In un momento storico difficile, l’export dimostra ancora una volta di ricoprire un ruolo cruciale per la nostra economia, rappresentando circa un terzo del PIL nazionale. Nel 2021, le esportazioni hanno già superato in valore la cifra raggiunta nel 2019 e l’obiettivo è di chiudere questo 2021 raggiungendo la fatidica soglia di 500 miliardi di euro in esportazioni.
In termini di numero di aziende esportatrici vi è, però, ancora molto da fare. La crisi provocata dalla pandemia ha lasciato il segno. Le imprese attive nell’export erano calate, nel 2020, di oltre 10.000 unità.
Inoltre, nonostante la tenuta delle esportazioni in termini di valori e volumi, operare nel commercio estero non solo in export ma anche in import, oggi è più complesso. Sono aumentati gli ostacoli e le barriere non tariffarie. In particolare, i fenomeni di interruzione delle catene di fornitura, dovute ad un mix esplosivo di cause (ripresa della produzione in Cina e area Asean, forte ripresa dei consumi soprattutto negli Usa, incremento dei costi del trasporto e della logistica), complicano notevolmente le attività delle nostre imprese sui mercati internazionali. Se a questo si aggiungono i rincari delle materie prime e dell’energia, il rischio è di alimentare una spirale inflattiva che potrà mettere a rischio la ripresa economica in atto. Già oggi i dati parlano chiaramente di un’inflazione che supera il 3%.
Questi temi hanno fatto da sfondo all’assemblea pubblica annuale di IMIT (Italian Managers for International Trade) svoltasi oggi in Confcommercio Milano ed incentrata su “Internazionalizzare le imprese – Quale ruolo per gli export manager”.
“E’ in questo ambito – dichiara il presidente di IMIT, Andrea Bonardi – che assume particolare rilevanza il tema delle competenze che gli export manager ed i professionisti che affiancano le imprese nei processi di internazionalizzazione, devono avere. Il fattore ‘culturale’ in ambito export troppo spesso viene trascurato. Le piccole e medie imprese, purtroppo, concedono ancora un peso poco rilevante all’importanza di dotarsi di risorse umane specializzate, in particolare della figura del manager per l’internazionalizzazione”.
All’evento IMIT sono intervenuti l’europarlamentare Isabella Tovaglieri, Anna Rita Fioroni (presidente di Confcommercio Professioni), Pietro Bracci (responsabile sostegno all’internazionalizzazione Invitalia), Massimo Bianchi (chief business officer Simest), Rosella Vitale (responsabile Area Gestione Programmi Invitalia) Massimo Fagioli (amministratore delegato Cartiere Pigna).
Nell’ambito dell’illustrazione delle finalità dell’attività di rappresentanza di Confcommercio Professioni a rafforzamento della competitività dei professionisti e della loro affermazione sul mercato, la presidente di Confcommercio Professioni Anna Rita Fioroni sottolinea la comunanza d’intenti con IMIT. “Siamo accanto ad IMIT – spiega – per promuovere la valorizzazione della figura professionale dei manager dell’internazionalizzazione, anche in relazione alla possibilità per questi professionisti di ottenere la certificazione delle competenze sulla base della norma UNI 11823 (Exim manager) elaborata anche grazie ad IMIT. Questo per dare riconoscibilità esterna e valore alla qualità professionale di chi ha il compito di accompagnare le imprese nella definizione di strategie efficaci per l’ingresso e il consolidamento della loro presenza in ambito internazionale, in un momento in cui è fondamentale cogliere le opportunità offerte dalla ripresa dell’export italiano”.
Allo scopo di rendere più efficaci le misure di promozione e sostegno all’export, previste dal Patto per l’Export, voluto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, IMIT ha avanzato queste proposte:
1 “Dal dire al Fare”, progetto di Temporary Export Management a favore di pmi italiane interessate ad affacciarsi sui mercati esteri. Il progetto prevede che ad ogni azienda venga affiancato, oltre a un senior TEM, anche una figura di manager junior che possa coadiuvare la figura senior nell’implementazione delle attività di export management.
2 Prevedere, che in tutte le misure di sostegno finanziario alle imprese che prevedano l’affiancamento di Temporary Export Manager, siano inseriti tra i soggetti titolati ad erogare servizi di temporary export management e di supporto all’export anche i professionisti dotati di partita Iva, ma non facenti parte in società di capitali. Questo consentirà alle imprese di attingere a competenze più ampie, consolidate e specialistiche, a tutto vantaggio dell’export italiano.
3 Prevedere all’interno dei bandi e delle misure di finanziamento agevolato TEM e D-TEM, meccanismi di riconoscimento a favore di quei professionisti e manager che posseggono la certificazione delle proprie competenze. Si tratterebbe di un ulteriore passaggio teso ad aumentare la qualità dei soggetti erogatori di prestazioni, anche in questo caso a pieno beneficio delle imprese e del sistema economico italiano.