tutto questo, perché altri Paesi si stanno muovendo in avanti, specie la Cina”, ha detto lo scorso 14 aprile, in una dichiarazione poi smentita dai fatti.
Bitcoin, “l’America non rimanga indietro”
La posizione filo-crypto di una parte di destra americana è però destinata a resistere al crescente scetticismo cinese, per varie ragioni, perlopiù politiche. Le potremmo riassumere con le parole con cui McCarthy ha concluso il suo pensiero sul settore: “Voglio che il prossimo secolo sia nostro. Non voglio che l’America rimanga indietro”. I Bitcoin come un fronte per il futuro del mondo, per il potere e il controllo della finanza di domani. Ma a convincere alcune frange radicali dei Conservatori statunitensi è anche la natura stessa della blockchain e delle valute che vi si basano.
I libertariani americani
Le criptovalute sono da sempre una grande passione dei libertariani americani, movimento politico-culturale che predica l’individualismo e vuole limitare al massimo il potere del governo. A ognuno il suo, insomma, e a ognuno ciò che egli merita. Ebbene, nella decentralizzazione predicata dal crypto si ritrovano anche i libertariani, che sognano una valuta indipendente da banche centrali e governi. Anche se a Pechino comincia ad andare di traverso, ecco che il Bitcoin sembra aver trovato una sponda amica in quel di Washington.
Bitcoin? Attenti alla Cina
Rimarrebbe però un problema: il mining è tuttora un affare perlopiù cinese. È in Cina, quindi, che queste valute digitali vengono “minate”, ovvero create. E se per sfuggire alla Federal Reserve i libertarians finissero nelle grinfie del dragone cinese?