La Cina pensa in grande sulla scienza e di recente ha annunciato un grande progetto che potrebbe fare concorrenza al Large Hedrone Collider, il grande acceleratore di particelle del Cern di Ginevra. 5 miliardi di dollari di investimenti e dieci anni di lavori potrebbero dal 2027 dar luce al Circular Electron Positron Collider (Cepc), il cui progetto sarà discusso l’anno prossimo al governo su iniziativa dell’Accademia Cinese delle Scienze. 100 km di tunnel sulla base di un disegno tecnico rilasciato nel dicembre 2023 per studiare il bosone di Higgs lanciano la concorrenza di Pechino all’Occidente su questo fronte?
Grassi: “Stiamo perdendo un primato”. La visione di un fisico sull’acceleratore
“Siamo in una fase in cui l’economia europea non potrebbe supportare progetti così grandi, anche c’è da dire che c’è un grande dibattito nella fisica riguardo il fatto che l’aumento di energia di un acceleratore da 100 km in realtà possa produrre nuove scoperte, giustificando costi esorbitanti”, commenta con True-News il fisico Valerio Grassi, Ceo di Atlas Advanced Technologies. Grassi è stato Senior Researcher presso la State Universityof New York a Stony Brook ed è stato basato al CERN di Ginevra dal novembre 2009 sino a marzo 2014 e conosce da fisico sperimentale molto bene dinamiche legate agli investimenti in ricerca.
Come Occidente, ricorda Grassi, “c’è un dato di fatto: stiamo perdendo un primato. La Cina sta avanzando sul fronte scientifico, sono referee di una rivista in cui si vedono crescenti produzioni di ricerche e scoperte scientifiche ad opera di equipe cinesi“. L’acceleratore di particelle Cpec sarebbe solo la punta dell’iceberg: “la Cina di recente ha sviluppato una missione lunare capace di trasferire campioni della faccia nascosta, un primato globale. In altri settori, come i semiconduttori, la Cina è una delle nazioni che più stanno spingendo la frontiera tecnologica globale”, nota Grassi.
La sfida di Pechino
La corsa alla scienza della Cina è condotta a suon di miliardi e molti la intravedono come una minaccia strategica. Ma Grassi ricorda che la logica dello scontro frontale è perdente: “Parafrasando la lezione del tai-chi”, aggiunge Grassi, “non si può non entrare in relazione con la Cina. Lo scontro, che sia quello militare o quello economico, rischia di vederci perdenti. C’è da entrare in relazione con una cultura complessa, protagonista della storia umana e della civiltà, che in questa fase sta tornando a essere un motore di sviluppo scientifico e tecnologico”.
Del resto, chi pensa al dual use come fine non solo scientifico ma anche strategico-militare dell’investimento cinese dovrebbe tenere conto di più elementi di valutazione: “La forza di un acceleratore come quello cinese, senza un equipe globale come quella del Cern, è dubbia e dobbiamo ricordare che col bosone di Higgs non si produce nulla, se non per le ricadute tecnologiche degli strumenti realizzati per fare queste scoperte”, ricorda Grassi. Ma per forza economica e strategica Pechino sembra poter dare le carte anche perché “come Europa, in questo momento, non abbiamo una situazione florida scientifica e economica”, ricorda il fisico. E da frontiera di sviluppo a periferia il passaggio sembra esser graduale ma inesorabile.