Home Future Condividere la vita, ma non il letto: “sleep divorce”, l’ultimo afrodisiaco

Condividere la vita, ma non il letto: “sleep divorce”, l’ultimo afrodisiaco

Condividere la vita, ma non il letto: “sleep divorce”, l’ultimo afrodisiaco

Celeberrimo è stato il caso della regina Elisabetta II e del principe Filippo, che hanno sempre avuto camere separate, ma attigue, come mostra la serie tv “The Queen”. Ma anche coppie italiane di lungo corso hanno scelto di dormire divise, da Mara Venier e Nicola Carraro a Maria De Filippi e Maurizio Costanzo. L’ultima vip a rendere pubblica questa abitudine è stata Cameron Diaz, sposata da 8 anni con il rocker dei Good Charlotte Benji Madden: “Abbiamo la stanza ‘di famiglia’, dove ci possiamo riunire per dedicare tempo alla nostra relazione, poi ognuno si ritira da solo”, ha spiegato.
Se vi sembrano casi bizzarri, scelte estreme da personaggi famosi, dovete ricredervi: il fenomeno  è sempre più diffuso perché pare far bene alla coppia. Si chiama “sleep divorce”, ovvero “divorzio del sonno”, e se ne discute pure su TikTok: cos’è?

Sleep divorce: cos’è 

A prima vista il termine “sleep divorce” sembra evocare problemi relazionali, invece è una pratica che sempre più persone adottano proprio per migliorare la loro relazione con il partner, oltre che la qualità del sonno. Quando prendere in considerazione questa scelta? Secondo l’Accademia americana di medicina del sonno (AASM) per un terzo degli americani il momento è già arrivato. Qquali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa nuova tendenza?

Sleep divorce: vantaggi

Secondo la Sleep Foundation, dormire separati riduce innanzitutto le interruzioni “forzate” del riposo notturno, dovute agli orari diversi in cui i componenti della coppia vanno a dormire, ai russamenti, ai movimenti involontari, alla necessità di alzarsi per andare al bagno e ad altre interferenze. Il 53% delle persone che adottano questa pratica riferisce un miglioramento della qualità del sonno, ma aumenta anche la quantità: secondo gli studi da soli si dormono in media 37 minuti in più ogni notte. 

La qualità percepita della relazione migliora di conseguenza, perché al mattino ci si alza più riposati e maggiormente ben disposti verso il partner, anziché di cattivo umore come avviene dopo aver trascorso una notte agitata insieme. Infine, è anche una questione di sicurezza: in caso di disturbo comportamentale del sonno REM dormire separati può prevenire lesioni accidentali dovute a movimenti troppo bruschi.

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Sleep divorce: svantaggi

D’altra parte lo sleep divorce può comportare anche vari svantaggi, a seconda della situazione. Innanzitutto un aumento dei costi: dormire separati richiede la disponibilità di due camere diverse, ipotesi che può non essere realizzabile da parte di tutti. Inoltre può portare a una riduzione dell’intimità fisica e psicologica della coppia, mentre per alcune persone dormire da soli può anche comportare un peggioramento della qualità del sonno, a causa per esempio di un senso di sicurezza ridotto: senza il partner accanto ci si può sentire meno protetti e quindi avere un sonno più leggero. 

Le alternative

Chi non può proprio permettersi di avere una casa con due camere separate cosa può fare?  Ci sono diverse strategie da mettere in atto: per esempio, dormire in stile scandinavo, ovvero condividere lo stesso materasso, ma non le stesse lenzuola e coperte, utilizzando biancheria da letto per piazze singole, poi attrezzarsi con mascherine per gli occhi e tappi per le orecchie, in modo da diminuire il più possibile le interferenze. E ancora, cercare di venirsi incontro adattando gli orari reciproci di riposo. Infine, se il problema è dato dal russare, potrebbe essere utile uno screening per l’apnea notturna.

Come scegliere la soluzione migliore per sé e per la propria relazione? “Lo sleep divorce in generale va visto come un cambiamento salutare – spiega Brandon Peters, medico del sonno -, ma bisogna accompagnarlo ad una routine serale che includa il giusto tempo da dedicare alla coppia, così ci si può ritirare in alloggi separati senza sentirsi in colpa. Se non funziona, è sempre possibile tornare alla precedente abitudine di camera matrimoniale”.