Facebook continua a creare scandalo. Questa volta a turbare le notti di Mark Zuckerberg è una whistleblower, ovvero una persona interna all’azienda che ha deciso di affidare alla stampa dei documenti riservati. Un “leak”, insomma, fatto arrivare al Wall Street Journal da una fonte anonima rivelatasi la scorsa settimana nella trasmissione 60 Minutes.
Il nome? Frances Haugen, ex manager dell’azienda, che ha recapitato al quotidiano una serie di documenti e presentazioni interne, tra cui quella sui danni provocati ai più giovani da Instagram.
La settimana buia di Zuckerberg
Il tutto è capitato nella stessa settimana in cui il gigante ha sofferto uno dei suoi “down” più critici e lunghi, dimostrando al mondo intero quanto le sue proprietà siano grandi. Facebook, Instagram, Whatsapp: l’impero di “Zuck” sembra assediato da problemi legali, sospetti politici e, come se non bastasse, server malfunzionanti.
Lontani i giorni in cui il CEO e fondatore voleva starci simpatico. Dopo l’opera di Haugen il re è davvero nudo: nei suoi documenti si legge il cinismo con cui Facebook voleva conquistare anche i bambini. Con Instagram Kids, progetto per ora sospeso, ma anche con slide in cui i suoi dipendenti si chiedevano come trasformare il momento ludico dei bambini in un’occasione di crescita per la piattaforma.
Da dove viene la whistleblower di Facebook
Un linguaggio gelido che non tiene conto dell’impatto – ormai dimostrato – che i social network hanno nell’età dello sviluppo. Se prima di una settimana fa era un sospetto, ora è una certezza: a Facebook non importa. A Facebook basta crescere e difendere se stessa dai regulators di Washington e Bruxelles.
Haugen ha 37 anni, non è una novellina. Prima di approdare a Menlo Park, ha lavorato anche per Google e Pinterest. Arrivata a Facebook nel 2019, era membro del “Civic Integrity team”, con cui il gigante voleva monitorare il social network durante i periodi di elezione. Peccato che il suo team avesse a disposizione appena tre mesi: novanta giorni per difendere la democrazia da campagne d’odio, disinformazioni e troll farm di qualche potenza interessata. Un’inezia.
Non solo: il team si è sciolto il 2 dicembre 2020, pochi giorni dopo le elezioni americane. Il 6 gennaio 2021, un mese dopo, ci sarebbe stato l’attacco a Capitol Hill, organizzato anche su Facebook (ma non solo) tra i sostenitori più estremisti di Donald Trump.
Insomma, Facebook ha fallito e Haugen ha preferito farlo sapere al mondo. Una settimana di fuoco per Facebook; e quelle a venire non saranno tanto meglio.
(Foto: 60 Minutes)