“La triste verità è che al momento non esistono grandi social network. Noi potremmo fallire, come molti avevano previsto, ma non ci arrenderemo fino all’ultimo”. Così ha dichiarato Elon Musk in merito a X, l’ex piattaforma Twitter. Già poco dopo l’acquisizione nel novembre 2022, il magnate sudafricano aveva avvertito gli utenti che il futuro del social network, soprattutto dal punto di vista economico, non sarebbe stato roseo, ma ora è tornato sull’argomento, dopo le polemiche per i massicci licenziamenti, le nuove spunte blu a pagamento e altre controverse decisioni. Che cosa sta combinando?
Il giallo delle foto scomparse su X
Pochi giorni fa si è verificato un errore di programmazione nel software di X, che ha portato alla perdita di numerose fotografie pubblicate sulla piattaforma fino al dicembre 2014. Tra le immagini “scomparse” che hanno destato più attenzione, c’era il celebre selfie scattato da Ellen DeGeneres durante la cerimonia degli Oscar di quello stesso anno, che ora è di nuovo disponibile, mentre alcuni altri post sono rimasti intatti, tra cui il tweet virale dell’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo la sua vittoria alle elezioni del 2012.
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Musk deve tagliare i costi: risparmia sui server?
Come mai? Secondo alcuni utenti, il problema tecnico sembra derivare dalla decisione della società di liberare spazio sui server di X. In particolare Tom Coates, esperto di product strategy, dalle pagine del Guardian ha parlato di un possibile “vandalismo epico da parte di Musk”, suggerendo che potrebbe essere legato a un tentativo di contenere i costi. Questo malfunzionamento si è verificato tra l’altro poco dopo le segnalazioni della scorsa settimana che indicavano come Musk avesse deliberatamente rallentato l’accesso ad altre piattaforme di social media, tra cui Meta, Threads e Instagram.
The sad truth is that there are no great “social networks” right now.
We may fail, as so many have predicted, but we will try our best to make there be at least one.
— Elon Musk (@elonmusk) August 19, 2023
Via i titoli degli articoli dalla bacheca
L’altro cambiamento in corso riguarda la rimozione dei titoli dei link: i post, secondo la sperimentazione in corso, in futuro mostreranno solo un’immagine e l’URL della fonte, a cui gli utenti potranno aggiungere del testo se lo desiderano. L’immagine sarà cliccabile e condurrà all’articolo originale. Una modifica che mira a migliorare l’estetica della piattaforma: riducendo l’altezza dei singoli post, è possibile visualizzare più contenuti nella stessa area. Inoltre, questo potrebbe contribuire a frenare il clickbait, ossia l’uso di titoli sensazionalistici per attirare clic. Il rischio, però, è che questa novità possa rendere meno chiari i feed di notizie e penalizzare gli editori che utilizzano titoli accurati per presentare i loro articoli.
Scienziati in fuga da X
In attesa di capire quale sarà il risultato effettivo, certo è che la nuova gestione sta scontentando molti. In primis la comunità scientifica, che nel tempo ha sviluppato una buona presenza sull’ex Twitter, diventato un luogo di scambio di informazioni a beneficio di tuti gli utenti. Da qualche tempo è così cominciato l’esodo, come svela un sondaggio condotto da Nature su circa 9.200 scienziati che utilizzano Twitter-X: oltre la metà ha ridotto l’uso della piattaforma negli ultimi sei mesi, mentre quasi il 7% ha smesso di utilizzarla.
Le motivazioni fornite dai partecipanti sono varie, ma molti hanno citato soprattutto la gestione della piattaforma da parte di Elon Musk, denunciando un aumento degli account falsi, dei troll e dell’incitamento all’odio sulla piattaforma. Inoltre, il 46% degli intervistati si è già creato profili su altre piattaforme social come Mastodon, Linkedin, Instagram e TikTok.
“Se tutti scompaiono da Twitter, o se il social fallisce, la diffusione del mio lavoro risulterà limitata”, riflette Stuart Pearson, ingegnere presso l’Università di Tecnologia di Delft nei Paesi Bassi, intervistato da Nature (qui la ricerca). “Ci sono voluti anni per raccogliere seguaci e costruire la mia rete”, spiega. “Non posso dire di essere troppo desideroso di ricominciare da capo”. Anche Cristina Dorador, microbiologa presso l’Università di Antofagasta in Cile, afferma che Twitter l’ha aiutata a promuovere la sua ricerca nel suo paese e nel mondo. Senza una piattaforma di social media universalmente riconosciuta, teme che lei e altri ricercatori non avranno molte opzioni per rendere il proprio lavoro più visibile, perché molti non hanno le risorse per seguire i cambiamenti che X sta apportando. “Non vedo i ricercatori latinoamericani pronti a pagare per verificare il proprio account in modo che le persone leggano ciò che stanno pubblicando”, avverte.
Prevedere cosa accadrà a X è difficile, ma i cambiamenti stanno causando ansia nella comunità scientifica: urge trovare nuovi modi di condividere la ricerca e costruire una comunità.