Non solo ponti del 25 aprile e primo maggio. Questo è il periodo ideale per fare una gita fuori porta, che può durare anche solo una giornata. Ecco qualche idea
Il villaggio operaio di Crespi d’Adda
In primavera si può partecipare a una visita guidata a Crespi d’Adda, villaggio operaio sorto nel 1876 tra Milano e Bergamo per volontà dell’imprenditore Cristoforo Benigno Crespi, che aveva immaginato un borgo con edifici e servizi pubblici annessi ad uso delle famiglie impiegate nel grande cotonificio inaugurato nel 1878. Nel 1995 questo borgo è stato riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità ed è in cima alle classifiche dei siti industriali più visitati in Italia, al secondo posto dopo il museo Ferrari di Maranello, prima del museo storico Alfa Romeo ad Arese, del museo Lavazza a Torino e dell’Archivio Storico Olivetti a Ivrea.
Visitare Crespi d’Adda, dove vivono ancora famiglie legate per lo più alla fabbrica e alla sua storia, riporta il visitatore indietro di 150 anni: le casette con giardino degli operai, pressoché uguali tra loro, allineate ed equidistanti lungo le vie; i tre palazzotti, le prime abitazioni realizzate nel villaggio; le case dei capireparto, le ville dei dirigenti e poi, ancora, gli edifici pubblici, come il lavatoio, il dopolavoro, l’albergo, la chiesa, il teatro, la scuola, i bagni pubblici, il cimitero, raccontano di come si svolgeva la vita del villaggio.
La visita a Crespi d’Adda (foto in alto; credit Associazione Villaggio operaio di Crespi d’Adda) non è solo un’occasione di originale turismo industriale, ma un vero e proprio percorso esperienziale per conoscere storie, personaggi e ritmi di vita d’altri tempi, grazie al museo multimediale e all’archivio storico. A Crespi d’Adda si respira la storia ma anche il futuro: dopo la definitiva chiusura della fabbrica nel 2003, il grande complesso industriale, circa 80.000 metri quadrati coperti, è nuovamente in fermento. I suoi spazi, in seguito a un’accurata operazione di recupero dei fabbricati autorizzata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e culturali, saranno sedi delle diverse attività del gruppo Percassi con uffici di aziende e laboratori. Dopo più di venti anni il lavoro torna negli spazi della fabbrica. www.crespidadda.it
Venaria Reale, la città della partenza del Giro d’Italia 2024
Sarà l’elegante Venaria Reale, gioiello nel cuore del Piemonte, la protagonista della grande partenza della 107° edizione del Giro d’Italia 2024 il prossimo 4 maggio (dal 26 al 30 aprile è invece sede del G7). La città, che nel 2025 sarà anche Capitale europea dello sport, offre una combinazione unica di patrimonio culturale e natura, da scoprire in occasione del grande appuntamento sportivo (e non solo) con itinerari da percorrere a piedi o in bici.
Si parte dalla Reggia di Venaria Reale, grandioso complesso che, con i suoi 80mila metri quadrati di edificio monumentale e 60 ettari di giardini, è uno dei luoghi iconici del nostro Paese. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1997, è aperta al pubblico dal 2007 dopo essere stata il cantiere di restauro più rilevante d’Europa per i beni culturali. La Reggia vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale, che rappresentano la cornice ideale del Teatro di Storia e Magnificenza, il percorso espositivo dedicato ai Savoia che accompagna il visitatore lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile.
La visita prosegue nel centro storico, alla scoperta dei molti scorci ancora autentici della cittadina. In alternativa chi ama passeggiare nel verde urbano può percorrere i sentieri lungo la Ceronda, l’ampio torrente affluente della Stura che bagna Venaria. Un’esperienza totally green è il Parco della Mandria, il più antico e meglio conservato esempio di bosco planiziale (cioè in pianura) del Piemonte. https://lavenaria.it/
Il Parco e il Camelieto del Castello di Miradolo
Il Parco del Castello di Miradolo, a pochi km da Torino, riapre dopo l’avvio dell’imponente progetto di restauro che sta coinvolgendo gli spazi del parco storico, della serra neogotica e dell’antica casa del custode, nell’ambito del progetto “Storia di una rinascita” con cui la Fondazione Cosso ha ottenuto i fondi del PNRR. Paolo Pejrone, uno dei più rinomati paesaggisti italiani, dopo aver disegnato e progettato l’Orto, ha ridisegnato anche la Corte aulica del Castello e la zona antistante la Serra, con il rinfoltimento della collezione botanica, il ripristino delle antiche vaserie e la selezione di arbusti idonei ad attrarre gli insetti pronubi, preziosi per la loro attività di impollinatori. Elettra Bordonaro, l’architetto “della luce” co-founder e creative director dello studio Light Follow Behaviour, ha firmato il progetto di illuminazione che esalta il carattere identitario del luogo.
Il Parco del Castello di Miradolo è un esempio di giardino all’inglese, in cui le linee sinuose dei contorni, le macchie arboree caratterizzate da una notevole varietà di tessiture, colori e forme, la presenza di piccoli corsi d’acqua, la traccia di un antico lago, sono segni inconfutabili dello stile romantico del Parco, organizzato intorno a un’imponente radura centrale. Negli oltre sei ettari sono presenti alberi di diversa dimensione e pregio, con oltre una quarantina di esemplari di grande importanza storico-botanico, tra cui 5 alberi monumentali: il carpino bianco; il tasso; il Ginkgo biloba; l’albero dei tulipani; il cipresso calvo. Nei pressi della casa del custode sorge poi il bosco dei bambù giganti.
Nell’ambiente protetto del Parco del Castello di Miradolo si trovano anche oltre 130 giovani esemplari di camelie, moltissime delle quali uniche in Italia, propagate da piante vetuste appartenenti a due tra le collezioni più antiche e pregevoli d’Italia, provenienti dal giardino dell’ex Albergo Eden di Verbania Pallanza e dal Parco di Villa Durazzo Pallavicini di Genova Pegli. Alle 30 camelie ottocentesche introdotte dalla Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia e proprietaria della dimora fino al 1950, si sono così affiancate le 130 nuove cultivar, recuperate e salvate dall’abbandono. La collezione di Miradolo offre fioriture a scalare con colorazioni dal bianco puro sino al rosso intenso, passando per le diverse sfumature di rosa. www.fondazionecosso.com
Il fantasma del Castello di Padernello
Cala la notte al Castello di Padernello (BS) e il silenzio lascia spazio alle ombre. La luna illumina con i suoi bagliori le linee maestose del maniero quattrocentesco che si stagliano nel buio. L’antico ponte levatoio sul fossato scende e segna l’invito ad entrare. È nella penombra di un’atmosfera disegnata dalle arti e dalla storia che appare sulla grande scalinata del ‘700 il fantasma della Dama Bianca. Eterea abitante del Castello svela ai curiosi visitatori le sue misteriose vicende. È il fantasma di Biancamaria Martinengo, la nobile bresciana appartenuta alla famiglia che per 5 secoli ha vissuto nel Castello, scomparsa a 13 anni sporgendosi oltre le mura del maniero per seguire le scie luminose delle lucciole, che vaga con il suo spirito nel Castello. Secondo la leggenda si mostra ogni 10 anni, presentandosi sullo scalone d’onore con in mano un libro d’oro contenente il suo segreto.
La Dama Bianca è solo una delle protagoniste delle emozionanti visite guidate animate che, a partire da maggio 2024, rivelano “La vita segreta del Castello… in notturna”. Un evento consolidato nello storico maniero della Bassa Bresciana e nel suo borgo, che catapulta i visitatori in un percorso-spettacolo itinerante ed interattivo in cui le vicende del Castello si intrecciano ad avvincenti narrazioni interpretate da attori e musicisti. Un viaggio tra nobili stanze, l’affascinante biblioteca, i soffitti decorati, le atmosfere della cucina cinquecentesca, le opere d’arte del pittore Giacomo Ceruti, esposte in riproduzioni fotografiche ad altissima risoluzione. Una serata per scivolare nella storia e vivere le origini, i punti di svolta e la contemporaneità del Castello di Padernello. www.castellodipadernello.it
Tresigallo, la città metafisica
A metà strada tra Ferrara e le Valli di Comacchio, immersa nel verde della pianura ferrarese, prende forma Tresigallo, una città utopica e ideale. Palazzi di mille colori, torrette, portici di marmo, cilindri, coni, parallelepipedi, archi che si perdono all’orizzonte: passeggiare in questi luoghi, circondati da edifici di architettura razionalista, è un’esperienza unica e ricca di fascino. Il silenzio che avvolge il paesaggio, interrotto dal cadenzato fluire dell’acqua della fontana, proietta in una dimensione sospesa tra geometria e sogno. Tresigallo, città di ri-fondazione – così l’hanno definita gli studiosi -, vera “città ideale” del XX secolo, è nata da uno sogno di Edmondo Rossoni, Ministro dell’Agricoltura e Foreste degli anni ‘30. C’è una dimensione estraniante e metafisica in questo paese, una sorta di calma folle dovuta al fatto che il linguaggio urbanistico e architettonico non ha subìto alterazioni particolari nel tempo.
Nel 2004 la Regione Emilia Romagna inserisce Tresigallo nel prestigioso circuito delle Città d’Arte d’Italia, perché è l’applicazione su scala reale delle teorie di scuola tedesca sulla progettazione democratica della “città nuova”; rappresenta una felice quanto assolutamente solitaria esperienza di architettura razionalista italiana; è uno dei pochi esempi rimasti di città di fondazione progettata a tavolino. E’, dunque, nella sua interezza, un bene storico e culturale e come tale deve essere rivalutato e difeso. Tutt’oggi è l’unica Città di Fondazione italiana riconosciuta Città d’Arte. https://www.tresigallolacittametafisica.it/