La vivibilità dei centri urbani è ormai l’obiettivo degli urbanisti e degli amministratori di tutto, o quasi, il mondo. Milano, per esempio, ha da pochi giorni proclamato il limite urbano a 30 km/h a partire dal 1° gennaio 2024. Obiettivo? Diventare una città più a misura di pedoni e ciclisti. Quello della viabilità slow è anche uno dei pilastri della città dei 15 minuti, in cui tutto ciò di cui si ha bisogno – lavoro, alloggio, salute, istruzione, cultura e tempo libero – è raggiungibile facilmente in meno di un quarto d’ora, a piedi o in bicicletta. Una tesi al centro di un accesso dibattito tra sostenitori e detrattori, i quali sostengono che potrebbe esacerbare le disuguaglianze, aumentando la gentrificazione dei centri urbani. Negli ultimi tempi, però, è finita nel mirino – guarda caso, online – dei cospirazionisti, che suggeriscono uno scenario più oscuro e sinistro. Sono gli stessi che vedono una teoria del complotto dietro la pandemia da Covid-19, l’attacco alle Torri Gemelle e la tecnologia 5G, o che sostengono il terrapiattismo.
Il complotto dietro la città dei 15 minuti
Sviluppata nel 2015 dall’accademico francese Carlos Moreno, professore dell’Università Sorbona di Parigi, la teoria della “città in 15 minuti” è decollata in tutto il mondo dopo la pandemia da Covid-19, mentre tanti cittadini sperimentavano l’idea dello smartworking, ed ha suscitato anche l’interesse l’alleanza mondiale delle città C40, delle Nazioni Unite e del World Economic Forum. Metropoli come Parigi, Londra, Copenaghen, Melbourne e Buenos Aires l’hanno presa come modello di riferimento e stanno così cercando di rendere i quartieri più vivibili, riducendo l’uso dell’auto per diminuire la dipendenza dai combustibili fossili e contenere il cambiamento climatico.
Welcome you your #15minutecity
Your whole life living within the space occupied by this photograph
That’s what they have in mind for us#climatescam #15MinutePrisons #clinatecult #vaccinemandates #vaccinegenocide pic.twitter.com/bDZqRP90R7
— The Risk Management Tool Box (@risktoolbox) February 26, 2023
Secondo gli utenti sospettosi dei social media, però, questi progetti di riqualificazione urbana sono la strada per condurci a nuovi lockdown, stavolta climatici anziché sanitari. Se si fa una ricerca su TikTok o su Twitter sul tema #15minutecities e #15minutecity, si trovano numerosi video e post sprezzanti, accompagnati dall’hashtag #15minuteprisons. “Attenzione! Vogliono rinchiuderci”, gridano i cospirazionisti digitali, avvertendo che la vera priorità del restyling urbano è limitare gli spostamenti dei residenti, arrivando a multarli per aver lasciato i loro quartieri. “Nazi 15-minute district”, “digital gulag”, “prison camp” e “smart city prison”, sono solo alcuni dei modi in cui viene definita la città dei 15 minuti.
I casi di Edmonton, Oxford, Dublino
“Non puoi abbandonarla quando vuoi”, racconta per esempio un uomo in un video sul nuovo piano del traffico della città canadese di Edmonton, visualizzato più di 59.000 volte su Facebook. “Le mura della città, le restrizioni, le zone… Non saranno usate per impedire alle persone di entrare, ma per rinchiudere tutti”.
Nella città britannica di Oxford, come riportato da Wired, i consiglieri comunali hanno riferito di essere stati bersagliati di insulti a causa del loro piano di limitazione del traffico automobilistico nelle ore di punta a favore degli autobus. È stato diffuso un articolo in cui si affermava falsamente che i residenti sarebbero stati “confinati nel loro quartiere e avrebbero dovuto chiedere il permesso di lasciarlo, il tutto per presunti fini di salvataggio del pianeta”.
“Il consiglio marxista della contea di Dublino sta pianificando di rinchiudervi in modo permanente attraverso il loro sistema carcerario #15minutecity”, ha affermato su Twitter l’attivista anti-lockdown ed ex giornalista Gemma O’Doherty, come racconta The Journal. “Pensiamo a come si sono evolute le piccole città irlandesi: un tempo tutto era abbastanza accessibile a piedi, poi la natura della pianificazione è cambiata”, è intervenuto Niamh Moore-Cherry, docente di governance urbana e sviluppo presso la Scuola di Geografia dell’UCD (University College Dublin). “Si tratta di migliorare la qualità della vita delle persone: oggi abbiamo città sempre più estese, con insediamenti ai margini, per cui la gente si sposta in auto, percorrendo distanze più lunghe, solo per accedere alle cose di base. E i centri delle nostre città stanno morendo. L’idea della città in 15 minuti potrebbe davvero aiutare a risolvere questo problema, incoraggiando la riqualificazione dei nostri centri urbani piuttosto che la costruzione di nuovi edifici sempre più lontani”.
What will you do in the next lockdown? #15mincities #15MinutePrisons pic.twitter.com/B9PKVpFUO7
— Adam Penning (@Adam_Penning) February 19, 2023
Covid, clima, città dei 15 minuti: è tutto un complotto
“Man mano che le popolazioni si riprendono dal trauma della pandemia, ci sono più paure e rancori da capitalizzare e un gruppo di elettori sempre più ampio che potrebbe essere strumentalizzato contro l’azione per il clima”, avverte un rapporto dell’Institute for Strategic Dialogue (ISD), che monitora la disinformazione. Lo stesso Carlos Moreno ha dichiarato all’AFP di aver ricevuto numerosi attacchi personali per questa sua idea. “Non ci sono mai state proposte di restrizioni, anzi, questa è una nuova opportunità: più scelta, più servizi, più desiderio di prosperare nel proprio quartiere”, ha dovuto giustificarsi.
Superfluo, almeno così dovrebbe, sottolineare che le persone potranno muoversi liberamente, se lo desidereranno. “Dall’inizio del 2023, il concetto di città in 15 minuti è stato oggetto di teorie cospirative, prodotte e condivise da persone già note per la diffusione di disinformazione su Covid, clima, vaccini e politica. Ma gli unici argomenti che hanno sono bugie, manipolazioni ed insulti”.