Pochi sanno che Facebook, circa un anno fa, ha creato una sorta di Corte Suprema interna chiamata Oversight Board e composta da una ventina di personalità indipendenti dall’azienda, che devono esprimersi sulle “decisioni riguardo i contenuti” della piattaforma. Finora non ha avuto grandi occasioni di riunirsi ma i recenti sviluppi della politica americana hanno cambiato le cose e il Board si sta preparando a decidere se l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrà tornare a pubblicare sulla piattaforma di Mark Zuckerberg. In un comunicato ufficiale, il VP of Global Affairs del social network Nick Clegg – che qualcuno ricorderà come vicepremier britannico ai tempi di David Cameron – ha difeso la scelta di Facebook di “sospendere l’accesso a Trump” come “necessaria e giusta”, passando poi la patata bollente alla Corte, che avrà così il suo battesimo del fuoco.
La decisione
Le attività dell’Oversight Board sono iniziate giovedì scorso, quando i suoi membri – “che hanno vissuto in 27 Paesi e parlano 29 lingue”, come recita il comunicato ufficiale di Facebook – hanno cominciato a riunirsi su Zoom per discutere del futuro dell’account di Trump. Tra questi troviamo il professore della Columbia Law School Jamal Greene, il giornalista indonesiano Endy Bayuni, e attivisti come Maina Kiai e Nighat Dad. Una manciata di persone che decideranno qualcosa di essenziale per il futuro della piattaforma, ma non solo. Come ha detto la specialista nella moderazione dei contenuti Evelyn Douek al New York Times, il verdetto ha potenzialità enormi ma potrebbe anche non cambiare nulla: “Non sarà nulla di che o il Nuovo ordine mondiale”.
Il board ha novanta giorni per decidere. Ne sentiremo parlare.