Nel bene o nel male, il Covid ha cambiato le nostre vite in molti modi, più o meno tangibili. Tra questi, anche il modo in cui viviamo spazi e usiamo oggetti. Alcune novità scompariranno a breve, anzi stanno già scomparendo, altrerimarranno per molti decenni, forse per sempre. Pensiamo ai controlli in aeroporto che sono diventati routine all’indomani dell’11 settembre: come ricorda il New York Times, è difficile spiegare a un under 25 che un tempo ci si muoveva con tutt’altra libertà. Vediamo allora quali sono gli oggetti e le nuove tendenze legate al Covid design che rimarranno (oppure no) anche in futuro.
Covid design, oggetti e nuove tendenze
Quali potrebbero essere le eredità della pandemia, molte delle quali tra l’altro legate alla tecnologia, che ci ha permesso di vivere questa emergenza sanitaria in modo forse più “facile” rispetto a quanto avremmo fatto anche solo 5 anni fa?
Innanzitutto c’è un oggetto che ben rappresenta la voglia e la capacità dell’uomo di adattarsi di fronte a crisi grandi e piccole. E’ l’apri-porta senza contatto, disponibile su Amazon a pochi euro: un pezzo di metallo, vagamente a forma di chiave, che permette di (non) toccare maniglie e schiacciare pulsanti, progettato quando si temeva al massimo il contatto con le superfici (poi si è capito che il Covid è soprattutto un virus a trasmissione aerea). Sparirà presto, già ora ce lo siamo quasi dimenticato, ma ha un forte significato simbolico.
Un altro esempio, per quanto ovvio, è la mascherina facciale, in tutte le sue versioni, ormai prodotta anche dalle grandi aziende di moda, da Gap a Louis Vuitton, così come dagli innumerevoli venditori indipendenti su Etsy. Lei si candida a rimanere nelle nostre vite come accessorio “di routine”, anche solo per evitare l’influenza stagionale.
Ci sono poi alcuni esperimenti di Covid design che potrebbero sopravvivere all’era pandemica perché un numero significativo di persone – o aziende – li ha accolti e abbracciati volentieri. E allora, sempre per evitare al massimo i contatti, i menù cartacei hanno lasciato spazio a quelli digitali, raggiungibili tramite QR Code. Anche se ora sappiamo che toccare un pieghevole con l’elenco delle portate è un modo altamente improbabile per contrarre il virus, probabilmente questi Quick Response Code, ovvero codici a barre a risposta rapida, rimarranno nelle nostre vite per motivi principalmente economici. Anche prima della pandemia, i ristoranti avevano margini molto sottili. Adesso, a maggior ragione, i risparmi sui costi di stampa sono un incentivo significativo, a cui si aggiunge un altro vantaggio del menù digitale, quello di consentire ai ristoranti di modificare i prezzi in tempo reale in risposta ai costi di mercato.
Insomma, una vera e propria seconda vita per i codici QR, che erano in via di estinzione, con cui invece milioni di persone hanno finalmente imparato ad interagire. Anche hotel e altre aziende hanno capito come usarli per sostituire opuscoli e altro materiale cartaceo. Ci sono negozi che li utilizzano come parte di un’opzione di pagamento senza contatto e piccole attività, come parrucchieri e barbieri, che li usano per il check-in degli appuntamenti o per far lasciare la mancia in modo più facile.
Sempre a proposito di ristoranti, in futuro i tanti dehor, sorti come misura di emergenza a una velocità impensabile in passato, rimarranno probabilmente come spazi stabili, che hanno rivitalizzato le vecchie piazze e ne hanno create anche di nuove.
Capitolo lavoro. Anche in questo caso la cosiddetta “emergenza progettuale” lascerà in eredità cambiamenti probabilmente duraturi. Nuove esigenze avanzano, anche se non ce ne accorgiamo. Gli uffici potrebbero ora essere ridisegnati e ripensati per accogliere un modello “ibrido”, con una parte dei dipendenti che scelgono di continuare a lavorare da casa alcuni giorni alla settimana. Forse anche le scrivanie saranno configurate in modo diverso, ponendo fine al tanto detestato “open office”.
A casa continueremo ad avere l’angolo smartworking: chi ha potuto ha dedicato al telelavoro un’intera stanza, altri si sono comprati scrivanie compatte e super funzionali, da inserire in ogni spazio possibile immaginale, anch’esse nate dalla creatività dei designer in risposta alle esigenze pandemiche. E poi, ecco l’angolo home fitness, che molti riescono a ricavarsi all’occorrenza in salotto o in camera da letto, spostando un divano o un tappeto. Durante le settimane di reclusione forzata sono andati a ruba i kit di pesi ed elastici per allenarsi anche a casa. E quante macchine del pane resteranno nelle nostre cucine come elettrodomestico ormai imprescindibile?
Nelle nostre case rimarranno anche tutti quegli accessori acquistati di corsa in lockdown per migliorare la ripresa video durane le “call”, come ormai tutti chiamano le riunioni a distanza. C’è un intero ecosistema di prodotti che va a ruba, dalle webcam alle luci “ad anello”, un cerchio di lampadine a LED che attenuano le ombre e riducono al minimo le imperfezioni, l’accessorio preferito dagli influencer dei social media.
Quanta parte della nostra vita, infine, continuerà a svolgersi “a distanza”? Dagli eventi ai meeting di lavoro, dai concerti alla scuola. Con buona pace di professori e insegnanti, la Dad è passata da standard sperimentale a standard de facto praticamente da un giorno all’altro. Chiaramente, non tutte queste modifiche rimarranno. Ma altrettanto chiaramente, una barriera è stata violata e l’accettazione generale dalla connessione in video sembra ormai consolidata.