Entro il 2026 nella filiera della moda ci sarà l’assunzione di oltre 31 mila nuovi addetti all’anno, secondo i dati di Excelsior Unioncamere realizzati per Confindustria moda e presentati ai Fashion talent days 2023. Non solo: in questo contesto aumentano le nuove professioni richieste dalla fashion industry, che vanno dal 3D collection designer al raw material developer, dal client engagement specialist al sustainability strategico.
Ma quali sono esattamente gli sbocchi professionali che si stanno aprendo in questo settore? True-News.it ne ha parlato con Anna Lottersberger, Dean di Ferrari Fashion School di Milano: “Il settore moda, soprattutto a Milano, che rimane una delle capitali mondiali del settore, è più vivo che mai – spiega -. Per cogliere le nuove sfide e formare i futuri talenti è necessario un apprendimento approfondito e innovativo: bisogna esplorare discipline ibride, come la psicologia applicata al fashion o l’experience design al lusso, nonché porre il focus sia sul livello teorico che su quello pratico”.
Quali sono le competenze più innovative da acquisire per chi vuole lavorare nella moda?
“Sicuramente quelle legate ad alcune tecnologie digitali, come la modellistica 3D nel campo del design e della produzione, o l’AI per la creazione di contenuti, come foto, video e testi. Ci sono però altre competenze molto innovative in quanto trasversali e combinate, come le competenze connesse alla sostenibilità ambientale, che possono legarsi alle competenze di fashion design, di sviluppo dei materiali, o di gestione dei processi aziendali, dalla logistica al marketing. Oppure le competenze tipiche della psicologia cognitiva e delle neuroscienze, che utilizzano la raccolta e l’analisi dei dati, anche i cosiddetti ‘big data’, per approfondire la conoscenza e la comprensione del cliente per anticiparne il comportamento e creare brand experience omni-canale (nei punti vendita, online e tramite social) personalizzate non solo nella moda, ma anche nella cosmetica o per il settore dell’hospitality”.
Quali sono invece le competenze e le abilità tradizionali che non tramontano nel corso del tempo?
Da una parte saper fare ricerca: fotografia, cinema, arte contemporanea, archivi vintage. L’ispirazione per dare vita a una collezione originale, o a maggior ragione più collezioni declinate tra uomo, donna, pre e main, abbigliamento e accessori, nasce dalla contaminazione tra le arti, dallo scovare un libro con delle foto particolari, dallo studio di capi vintage o provenienti da costumi e abiti non occidentali da cui partire per elaborare delle strutture originali o delle stampe particolari. E dall’altra parte saper costruire un abito. Avere una buona padronanza delle tecniche di modellistica e di confezione significa saper dare forma alle idee, saper comunicare con i prototipisti e i responsabili della produzione in maniera coerente ed efficace.
Oltre alle figure professionali più moderne, ci sono figure professionali tradizionali che sono comunque ricercate? Nella moda si parla spesso di carenza di manodopera artigianale specializzata…
Certo, modellisti e premiere/sarti prototipisti sono sempre ricercati e valorizzati. Così come i ricercatori / tecnici del tessuto. Ricordiamoci che l’alta moda e i campionari del pret a porter, incluso quello francese, sono tuttora realmente Made in Italy. L’innovazione avviene tramite la sperimentazione, e per riuscire a sperimentare è essenziale conoscere le tecniche di creazione tradizionali, ovvero tessitura, maglieria, manipolazione, modellistica e sartoria, a maggior ragione se si cerca una sostenibilità autentica. Come diceva quel genio di Gianfranco Ferré, ‘finché avremo solo due braccia, non ci serviranno tre maniche’. L’innovazione più poetica e reale è fatta di volumi eccezionali, nuovi materiali e dettagli speciali.
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Che ruolo avranno le nuove tecnologie nella trasformazione del settore e delle professioni?
“L’intelligenza artificiale, l’automazione, la stampa 3D, i materiali originati dai funghi stanno già avendo un ruolo chiave ed esserne consapevoli costituisce un vantaggio incredibile per i professionisti di oggi e una necessità per quelli del futuro. Con l’augurio che rimangano strumenti al servizio della fantasia umana. È già possibile ricreare uno shooting fotografico molto verosimile in una location fittizia. Stessa cosa vale per il design 3D che permette di passare dal disegno al campione in tessuto in un paio di giorni. La domanda che deve sorgere spontanea è: qual è l’obiettivo, oltre all’ovvio risparmio in termini di tempo e investimento economico? Sarebbe entusiasmante vedere degli stilisti-biologi, marketer-poeti, manager-psicologi, persone che sappiano coniugare le potenzialità della tecnica con la ricerca di visione e significato”.
Professioni del futuro: i 5 lavori più richiesti nella moda
Ecco cinque tra i profili di maggior interesse per la fashion industry nei prossimi anni.
3D Collection Designer
Figura professionale che si avvicina e risponde al ricercato “e-fashion”, ossia la tendenza odierna di sfruttare le capacità e le possibilità offerte dal digitale, come quella di poter osservare online intere collezioni ancor prima della loro realizzazione. Entra quindi in gioco l’uso di software capaci di tramutare i capi in riproduzioni tridimensionali, simulandone persino il movimento. Il 3D Collection Designer è in grado di notare la presenza di difetti ancor prima della fase di prototipazione e concretizzazione del prodotto, aiutando quindi a minimizzare sia il margine di errore, sia lo spreco di materiali.
Raw Material Developer
I materiali sono di estrema importanza per chi lavora nel settore moda. Per questo, possedere una conoscenza approfondita dei materiali (fibre, filati, tessuti) rappresenta una risorsa irrinunciabile per moltissime aziende della fashion industry. Ecco che quindi il Raw Material Developer si applica per la ricerca di materiali tradizionali e innovativi pensati appositamente per le future collezioni, e si assicura di tradurre correttamente la visione creativa in un prodotto di qualità. Il suo lavoro è dunque funzionale sia alla produzione dell’azienda, sia alla soddisfazione della clientela.
Sustainability Strategist
Le competenze green, proprio come quelle digital, godono di una particolare attenzione e per questo arriveranno a essere richieste a più del 60% degli occupati entro il 2026. Ecco che il Sustainability Strategist si fa largo tra le job career del futuro, proponendosi come consulente e come risorsa indispensabile per rendere l’azienda circolare sotto ogni aspetto: dalla brand identity alla selezione dei materiali, fino alla produzione finale. Si impegna quindi a minimizzare gli sprechi e l’impatto ambientale, allontanandosi così dai principi del fast fashion.
Omnichannel Operations
Per i consumatori di oggi non esiste più una netta distinzione tra spazio fisico e spazio online dedicato all’acquisto dei prodotti e, per questa ragione, si presenta la necessità di trovare figure specializzate in queste strategie di marketing omnicanale. Le operazioni omnichannel garantiscono infatti che il cliente possa godere della stessa esperienza in ogni punto vendita (fisico e non) così da acquistare online o via chat e ritirare in store, acquistare in un negozio e ritirare in un altro o ricevere la consegna a casa, senza limiti. Un ruolo fondamentale per il settore moda che si impegna a integrare ogni suo canale di distribuzione per andare incontro alle esigenze dei consumatori.
Client Engagement Specialist
L’obiettivo di questa figura è quello di creare interazioni significative tra brand e cliente in modo iper-personalizzato attraverso attività di customer engagement, volte a creare una relazione continua tra il consumatore e il marchio. Tutto ciò è possibile grazie allo studio della psicologia sociale, cognitiva e dei principi di neuromarketing, all’analisi del comportamento dei consumatori con metodologie di ricerca volte a comprenderne preferenze e motivazioni, così da guidare le strategie aziendali per adattare i prodotti e i servizi alle esigenze del cliente finale.