Saipem, Eni, Falck, Snam. Non sono nomi che solitamente vengono collegati alle questioni energetiche del Regno Unito ma il 2020 non ha paura di stupirci nemmeno in questo caso. Il governo conservatore guidato da Boris Johnson ha infatti ideato un nuovo piano energetico da 16 miliardi di sterline (circa 17,6 miliardi di euro), che rappresenta una svolta “green” per il Paese – e una mossa politica con cui Johnson vuole rilanciarsi dopo gli inciampi delle trattative per la Brexit e la gestione del Covid-19.La notizia è che a giocare un ruolo chiave in questo piano energetico ci siano proprio tante realtà italiane.
Vediamole nei dettagli. Una delle colonne portanti del piano, che consta di dieci punti che vanno dalla semina di nuovi alberi al bando di alcuni tipi dimotore dalle strade, è l’energia eolica e il ventosissimo Mare del Nord, già molto sfruttato oggi. Secondo le ambizioni del governo, il Paese dovrebbe quadruplicare la quantità d’energia prodotta dal vento raggiungendo i 40 gigawatt: “abbastanza da dare energie a tutte le case del Paese”, secondo il Guardian. In prima fila in questa corsa troviamo la milanese Saipem, guidata da Stefano Cao, che ha investito da tempo nel Regno Unito (700 milioni di euro ad oggi) e conta già cinque parchi eolici in mare aperto.
Come spiegaIl Sole 24 Ore, il piano interessa anche la Falck Renewables, nuovo nome delle industrie Falck, da tempo convertite alle rinnovabili, che si è accaparrata una fetta del budget eolico. Un’altra azienda italiana, Snam, invece, si è aggiudicata un importante investimento sull’idrogeno, da cui il Regno Unito punta di ottenere fino a 5 gigawatt d’energia. Infine, troviamo ovviamente Eni, qui alle prese con la nuova frontiera ambientalista: lo stoccaggio di CO2, che viene assorbito dall’atmosfera, conservato e trattato. In questo caso, si parla di un mega impianto in alto mare nel nord-est del Paese e un settore in cui saranno investiti 200 milioni di sterline. (Foto: David Sedlecký / Wikimedia)