L’Italia, principale destinatario delle risorse del Recovery Plan, ha un ruolo da protagonista nella transizione verde, che si fa sempre più urgente, come ha ricordato il premier Mario Draghi. La sostenibilità, oltre a essere necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive.
Lo dimostrano i dati e le storie del 12° Rapporto GreenItaly (qui il rapporto completo www.symbola.net), realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica. Hanno collaborato anche Conai, Novamont, Ecopneus, molte organizzazioni e oltre 40 esperti. A presentarlo, Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola con Beppe Sala, Sindaco di Milano; Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo; Raffaele Cattaneo, Assessore Ambiente e Clima Regione Lombardia; Regina De Albertis, Presidente Assimpredil Ance e Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola. Il rapporto completo su
Energia elettrica rinnovabile
Il 2020 ha mostrato nuovi record di potenza elettrica rinnovabile installata nel mondo, pari all’83% della crescita dell’intero settore elettrico nell’anno. Nello stesso anno in Italia il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 116 TWh.
Ma siamo ancora distanti dai target di neutralità climatica previsti per il 2030. A fine 2020 risultano in esercizio in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936.000 sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti (idraulica, geotermica, bioenergie).
La strada da percorrere è ancora lunga. E i recenti aumenti delle bollette elettriche dovuti essenzialmente all’aumento del prezzo del gas dimostrano quanto sia importante accelerare sulle rinnovabili anche per salvaguardare l’indipendenza e la competitività dell’economia.
Quante sono le aziende green
Sono oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green. Lo ha fatto il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi, nonostante la crisi causata dalla pandemia, puntando su tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Il motivo? Queste aziende hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano, maggiore innovazione e più posti di lavoro: con specifico riferimento alle imprese manifatturiere (5–499 addetti), nelle eco-investitrici la quota di esportatrici è pari al 31% nel 2021, contro un più ridotto 20% di quelle che non hanno investito. Anche sul fronte dei fatturati il 14% delle imprese investitrici attende un aumento di fatturato per il 2021, contro un 9% delle altre.
Aumenta la richiesta per i green jobs
Sotto il profilo dell’occupazione il 2020 si conferma un anno di consolidamento, nonostante la pandemia. I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2020 – rappresentano il 35,7% dei nuovi contratti previsti nell’anno. Andando nello specifico delle figure ricercate dalle aziende, emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte in termini relativi rispetto alle altre figure, che si rispecchia in una domanda di green jobs predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto.
A fine anno gli occupati dei green jobs erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest (33,8% del totale nazionale), 740,4 mila nel Nord-Est (23,6% del totale nazionale), 671,5 mila al Centro (21,4% del totale nazionale) e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno (21,3% del totale nazionale). La pandemia ha avuto un effetto asimmetrico sui diversi settori e comparti dell’economia: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti (come visto in precedenza) sia di occupazione.
Quanti rifiuti ricicliamo
Siamo leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 79,4% (2018): un risultato molto superiore alla media europea (49%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (69%), Francia (66%) e Regno Unito (57%) con un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nelle emissioni (2018) grazie alla sostituzione di materia seconda nell’economia.
Confermiamo la leadership nella riduzione di materie prime per unità di prodotto (- 44,1% di materia per unità di prodotto tra 2008 e 2019). Tuttavia, per alcuni settori – acciaio e alluminio – i rifiuti prodotti non sono sufficienti a sostenere la produzione, pertanto il nostro Paese deve ancora far affidamento sull’importazione di materia seconda dall’estero. A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti.
Tecnologie green: Lombardia prima regione in Italia
Con 89.784 imprese, la Lombardia è al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green. Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 35.352 imprese green la provincia più virtuosa della Lombardia. Seconda Varese con 11.712 imprese, terza Monza con 9.480, Como con 7.868, Bergamo 6.598, Brescia 5.911. Poi Pavia con 2801; Mantova con 2691; Lecco con 2403; Cremona con 1921; Sondrio con 1383 e infine Lodi con 1244. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al primo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Ma i primati della regione non si fermano qui: con 265.563 contratti stipulati a green jobs dalle imprese per il 2020, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per numero di contratti stipulati o programmati entro l’anno.
“La Lombardia può essere alla guida di un’Italia che fa della transizione verde – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – la chiave per costruire un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più forti e capaci di affrontare il futuro. È questa la direzione indicata dall’Europa con il Next Generation EU, alla base degli ingenti finanziamenti del PNRR, per affrontare la pandemia e la crisi climatica. Un’economia che, come dice il Manifesto di Assisi, non lascia indietro nessuno, non lascia solo nessuno per costruire un mondo più sicuro, civile e gentile. Nel Rapporto GreenItaly si conferma una accelerazione verso la green economy del sistema imprenditoriale italiano. Un’Italia che fa l’Italia che sperimenta in campo aperto un paradigma produttivo fatto di sostenibilità, innovazione, bellezza, cura e valorizzazione dell’ambiente, dei territori, delle comunità”.
“La transizione verso un’economia che sia realmente sostenibile nel lungo periodo per la vita dell’ambiente e della società – dichiara Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo – è un’urgenza non più rimandabile. Occorre leggere tutte le opportunità che l’economia green ci può offrire insieme alla consapevolezza delle possibili difficoltà: percorrere questa strada genera infatti valore e crescita, ma allo stesso tempo la sfida al cambiamento non ha su tutti lo stesso impatto. Il nostro territorio ha sviluppato una grande attenzione condivisa sul tema dell’economia circolare, favorendo la creazione di importanti alleanze tra imprese, istituzioni e reti di comunità su azioni di riduzione dello spreco e valorizzazione delle risorse, che possono diventare strumenti di inclusione e contrasto alla disuguaglianza. Per proseguire con equilibrio nella transizione verde è oggi cruciale abilitare nelle persone le competenze richieste in ambito green jobs, investendo sulla formazione e sulla valorizzazione del capitale umano a partire dai più giovani”.