Perché questo articolo potrebbe interessarti? Se anche tu da anni sei attento alla raccolta differenziata, ora potresti scoprire che si tratta di uno sforzo inutile e, anzi, pure dannoso, secondo gli ambientalisti (photo credit: Tim Aubry/Greenpeace). Vediamo perché.
Plastica inquinante: la denuncia di Greenpeace
Dal 29 maggio al 2 giugno a Parigi si tiene il secondo round di negoziati sul Trattato globale sulla plastica (INC2), che punta a ottenere un accordo globale legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento causato da questo materiale. In pratica, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), che ospita i colloqui, punta a ridurre i rifiuti di polimeri dell’80% entro il 2040 seguendo tre aree chiave di azione: riutilizzo, riciclaggio e riorientamento degli imballaggi verso materiali alternativi.
Ma alcuni gruppi ambientalisti hanno criticato questo progetto, accusandolo di essere troppo concentrato sulla gestione dei rifiuti, come forma di concessione all’industria globale del petrolio e del gas fossile, da cui la plastica viene ricavata. Quindi, in vista dell’importante appuntamento, oltre 150 organizzazioni della società civile e scienziati di tutto il mondo hanno firmato una lettera aperta (versione integrale sul sito di Greenpeace), che invita le Nazioni Unite ad intervenire per impedire all’industria dei combustibili fossili di compromettere l’efficacia di queste trattative.
“Il Trattato stabilisca una tabella di marcia per limitare la produzione di plastica e l’impiego di sostanze chimiche tossiche nelle fasi produttive”, si chiede. “Nonostante le crescenti preoccupazioni per l’impatto sulla salute delle persone e sull’ambiente, la produzione di plastica continua a crescere di anno in anno. Le aziende dei combustibili fossili come ExxonMobil, Dow e Shell stanno dirottando grandi investimenti proprio per aumentare la loro capacità produttiva negli impianti petrolchimici. Secondo le stime del settore, la produzione di plastica potrebbe raddoppiare entro i prossimi 10-15 anni e triplicare entro il 2050”.
“Arginare chi fa profitti con la plastica”
“I leader mondiali hanno l’opportunità di agire, seguendo le raccomandazioni della comunità scientifica, su un problema che non ha confini geografici e che cresce di ora in ora”, ha sottolineato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “La nostra lettera alle Nazioni Unite vuole impedire che vada in scena un film già visto durante i negoziati sui cambiamenti climatici e porre un argine alle interferenze di chi con la plastica continua a fare enormi profitti”.
Produrre meno plastica, non riciclarla
In sostanza, secondo varie associazioni il riciclo, per il quale da tempo ci impegniamo e che in molti hanno sempre sostenuto (anche se tuttora viene riciclato meno del 10% della plastica), non è la soluzione giusta. L’obiettivo non è avere più plastica riciclata, ma avere molti meno polimeri in circolazione, quindi diminuire la produzione.
Secondo un nuovo rapporto diffuso nei giorni scorsi da Greenpeace USA (QUI), infatti, riciclare questo materiale può renderlo più tossico rispetto ai polimeri vergini: la plastica che entra negli impianti di riciclo ne esce con concentrazioni più elevate di sostanze chimiche, incluso il benzene, che moltiplicano il potenziale danno per l’uomo, gli animali e l’ambiente.
Obiettivo: riprogettare gli imballaggi
Da parte sua il direttore esecutivo dell’UNEP, Inger Andersen, ha dichiarato a Reuters che le critiche al riciclaggio contenute nel rapporto di Greenpeace ignorano le raccomandazioni più ampie fornite dalle Nazioni Unite per la revisione degli imballaggi: “Stiamo parlando di riprogettazione ed è questo che dobbiamo fare per utilizzare meno plastica”. Lo stesso UNEP ha identificato 13.000 sostanze chimiche associate alla produzione di plastica, più di 3.000 delle quali considerate pericolose.
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