Ci sono cinque “blue zone” al mondo, ovvero aree in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale: l’isola di Okinawa in Giappone, alcune zone della Sardegna, la penisola di Nicoya in Costa Rica, l’isola di Icaria in Grecia e la comunità di avventisti di Loma Linda in California. Poi c’è una manciata di comuni dell’Aspromonte, tra cui Varapodio, Molochio ed Oppido Mamertina, che non sono ufficialmente riconosciuti come zona blu, ma dove la percentuale di centenari è del tutto simile a quella dell’isola nipponica. Tra loro anche il nonnino d’Italia Salvatore Caruso, morto a 110 anni nel 2015: classe 1905, da tutti era conosciuto come “U’ ragiuneri” e la sua storia era stata raccontata anche da National Geographic.
Qual è la percentuale di centenari sull’Aspromonte?
In questa zona, la percentuale degli uomini tra i 60 e i 69 anni in grado di raggiungere i 90-99 anni è di ben il 75% più alta in confronto a quella del resto d’Italia, un dato che la rende uno dei pochi luoghi al mondo, in cui la longevità degli uomini è simile a quella delle donne. Proiettando i dati attuali, la prevalenza di centenari sarebbe di circa 80 per 100.000 abitanti, maggiore anche rispetto all’Ogliastra, in Sardegna, dove vi è una prevalenza di 32 per 100.000 abitanti.
Ed è proprio qui, nel cuore del massiccio montuoso dell’Appennino calabro, che ha preso il via da qualche settimana la prima ricerca italiana sugli effetti della Dieta della Longevità, a cura della Fondazione Valter Longo, fondata nel 2017 per portare avanti attività di ricerca e cura in relazione alle problematiche legate all’alimentazione. L’obiettivo del progetto, nato dalla collaborazione con la University of Southern California, l’Università della Calabria e l’Università di Palermo, è quello di dimostrare come il regime alimentare possa influenzare le condizioni di salute, riducendo la percentuale di massa grassa, migliorando l’età biologica e diminuendo i fattori di rischio per le malattie.
Lo stesso Valter Longo, Direttore del Programma di Ricerca su Longevità e Cancro presso l’IFOM di Milano e Direttore dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California – Davis School of Gerontology di Los Angeles, considera da tempo queste terre, dove sono nati i suoi genitori, un laboratorio della longevità a cielo aperto, anche se gli stili di vita moderni stanno cambiando anche qui le abitudini a tavola, tanto che attualmente la percentuale di bambini e adolescenti in eccesso di peso è tra le più alte in Europa.
Dieta della longevità: la ricerca della Fondazione Valter Longo
Per 18 mesi i 501 partecipanti, divisi in tre gruppi omogenei come previsto dallo studio clinico randomizzato, seguiranno tre regimi alimentari diversi. “Il primo sarà un gruppo di controllo, che continuerà ad alimentarsi secondo le proprie abitudini. I componenti del secondo gruppo seguiranno invece ogni due mesi la ‘dieta mima digiuno’ e per il resto continueranno a mangiare normalmente. Al terzo gruppo, oltre alla dieta mima digiuno ogni due mesi, verranno dati dei consigli alimentari in linea con la ‘dieta della longevità’”, spiega Romina Cervigni, responsabile scientifica della Fondazione Valter Longo. “Al termine di questo anno e mezzo verificheremo se ci sono stati risultati positivi: nel caso ci fossero, è importante sottolineare che questo tipo di progetto, ma anche questo stile di vita in generale, può essere facilmente replicabile altrove”. Tra i parametri che saranno analizzati, dai dati antropometrici ai valori del sangue, “ci sarà anche un’analisi sui telomeri, ovvero la parte terminale delle estremità dei cromosomi, la cui lunghezza è direttamente legata alla durata della via: verificheremo quale influenza può avere l’alimentazione”, aggiunge Cervigni.
Dieta della longevità e dieta mima digiuno
Ma che cosa sono esattamente la dieta della longevità e la dieta mima digiuno, sulle quali si basa lo studio avviato in Calabria? La prima, che richiama molti aspetti della dieta mediterranea, è un tipo di alimentazione che raccoglie una varietà di cibi presenti sulla tavola delle persone più longeve, come i centenari calabresi: “E’ basata soprattutto alimenti di origine vegetale come i cereali, le verdure, i legumi, la frutta a guscio, l’olio d’oliva e altri prodotti locali, tra cui i limoni. Come alimenti di origine animale, si prevede esclusivamente il consumo di pesce, da cui il nome di ‘pescetariana’, per 3-4 pasti alla settimana, soprattutto quello azzurro e di piccole dimensioni, data la miglior qualità nutrizionale e la minor presenza di inquinanti e di metalli pesanti, in particolare. Essendo comunque uno stile di vita, più che una dieta, il consiglio principale è quello di variare il più possibile, dagli alimenti ai tipi di cottura, facendo attenzione a quelli che possono deteriorare le proprietà nutritive”.
Attenzione, insomma, alla frequenza con cui si mangiano i vari alimenti, alla loro qualità e alla quantità. Non solo. La dieta della longevità include anche due diversi tipi di digiuno: “Innanzitutto quello notturno, che dura 12 ore, dalla fine della cena alla colazione del giorno dopo. Aiuta a sincronizzarsi con il ritmo circadiano, accelera il metabolismo, ottimizza l’utilizzo dei macronutrienti e migliora anche la lucidità mentale. Gli stessi centenari sono abituati a praticarlo, per lo più inconsapevolmente, perché abituati a mangiare molto presto la sera”.
Il secondo tipo coincide, di fatto, con la dieta mima digiuno: “In questo caso parliamo di un vero e proprio protocollo specifico, della durata di cinque giorni. Prevede l’assunzione di una quantità limitata di calorie, che il corpo percepisce come forma di digiuno, pur non essendolo in senso stretto. Consigliamo comunque di non affidarsi al fai da te, ma di chiedere sempre un colloquio iniziale ai nostri medici, che possono valutare tutti gli aspetti importanti”.