Quando si parla di ambiente, uno dei settori ad essere maggiormente chiamati in causa è quello dell’edilizia: oltre al processo di efficientamento energetico degli edifici esistenti, di cui tanto si è discusso in Ue, per costruire le nuove abitazioni da un lato si cercano materiali sempre nuovi, dall’altro si fa ricorso ad antiche tecniche costruttive. Qualche esempio? La fibra di legno, derivante dagli scarti di falegnameria, è un ottimo isolante, mentre quella di cocco, che resiste alle muffe e ai campi elettromagnetici, è l’ideale per realizzare pannelli interni per porte e pareti. La lana di cellulosa, proveniente dal riciclo di carta di giornale, isola i tetti, il sughero fa lo stesso con i pavimenti. E ancora: isolamenti a base di funghi o in lana di pecora, biomattoni, pannelli realizzati con la paglia oppure con gli scarti della lavorazione del riso, come fa la startup thericehouse, fondata dall’architetto biellese Tiziana Monterisi.
Materiali innovativi e antiche tecniche costruttive
Dosando tradizione, innovazione e sostenibilità, c’è poi chi riscopre tecniche antiche, addirittura millenarie, come l’azienda a conduzione familiare di Cittadella (Padova) “La Calce del Brenta”. La sua filosofia costruttiva s’ispira al filosofo greco Empedocle, che nella sua opera ‘Della Natura’ scriveva: “C’è del magico nel cogliere un sasso dalla Terra, demolirlo col Fuoco, modellarlo con l’Acqua secondo arte e ingegno, e riottenerlo solido e tenace come in origine sotto l’influsso dell’Aria”.
La calce, materiale al 100% naturale
“Nel 1920 il mio bisnonno Cristiano avvia una fornace per bruciare gli scarti della lavorazione dei giocattoli in legno”, racconta a True-News.it Paola De Toni, che, insieme alle sorelle Anna e Cristina, rappresenta la quarta generazione. “Dopo la seconda guerra mondiale, utilizzando i ciottoli del fiume Brenta, ricchi di calcare, comincia a produrre calce, con cui i muratori creano le malte”.
Un materiale al 100% naturale, già utilizzato dai popoli mesopotamici, che però negli Anni 70 perde appeal a causa dell’arrivo dei premiscelati: “Mio nonno Gaetano e mio padre Franco, affiancati da mia madre Mariangela, decidono allora di riproporre le finiture a calce, in quel periodo un po’ in disuso, utili per il restauro decorativo delle facciate”
All’inizio degli Anni 2000, con l’avvento dei cappotti termici, le esigenze del mercato spingono la famiglia De Toni a riposizionarsi nuovamente, rivolgendosi al mondo dell’interior design, tuttora ambito di riferimento: “Siamo l’unica azienda di livello nazionale a produrre finiture murali da interni a base di grassello di calce, come pitture a pennello e micro intonaci a basso spessore, al massimo di un paio di millimetri”.
Lo stesso procedimento di Andrea Palladio
Il procedimento, che richiede tempi molto lunghi, è sostanzialmente ancora quello descritto da Andrea Palladio nei ‘Quattro libri dell’architettura’: “Essendo materia viva, dobbiamo rispettarne le caratteristiche chimiche: la standardizzazione non è possibile e la perizia artigianale dell’uomo resta fondamentale”. I ciottoli, ora ricavati dalle cave ai piedi delle Dolomiti, vengono cotti nella fornace di famiglia alimentata con pellet certificato, dove perdono acqua e anidride carbonica. Una volta estratti, vengono reidratati per avviare una reazione chimica che, sviluppando calore, ne causa lo sbriciolamento e la conseguente formazione del grassello di calce: “Una pasta bianchissima, simile a un dentifricio, che, dopo una maturazione di 12 mesi in grandi vasche, diventa il legante dei nostri microintonaci e pitture”.
A questo punto vengono aggiunti inerti di marmo e ossidi naturali: si ottiene così una vasta gamma di prodotti, variabili per lucentezza, aspetto materico e colore.
Materiali totalmente biocompatibili
“Materiali totalmente biocompatibili, che rendono gli ambienti salubri, perché non rilasciano componenti chimici ed evitano la formazione di muffe grazie al ph molto elevato del grassello”.
La Calce del Brenta, che conta circa 15 dipendenti e un fatturato da oltre 2 milioni di euro, vende principalmente in Italia, ma si sta aprendo ai paesi dell’Europa, anche quelli del Nord, “affascinati da un materiale che rappresenta l’essenza del made in Italy”.
L’innovazione, intanto, continua, sempre stimolata dalle richieste del mercato: “Anche se la calce non è così facilmente plasmabile, il rapporto con studi di interior design di calibro internazionale, come Urquiola, Foster e Rockwell, ci spinge alla ricerca di prodotti custom made, che spesso, poi, entrano nel catalogo”.
Gli ingredienti sono ancora quelli che millenni fa venivano indicati da Empedocle, padre della teoria dei quattro elementi: terra, fuoco, acqua, aria.
Quando la rivoluzione è nell’aria
Non solo: a riprova di quanto La Calce del Brenta abbia nel Dna la capacità di reinventarsi, guardando da un lato alla storia passata, dall’altro alle esigenze contemporanee, c’è anche Duo Concept, un rivoluzionario sistema di isolamento degli edifici. “Di fronte alla diffusione dei cappotti termici, abbiamo cercato di offrire un’alternativa innovativa”, racconta ancora Paola De Toni. Come? Ancora una volta studiando i metodi dei nostri antenati.
Niente polistirolo, ventilazione ‘alla romana’
“Avremmo potuto semplicemente proporre una fibra naturale in sostituzione del polistirolo, invece abbiamo ideato questo sistema ventilato, che andava di moda già ai tempi dei Romani, per proteggere le abitazioni sia dal freddo che dal caldo”.
Si tratta di una parete composta da due strati isolanti in lana di roccia, distanziati tra loro da una lastra grecata in alluminio, al cui interno si formano camini di ventilazione modulabili a seconda della stagione: d’inverno, chiudendoli, l’aria resta immobile e crescono le prestazioni isolanti; aprendoli, d’estate, l’aria calda viene fatta uscire, lasciando l’interno più fresco. “Si prova la stessa sensazione di refrigerio che si ha quando si entra nelle chiese, evitando l’uso di condizionatori”.
Il pannello Duo Concept è composto da due strati di lana di roccia, una fibra minerale naturale, riciclabile, fono assorbente e totalmente ignifuga, distanziati fra loro da una lastra grecata in alluminio che funge da barriera radiante, respingendo i raggi UV che surriscaldano la parete. “Oltre al risparmio economico che ne deriva, grazie alla riduzione dei consumi, è importante sottolineare anche il doppio vantaggio in termini di benessere personale e rispetto ambientale”.