In pochi giorni tre dei giganti del Big Oil e del Big Gas hanno ricevuto una batosta che potrebbe aiutare la battaglia ambientalista nel limitare le emissioni di Co2 in atmosfera. Andiamo per gradi: come sappiamo, la maggior parte dell’inquinamento è causato da poche decine di corporation, e in prima fila ci sono proprio quelle del settore petrolifero. È proprio da queste, quindi, che bisogna agire per avere il maggiore impatto possibile.
Ebbene, nella scorsa settimana tre di queste aziende sono state costrette a prendere provvedimenti per la riduzione delle loro emissioni di CO2: Exxon e Chevron prima, e Shell a seguire. Ecco i dettagli di questa settimana bollente per l’ambiente.
Emissioni co2 in atmosfera: Azionisti contro Exxon e Chevron
Partiamo proprio da Exxon, il cui board aziendale ha accolto quattro nuovi candidati “indipendenti”, espressi da un hedge fund chiamato Engine No. 1.
Tra questi ci sono nomi grossi della lotta all’inquinamento “dall’interno” delle aziende, quali Kaisa Hietala, che ha già spinto il gigante petrolifero Neste verso investimenti rinnovabili. Insomma, degli attivisti che hanno infiltrato la multinazionale petrolifera per eccellenza.
Il fondo “infiltrato”
Notevole anche il fatto che Engine No. 1 abbia messo promosso questa mossa sottolineando come “l’Azienda abbia fallito l’evoluzione in un mondo in rapida trasformazione”. Ciò avrebbe causato “una riduzione significativa della performance fino a produrre danni agli azionisti, che rischiano di vedere una distruzione del loro valore nel lungo termine”. Tempi duri anche per il secondo produttore di petrolio al mondo, Chevron, che già a marzo aveva presentato un piano per ridurre del 35% le proprie emissioni entro il 2028. Ma non è bastato: gli azionisti hanno anche approvato ulteriori tagli, con il 61% del supporto alla causa.
Due storie che confermano quanto la causa ambientalista sia arrivata anche al cuore inquinante del sistema economico globale, e non solo per solidarietà “green”. A convincere è soprattutto la convenienza economica di una transizione verso risorse più sostenibili.
Il tribunale punisce Shell per le emissioni di gas serra
Infine, andiamo nei Paesi Bassi, dove un tribunale dell’Aia ha stabilito che Shell, gigante olandese del petrolio, dovrà ridurre le proprie emissioni di gas serra del 45% rispetto ai dati relativi al 2019. La Royal Dutch Shell aveva da poco annunciato un più mite taglio del 20% entro il 2030 (e rispetto alle emissioni del 2019). Ma non è bastato, perché il tribunale ha preteso di più, sottolineando come l’attività dell’azienda “metta a rischio il rispetto dei diritti umani e le vite delle persone”. E basando la propria decisione sull’accordo di Parigi sul clima firmato nel 2015. È la prima volta che un’azienda – e che azienda – viene spinta ad agire con tale severità sulla base dell’accordo internazionale.
E se questa settimana ha dimostrato qualcosa, probabilmente non sarà l’ultima.
(Foto: Shell)