Durante il lockdown più severo, e anche nei successivi lunghi mesi di distanziamento, ci eravamo riscoperti tutti un po’ più attenti alla sostenibilità, dall’ambiente alla tavola, per la nostra salute e per quella del mondo che ci circonda. E così erano apparsi sulle nostre tavole prodotti a km zero o persino preparati direttamente in casa. Stavamo più attenti, inoltre, a non far scadere gli alimenti nel frigorifero o nella dispensa oppure a riutilizzare gli avanzi della tavola: anziché gettarli nella spazzatura, meglio usarli per nuove ricette creative. Perché l’imperativo era “non sprecare”. Un effetto positivo di un periodo drammatico, che è stato ben descritto dal report 2021 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (su rilevazione Ipsos), esattamente un anno fa.
Cresce lo spreco alimentare
Oggi, invece, si va in controtendenza. Torna a crescere lo spreco alimentare domestico: gettiamo in media 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg all’anno, il 15% in più del 2021. Siamo meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, dato che si accentua al Sud (+18% di spreco rispetto alla media nazionale) e nelle famiglie senza figli (+12%). Colpa, pare, del graduale ritorno alla vita sociale e ai frenetici ritmi di lavoro, che lasciano meno tempo per organizzasi in cucina.
Questa la nuova fotografia scattata dal Rapporto ‘Il caso Italia’ 2022 di Waste Watcher International, diffuso in occasione della 9a Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.
Lo spreco del cibo a casa vale complessivamente 7,37 miliardi euro, il doppio di quanto ha stanziato il governo contro il caro-energia, e corrisponde allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate di cibo. Se includiamo anche i dati della filiera produzione/distribuzione/commercio, arriviamo a un totale nazionale di 10.444.931.606 euro, quasi 10 miliardi e mezzo, pari all’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane (dati Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna su rilevazioni Istat / Waste Watcher per campagna Spreco Zero).
L’obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite
Eppure dimezzare lo spreco alimentare pro capite e ridurre le perdite di cibo è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Un obiettivo, che deve coinvolgere tutti, industria in primis. Perché in Europa il 21% dello spreco di frutta e verdura avviene direttamente nei campi, secondo i dati Fao. Prodotti che vengono scartati, abbandonati sui terreni o destinati a fare compost, a causa di imperfezioni o di mancata adesione agli standard imposti inizialmente dall’industria, e poi interiorizzati di fatto di consumatori.
Spreco alimentare: perché
Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) scorda il cibo acquistato, il 46% sostiene che i prodotti reduci dal frigorifero dei negozi a casa si deteriorano facilmente. Un italiano su 3 (30%) calcola male le quantità da acquistare oppure esagera (33%) per paura di non avere abbastanza scorte a casa.
Quali sono gli alimenti più sprecati?
Sempre secondo Waste Watcher, la classifica degli alimenti più sprecati vede in testa la frutta fresca (27%), poi cipolle, aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%).
Le iniziative anti-spreco dei cittadini
Come contrastare lo spreco alimentare? Gli italiani (89%) sperano innanzitutto che venga potenziata l’educazione a scuola. L’83% chiede indicazioni più dettagliate sulle etichette e il 72% confezioni più piccole. Il 54% pensa anche a tassazioni sulla base di una sorta di ‘sprecometro’. Poi vanno cambiate le abitudini personali, con spese più frequenti per alimenti freschi secondo il 41%) degli italiani, mentre il 36% organizza il cibo nel frigo e nella dispensa in base alla data di scadenza e il 34% va al supermercato con la lista della spesa. L’86% previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile e valutando le quantità prima di cucinare. L’85%, infine, testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.
Le aziende contro lo spreco alimentare
D’altra parte sono numerose anche le aziende e le associazioni che promuovono iniziative contro lo spreco di cibo.
La Gdo a sostegno dei più poveri
Dal 1989, per esempio, la rete delle 21 organizzazioni del Banco Alimentare ridistribuisce gratuitamente le eccedenze recuperate da tutta la filiera (ortofrutta, industria agro-alimentare, grande distribuzione, ristorazione) a oltre 7.500 strutture caritative convenzionate, come mense per i poveri, comunità per i minori, banchi di solidarietà e centri d’accoglienza, dando sostegno a circa 1.700.000 persone bisognose. I dati preliminari del 2021 indicano che sono state recuperate 46mila tonnellate di alimenti, un risultato importante a fronte del dramma della povertà alimentare che, secondo le rilevazioni Istat, colpisce nel nostro paese 5,6 milioni di individui, un milione in più a causa della crisi dovuta alla pandemia. Il settore in cui i recuperi sono maggiormente cresciuti si conferma anche nel 2021 quello della Grande Distribuzione Organizzata, dove si è passati da circa 5mila tonnellate nel 2016 – anno di entrata in vigore della Legge Gadda – a oltre 12mila nel 2021, grazie all’aumento di punti vendita virtuosi.
A tavola anche i prodotti meno belli (ma buoni lo stesso)
Un’altra idea è quella di riabituarci a comprare prodotti alimentari che magari non sono perfetti esteticamente, ma sono buoni lo stesso. Questo il messaggio alla base della campagna “CosìperNatura” avviata da NaturaSì, rete di negozi biologici, in collaborazione con Legambiente. In negozio arrivano anche prodotti un po’ più grandi o un po’ più piccoli o semplicemente dalla forma insolita, ma che contengono le stesse proprietà nutritive degli altri, coltivati in modo biodinamico e biologico, nel rispetto dell’ambiente e del lavoro delle persone. E così si passa dal 20% circa di prodotto scartato sui campi al 4%. I prodotti CosìperNatura permettono anche di risparmiare, perché sono venduti con una riduzione di prezzo che arriva fino al 50%.
Troppo buoni per lasciarli andare
Un anno fa è nato il Patto contro lo Spreco Alimentare lanciato dalla app anti-spreco Too Good To Go per promuove un’alleanza virtuosa a tutti i livelli della filiera agroalimentare. Obiettivo: salvare i prodotti invenduti e preservare l’ambiente. Gli ultimi in ordine di tempo ad aderire sono stati Bauli, cameo, Gruppo Felsineo, Olio Raineri e Sperlari, ma la lista è in continuo aggiornamento. Il primo passo concreto del Patto è stato l’introduzione dell’Etichetta Consapevole per aiutare i consumatori ad interpretare meglio il significato di termine minimo di conservazione. E poi ci sono le “Magic Box”, ovvero confezioni contenenti una selezione a sorpresa Per fare un esempio, Carrefour solo nel 2021 ha venduto 260 mila magic box contenenti cibo prossimo alla scadenza per un totale di 650,52 tonnellate di CO2 risparmiata.
Una app per il controllo delle scadenze dei cibi
Se controllare le scadenze alimentari (ma anche farmaceutiche o di qualunque altra natura) diventa impegnativo, una nuova app, “TT-No Waste”, arriva in soccorso di aziende e consumatori, sviluppata dal gruppo padovano delle etichette sostenibili dell’azienda T-Trade. Una volta effettuato il download (gratuito su Android e iOS) l’utente ottiene il proprio TT-No Waste Code e può inserire manualmente i prodotti che ha in casa e indicare la scadenza. A breve nel circuito entreranno attivamente anche i negozi aderenti. A quel punto l’utente che farà spesa nei negozi aderenti, esibendo il proprio TT-No Waste Code, troverà già caricati nell’app i prodotti acquistati, compresa la data di scadenza, con notevole risparmio di tempo.