La rosa degli intervistati è ampia e variegata: vanno dallo sport all’imprenditoria, dalla musica al giornalismo, dall’astronomia alla psicologia. Tutti arrivano e si siedono sulla poltroncina che li aspetta sul palco del Teatro Oscar deSidera di Milano, in via Lattanzio 58A. Seduto accanto a loro, il comico, attore e sceneggiatore Giacomo Poretti, in veste di intervistatore anziché di intervistato.
Che cos’è PoretCast
Prende così il via ogni nuova puntata di PoretCast, il “podcast che fa riflettere, dove ogni parola è frutto dell’esperienza, della vita, del sacrificio e della voglia di superare gli ostacoli”.
Per l’esattezza si tratta di un vodcast (abbreviazione di “video-on-demand-cast), la versione video di un podcast, ed è il secondo più visto in Italia: alcune puntate hanno superato i 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. In pratica, una serie di interviste realizzate e registrate live in teatro, che poi si possono rivedere sul web: una doppia modalità di fruizione, insomma, dal vivo e a distanza.
Gli ospiti delle prime due stagioni
Finora dal palco del Teatro Oscar sono passati, nell’ordine: Mondo Marcio, Mara Maionchi, Lele Adani, Alberto Penna, Marco Bersanelli, Enrico Mentana, Gue Pequeño, Lazza, Fabio Rovazzi e, a chiusura della prima stagione, Aldo Baglio e Giovanni Storti, i colleghi del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.
Nella seconda stagione, invece, gli ospiti finora sono stati Javier Zanetti, i Pinguini Tattici Nucleari, Omar Hassan, Alessandro Benetton, Paolo Maldini, Max Angioni, Cesare Cremonini e Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che ha scelto il PoretCast per rilasciare la prima intervista dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi.
Come nasce PoretCast
Un’idea, quella delle interviste ai personaggi famosi, “nata in maniera indiretta per promuovere le attività del teatro e cercare di portare in sala gli spettatori”, racconta a True-News Poretti, direttore artistico dell’Oscar deSidera, di cui ha preso in mano la gestione nell’ottobre 2019 insieme a Luca Doninelli e Gabriele Allevi. “E’ stata una vera sfida, considerato che pochi mesi dopo ci siamo ritrovati in lockdown per il Covid. I primi due anni sono stati quindi molto difficili, ma poi ci siamo ripresi e il 2023 è andato molto bene. E’ un progetto entusiasmante”.
Merito anche delle serate dedicate al PoretCast: “L’idea sta funzionando tantissimo, sia online che in presenza, ormai scatta la corsa a comprare i biglietti. Si tratta quasi sempre di persone che non sono mai state a teatro, come emerge dalla domanda che faccio sempre prima di iniziare ogni serata: la speranza è che poi si ripresentino per seguire altri appuntamenti, come in effetti sta accadendo”. Altra nota positiva: in generale il pubblico è giovane. “Ci sono molti trentenni, attirati dall’idea di vedere dal vivo i loro beniamini, disposti a raccontarsi su temi poco consueti. La mia idea è quella di far scoprire l’essere umano che sta dietro al volto famoso”.
Da Cesare Cremonini a Fedele Confalonieri
Come sceglie gli ospiti del PoretCast? “Cerco quasi sempre di invitare persone molto diverse da me, che nemmeno io conosco o con le quali comunque non ho confidenza, in modo da rimanere io stesso affascinato dai loro racconti, come è successo per esempio con Marco Bersanelli, astronomo, che mi ha letteralmente incantato. Tra gli altri, Cesare Cremonini mi ha colpito per la sua umanità, Fedele Confalonieri per la lucidità, Max Angioni per il talento comico, Mondo Marcio per la sua profondità di pensiero”.
Nella lista dei desideri ora ci sono Jovanotti, da invitare “non appena si sarà rimesso in forma”, e tre donne: Paola Cortellesi, Giorgia Meloni ed Elly Schlein. “Paola è una cara amica: merita un applauso anche solo per il coraggio di aver fatto un film in bianco e nero, perché so cosa significa convincere un produttore cinematografico a realizzare un’idea di questo tipo”.
Alle due donne più in vista in Italia in questo momento, invece, Poretti non vorrebbe fare domande sulla politica: vorrei chiamarle fuori dal racconto della cronaca, che spesso confonde, per capire come riescono realmente a vedere l’andamento del Paese e quanto sacrificio, a livello di vita privata, possa costare fare una scelta così impegnativa”.
Il teatro come luogo di riflessione
Sulla “letterina a Babbo Natale”, però, c’è un nome che sembra un sogno, ma chissà… Papa Francesco. “Avrei tante domande da fargli sull’emergenza spirituale, sulla fede, su Dio”.
Perché, in fondo, l’idea del teatro di Giacomo Poretti è quella di renderlo un luogo dove riflettere: “Un nuovo spazio, nel mezzo di una città frenetica e in tempi di grande confusione, in cui porsi delle domande, cercare un senso, domandarsi dove stiamo andando”.