I nostri oceani, dal Pacifico all’Atlantico, sono invasi dalla plastica, tanto che si sono formate delle vere e proprie isole: spinti dalle correnti, i rifiuti vanno a concentrarsi in determinate zone, dove rimangono intrappolati in vortici acquatici, creando dei giganteschi accumuli, conosciuti anche come “isole di plastica”.
Come riutilizzare questo materiale, in una corsa contro il tempo per salvare il pianeta? Da Samsung Electronics arriva un’idea che combina sostenibilità e tecnologia. I prossimi smartphone saranno realizzati con reti da pesca di scarto abbandonate nell’oceano. Un altro passo avanti nel progetto Galaxy for the Planet, che mira a ridurre al minimo l’impatto ambientale e alla promozione di stili di vita più sostenibili. L’obiettivo è eliminare la plastica monouso ed estendere l’uso di altri materiali eco-consapevoli, come il materiale riciclato post-consumo (PCM) e la carta riciclata.
640.000 tonnellate di reti da pesca abbandonate
La plastica proveniente dall’oceano è un rifiuto plastico abbandonato di varie dimensioni (micro-plastica, medio-plastica e macro-plastica) localizzato entro 50 km dalle coste in regioni o aree dove la gestione dei rifiuti è inesistente o inefficiente. Ma di solito si immaginano una bottiglia d’acqua o un sacchetto della spesa alla deriva. Quello che potrebbe non venire immediatamente in mente è la minaccia nascosta costituita dalle 640.000 tonnellate di reti da pesca che vengono gettate via e abbandonate ogni anno.
Depositate sul fondo degli oceani, queste “reti fantasma” fungono da trappola della fauna marina che vi rimane incastrata, danneggiano le barriere coralline e l’habitat naturale e possono persino finire nel nostro cibo. Le reti in disuso stanno così alterando il delicato equilibrio dell’ambiente ad un ritmo allarmante. La raccolta e il riutilizzo di queste reti sono i primi passi vitali per mantenere puliti gli oceani e per preservare il pianeta e il nostro futuro.