Si chiamano “dark store”, ovvero “negozi oscuri” o… nascosti. Di fatto sono mini magazzini riforniti di generi alimentari da consegnare in 15 minuti o anche meno. Si stanno moltiplicando velocemente in tante città degli Stati Uniti e d’Europa, gestiti in genere da startup ben finanziate. Occupano lo spazio commerciale che un tempo era dei negozi, che lasciano così il posto a questi nuovi centri di distribuzione chiusi al pubblico. Complice anche la pandemia, il fenomeno ha subito una notevole accelerazione, perché la comodità oggettivamente c’è e dà pure una certa “dipendenza”.
Dark store, che cosa sono e come funzionano
In pratica, arrivi a casa stanco, ti metti in pantofole, ti accorgi che nel frigorifero manca un ingrediente per preparare la cena. Ti rivesti ed esci a comprarlo? Macché. Afferri lo smartphone e in un quarto d’ora, o anche meno, lo ricevi a casa. Così la prima sera. La seconda, già che ci sei, ordini tutto il necessario per preparare l’intera cena (il frigorifero è ancora più vuoto del giorno precedente). La terza sera fai direttamente la spesa anche per i giorni successivi. Il servizio di delivery ultraveloce della spesa si basa su una rete di magazzini (“dark store”, appunto) di quartiere, una squadra di rider e magazzinieri e una flotta di scooter e biciclette per sfrecciare tra le strade.
Una comodità che dà dipendenza
La consegna in 15 minuti, apparentemente, richiama l’idea della città in 15 minuti, concetto che negli ultimi tempi ha guadagnato popolarità in tutto il mondo. Un nuovo modello urbano in cui tutti i servizi essenziali sono facilmente accessibili a piedi o in bicicletta. Entrambe le visioni avvicinano beni e servizi a casa. Ma la differenza c’è ed è notevole. Mentre la città dei 15 minuti nasce dall’idea di rafforzare la vita di comunità, valorizzando la vita di quartiere attraverso servizi comunque reali, un mondo basato sul fast delivery rischia invece di divorarla perché tende a far scomparire quella parte di relazioni e di vita che si lega al rito dello shopping. Il rischio è quello di trasformare i centri urbani in “città oscure”, in cui il commercio quotidiano che dà alle strade la loro vitalità è evaporato alla vista e si è trasferito su una app.
In tutto il mondo, da Manhattan a Singapore, ci si interroga sulla gestione del cambiamento. Per questo, anche in Italia, sarà importante lavorare per trovare un punto di equilibrio tra comodità e socialità. Il 2021 sicuramente ha rappresentato l’anno della svolta per l’Italia da questo punto di vista, perché diverse realtà hanno fatto il loro ingresso nel nostro Paese.
La mappa dei dark store in Italia
L’ultima ad aver debuttato in ordine di tempo è Getir, fondata da Nazim Salur nel 2015 a Istanbul, la prima azienda al mondo ad offrire un servizio di consegna di spesa ultraveloce. Oggi è presente in tutte le principali metropoli europee: Londra, Amsterdam, Berlino, Parigi, Madrid, Barcellona e Milano, dove è sbarcata a ottobre in attesa di puntare agli Stati Uniti.
Nella primavera 2021 è arrivato a Milano Blok, delivery che offre un servizio di spesa via app con consegna entro 10 minuti dall’ordine. La startup, nata pochi mesi prima a Madrid e Barcellona su iniziativa di due ex manager di Glovo, Uber e Deliveroo, Vishal Verma e Hunab Moreno, conta circa 200 dipendenti ed è finanziata da alcuni fondi di investimento per un valore non ancora comunicato. Punta ad aprire 45 magazzini tra l’Italia e la Spagna entro fine anno.
Forte di un round B da 290 milioni di dollari chiuso a fine marzo, con cui ha raggiunto lo status di unicorno (valutazione superiore a un miliardo di dollari), a maggio la startup tedesca Gorillas ha annunciato il proprio arrivo a Milano e in altre città d’Italia, tra cui Roma, Torino e Genova.
Se all’estero vanno forte Jokr, Gopuff e DoorDash, a completare la mappa italiana del fast delivery c’è Glovo, la piattaforma di consegne a domicilio multicategoria, che la scorsa primavera ha annunciato l’apertura di 15 dark store fisici tra Milano, Torino e Roma, con l’obiettivo di inaugurarne 200 nel mondo entro fine anno. Come ha spiegato Elisa Pagliarani, general manager di Glovo Italia, “la spesa è un segmento del nostro servizio che nell’ultimo anno è cresciuto del 400%. Grazie alla distribuzione nei punti nevralgici della città dei nostri magazzini fisici, con la stessa facilità con cui si ordina il cibo, i clienti possono ricevere a casa la spesa last minute”.