Ve li ricordate i Google Glass? Era il lontano 2013 e la Grande G presentò al mondo un paio d’occhiali da vista un po’ particolari, che fungevano da fotocamera ma anche da visore per la realtà aumentata (AR). Sembravano usciti da Star Trek, ma non furono un successo. Nel giro di pochi mesi, nella Silicon Valley e negli USA in generale, divennero sinonimo di persona fastidiosa e inquietante. Del resto, perché questa gente voleva avere una telecamera sugli occhiali?
Facebook ci riprova. Con Ray-Ban
Meno di dieci anni dopo, siamo in una situazione simile: questa volta il gigante interessato è Facebook e gli occhiali sono da sole, un po’ meno vistosi. Davvero poco vistosi (ma ci arriviamo). Altro punto in comune con i Google Glass: anche in questo caso c’è lo zampino di Luxottica, player italiano dell’occhialeria che aveva partecipato al progetto di Google e ora fa lo stesso con Facebook, tramite la controllata Ray-Ban.
Ray-Ban Stories – questo il nome del prodotto – è un paio di occhiali che permette a chi lo indossa di fare foto e ricevere chiamate. Non c’è una forte componente di AR, anche perché il focus è proprio fotografico. Come ha spiegato Andrew “Boz” Bosworth, responsabile per il settore hardware del gigante, la scommessa è sul futuro: tra dieci anni sarà normale indossare occhiali simili. “Ci chiederemo perché alcuni occhiali non riescono a fare foto. Sarà strano”, ha commentato Boz, molto fiducioso.
Dal Metaverse ai tuoi occhi
Inevitabili le polemiche sulla privacy. L’unico segnale visivo che permette agli astanti di capire che qualcuno con Ray-Ban Stories sta registrando è un piccolo LED rosso. Peccato che questa luce possa essere coperta con un pezzo di nastro, facendola di fatto scomparire senza problemi, come ha scoperto una giornalista di BuzzFeed.
È chiaro che questo tipo di gadget, liberamente ispirato agli Spectacles di Snapchat, usciti nel 2016, sia parte della strategia di Facebook per il Metaverso. Ovvero l’idea di costruire un mondo virtuale sovrapposto a quello “reale”, una sorta di realtà aumentata che il social network vuole dominare.
Come funzionano gli occhiali di Facebook
Al netto di tutto questo, questi Stories sembrano funzionare in modo piuttosto semplice. Un po’ come gli Apple Watch, lavorano appoggiandosi allo smartphone dell’utente, dove vengono trasferite tramite Bluetooth le foto scattate dall’utente con gli occhiali.
Il prezzo dei Ray-Ban Stories è a partire dai 329 Euro e sono disponibili in tre modelli diversi. Nel primo giorno di vendite in Italia il negozio Ray-Ban di Milano in piazza San Babila ha registrato un forte interesse di pubblico – o quanto meno una notevole curiosità – con tanto di code all’ingresso. Oltre a questo modello, sarà possibile anche acquistare un prodotto esistente Ray-Ban e “trasformarlo” in Stories pagando un supplemento di 100 dollari, secondo la CNBC.
Tra dieci anni avremmo davvero tutti occhiali simili? Google c’ha provato anni fa e ha fallito, ma chissà, forse era troppo presto. Forse questa è volta “buona” – almeno per Facebook.