Perché questo articolo ti può interessare: in Italia le previsioni di scenario sul lungo periodo indicano un aumento dei fenomeni meteorologici estremi come siccità, alluvioni e ondate di calore. Il caldo intenso si farà sentire anche nel corso dell’estate, ma potrebbero esserci differenze rispetto al 2022
La crisi climatica sta rendendo il meteo europeo sempre più estremo e variabile. Si tratta di una dinamica nota e di lungo periodo, con effetti che potrebbero essere visibili anche quest’estate. Nel report della European Environment Agency (EEA) pubblicato a metà giugno, infatti, si stima che nell’Europa meridionale, Italia inclusa, potrebbero essere più di sessanta i giorni estivi nei quali le temperature saranno così elevate da risultare potenzialmente pericolose per le categorie più fragili.
In generale dobbiamo iniziare a considerare gli eventi meteorologici estremi, tra cui alluvioni, siccità e ondate di calore, come la nuova norma. “Non è che in passato in Italia le ondate di calore non ci fossero: una certa variabilità climatica c’è sempre stata”, commenta Valentina Pavan, climatologa che si occupa di clima e previsioni stagionali presso il Servizio Idro-Meteo-Climatologico dell’ARPAE Emilia-Romagna. “Ma se penso alla mia regione, l’Emilia-Romagna, negli anni ’60 e ’70 erano bassissime le probabilità che in pianura si verificassero giorni con un valore della temperatura massima superiore ai 35°C. Già dal 1991 al 2020 la loro presenza fa parte della normalità. Nei prossimi trent’anni saranno ancora più frequenti”.
Meteo e clima: di cosa parliamo
Prima di addentrarsi nel tema, bisogna fare una premessa necessaria ma spesso data per scontata: meteo e clima non sono sinonimi. Il meteo riguarda le condizioni che caratterizzano l’atmosfera quotidianamente: le previsioni meteo si riferiscono ai giorni, al massimo alle settimane a venire. Il clima, invece, è l’insieme delle condizioni atmosferiche relative a lunghi periodi, ovvero venti o trent’anni.
A metà strada tra previsioni meteorologiche e climatiche ci sono le previsioni stagionali. Che, come suggerisce il nome, coprono l’arco di una stagione. “Le previsioni meteorologiche sono ovviamente utili per tanti aspetti del quotidiano. Per decidere come vestirsi, per sapere se fare o meno una gita all’aperto; anche se il loro obiettivo principale è la previsione di eventi estremi, così da ridurne significativamente i rischi e gli impatti sulla popolazione, e supportare tutte le attività economiche e commerciali che dipendono dal meteo (agricoltura, gestione della rete idraulica, impianti di generazione di energia, navigazione, trasporti aerei, ecc.). Le previsioni climatiche o stagionali, invece, possono essere usate per prepararsi alle stagioni a venire”, commenta Pavan. “Ad esempio, per mettere in campo delle risorse in più contro gli incendi boschivi, oppure per attrezzare adeguatamente il servizio sanitario nazionale in vista di un’estate molto calda e, dunque, più rischiosa per particolari categorie di persone”.
Perchè le previsioni meteorologiche in Europa sono più difficili
Le previsioni meteorologiche, avendo un orizzonte temporale vicino, possono di solito contare su un relativo grado di affidabilità. Lo stesso non si può dire delle previsioni stagionali. Specialmente se parliamo dell’Europa. “L’Europa è geograficamente lontana dai grandi segnali che influenzano in modo sicuro e significativo le anomalie climatiche. Se abitassimo in Nord America, Sud America o Australia, quando è presente un’anomalia come El Niño (fenomeno climatico periodico che surriscalda le acque dell’Oceano Pacifico Equatoriale, ndr) potremmo già dire come saranno il prossimo inverno e la prossima estate. È invece più difficile fare previsioni stagionali sull’Europa. Le dinamiche sono complesse e c’è un’inevitabile componente di impredicibilità”.
Come sarà l’estate 2023 in Italia
Fatte queste premesse, cosa ci dicono attualmente le previsioni stagionali per l’estate 2023 in Italia? “Non sarà necessariamente un’estate da record dal punto di vista delle temperature medie, ma potrebbero esserci dei periodi molto caldi, non per forza persistenti. È probabile che si sviluppino di nuovo dei periodi molto secchi”, spiega Pavan, che fa parte del gruppo di esperti, coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, incaricati di elaborare le previsioni stagionali per l’Italia. Le temperature in Italia e in Europa stanno crescendo a un ritmo allarmante e ciò è probabilmente dovuto anche al fatto che il Mediterraneo è alle porte in uno dei deserti più ampi della Terra.
Come spiega l’esperta, quando le strutture dinamiche di queste zone tropicali si espandono, possono arrivare sulla nostra penisola e anche su altre parti del continente europeo, come è già successo nelle ultime estati, e quindi influenzare le temperature. Potrebbe accadere qualcosa di simile proprio nel corso dell’estate 2023. Anche se è impossibile al momento prevederlo con certezza. “In questo periodo tutta la fascia tropicale dell’Atlantico e la parte equatoriale dell’Africa occidentale sono interessate da un’anomalia termica particolarmente intensa e persistente, che è ben prevista e che continuerà per tutta l’estate. Abbiamo dunque ‘alle porte’ una fascia tropicale particolarmente attiva che, se avesse modo di influenzare l’Europa, renderebbe chiaramente le temperature più calde del solito”, conclude l’esperta.
Una stagione non fa il clima: il futuro che ci attende
Spingendoci oltre la stagione in corso, ci sono le previsioni di scenario. Relative a un periodo più lungo, ci indicano già oggi quale clima attende probabilmente l’Italia e l’Europa nel prossimo futuro. In breve: più caldo, più variabile e con eventi meteorologici estremi più frequenti. Non una novità, insomma. Sempre secondo il già citato report dell’EEA, si prevede che nella maggior parte d’Europa aumenteranno le precipitazioni intense e, con esse, anche il rischio di inondazioni, che tra il 1980 e il 2021 hanno già causato danni per circa 258 miliardi di euro. Le previsioni a lungo termine confermano inoltre che nello stesso tempo l’Europa diventerà sempre più calda e secca, con il conseguente aumento del rischio di incendi boschivi. L’EEA avverte infatti che l’Europa meridionale, in particolare la penisola iberica, sperimenterà un marcato aumento del numero di giorni con un elevato pericolo di incendio.
Come adattarsi al cambiamento climatico
Di fronte a questi cambiamenti, già in atto e ormai inevitabili, acquisiscono importanza fondamentale la mitigazione e l’adattamento. Nel primo caso, si tratta di mettere in atto azioni che evitino l’ulteriore ed eccessivo aumento delle temperature. Di base, bisogna ridurre le emissioni di gas climalteranti, ad esempio incentivando le fonti di energia rinnovabile e ottimizzando i consumi. Nel secondo caso, invece, si tratta di prepararsi già oggi a vivere in un mondo diverso dal punto di vista climatico. Ci sono molti modi per farlo. “C’è la possibilità di far isolare gli edifici, ad esempio, per proteggerci dalle ondate di calore e consumare meno energia”, prosegue l’esperta. “Dopo la siccità dell’anno scorso, diversi agricoltori del bacino del Po hanno scelto per quest’anno di non coltivare riso, ma altri cereali che richiedono meno acqua. Anche questo è un adattamento. Possiamo inoltre ottimizzare l’uso dell’acqua, perché, anche se il livello di riempimento dei laghi e dei bacini è migliorato rispetto all’anno scorso, la situazione non è rosea”. Altri esempi di adattamento sono gli interventi (che devono essere sostanziali, non di facciata) che frenano il consumo di suolo e che incentivano e preservano le aree verdi e alberate.