Si fa presto a dire “bisogna piantare nuovi alberi”. La realtà, purtroppo, è molto più complessa di una semplice semina di massa. L’Italia, infatti, è coperta al 36,7% di boschi: più di un terzo del nostro Paese è verde. Ma non basta: o meglio, non è necessariamente un buon segno.
L’Italia ha sempre più boschi. E allora?
La superficie boschiva è addirittura in aumento e nell’ultimo decennio è aumentata del 18,4% raggiungendo gli undici milioni di ettari. A rivelarlo è l’ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio, realizzato dall’Arma dei Carabinieri e il Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi per l’economia agraria (scarica qui il pdf).
E questo è un bene, perché gli alberi hanno la capacità di “catturare” il carbonio. “In un ettaro di Bosco”, si legge nel documento, “le specie legnose contengono in media 59.4 tonnellate di carbonio mentre il legno morto ne contiene 3.3 tonnellate”. Il punto è che, nonostante il loro “ruolo fondamentale nel garantire gli equilibri naturali e ambientali globali”, queste stesse foreste sono in pericolo. Insomma, piantare alberi per mitigare gli effetti del riscaldamento globale ha poco senso, se sono gli alberi i primi a soffrirne. L’inventario ha analizzato le principali cause di danno alle piante, vediamoli nell’ordine.
Dai parassiti al clima: i boschi in pericolo
Al primo posto nella classifica troviamo parassiti e malattie causate da “insetti, funghi, batteri, micoplasmi e virus”, che interessano il 33,8% della superficie totale. A seguire, ecco i fattori puramente climatici, come tempeste di vento, alluvioni, nevicate molto abbondanti, sempre più frequenti e intensi. Ad essi è riconducibile il 26,5% dei danni totali.
E poi ci sono gli incendi, in continuo aumento da anni, come l’estate appena conclusasi ha dimostrato. Il report distingue gli incendi del soprassuolo da quelli del sottobosco, con i primi a rappresentare il 20% dei danni totali. Secondo una stima di Coldiretti, quest’anno l’Italia avrebbe perso 159mila gli ettari di bosco, proprio a causa dei cambiamenti climatici. Il motivo? È proprio la mancanza di gestione. E il fatto che la crescita di territorio boschivo sia di fatto incontrollata, frutto dell’abbandono di pascoli e altri terreni.
L’esigenza di una pianificazione
Siamo al circolo vizioso, anzi al paradosso: gli alberi, perfetti per la cattura del carbonio, finiscono per produrne sempre di più andando a fuoco. A mancare è spesso l’equilibrio tra le specie di alberi, che rischia di produrre boschi in forte espansione, ma poco resistenti alle intemperie (e all’uomo). Insomma, l’Italia è piena di alberi, ma deve curare di più i suoi grandi boschi, per evitare che scompaiano. La settimana appena terminata ha portato questo e altri tempi delicati sulle prime pagine dei giornali e sulle agende dei politici, grazie anche alla visita di Greta Thunberg a Milano. È già qualcosa.
I boschi, regione per regione
Infine, sempre seguendo l’Inventario, vediamo come il verde italiano è distribuito geograficamente. Le regioni che “maggiormente contribuiscono al volume complessivo dei boschi italiani sono la Toscana, il Piemonte e la Lombardia, rispettivamente con il 10.4%, il 9.8% e l’8.7% del totale”. Quelle con i valori più bassi, invece, sono Puglia, la Valle d’Aosta e il Molise. Ovviamente, specie per gli ultimi due casi, a pesare è anche l’estensione territoriale delle regioni. E quindi delle foreste.
(Foto: Envato)