Abbiamo sempre evitato di dare troppo peso a Dogecoin, la criptovaluta creata “per scherzo” nel 2013 come presa in giro di Bitcoin e simili – il cui nome è ispirato a un meme di un cane, per dire. Nell’ultimo anno, però, l’atmosfera attorno a questa moneta digitale è cambiata: con la crescita post-Covid di Bitcoin e delle altre criptovalute, anche Dogecoin ha finito per essere presa sul serio. O almeno, per diventare la nuova frontiera della speculazione finanziaria.
Recentemente Bloomberg ha raccontato come tutto il settore crypto sia diventato il campo da gioco di broker e vecchie volpi di Wall Street. A qualcuno di loro, ad esempio, ricorda “il mercato delle materie prima di trent’anni fa”: sregolato, selvaggio, da cavalcare per arricchirsi in poche ore. Alcuni investitori, spiega il giornale, avrebbero addirittura abbandonato il loro lavoro dopo aver azzeccato una puntata crypto – su Ethereum, Bitcoin o Dogecoin.
Guardiamo i numeri: a inizio anno un Dogecoin valeva 0,008 dollari. Ad aprile era salito 0,07 dollari. Il sette maggio scorso è volato a 0,7 dollari. Un aumento del 8650%. (Ora sembra essersi stabilizzato attorno ai 0,5 dollari.) A decidere il bello e il cattivo tempo in questa nuova frontiera speculativa è però un’altra persona. Elon Musk si è recentemente imposto come profeta del settore, spingendo Tesla prima a investire un miliardo e mezzo in Bitcoin, poi ad accettare la valuta nella compravendita delle sue auto e arrivando persino a promuovere Dogecoin – una criptovaluta senza senso “creata in cinque minuti”, secondo il suo ideatore – come un qualcosa di serio.
La scorsa settimana la bolla si è però sgonfiata. Su Twitter, Musk si è allontanato dai Bitcoin annunciando che Tesla non li avrebbe accettati più, per poi criticarne anche l’impatto ecologico. Nei forum dedicati al settore e su Reddit la comunità crypto è sembrata delusa e arrabbiata, ma a giudicare dal tonfo registrato da Bitcoin & Co. dopo le parole di Musk, è evidente che la sua influenza sul settore sia ancora forte. Troppo.